Stroheim fa cassetta
Per rimediare al malfatto,
Stroheim dovette accettare di dirigere The Merry Widow (La
vedova
allegra, 1925), una riduzione
cinematografica della famosa operetta con Mae Murray e John Gilbert: un film di
grande mestiere, nel quale tuttavia egli esercitò solo la sua intelligenza
e il suo gusto stravagante. A proposito di tale film Stroheim ha dichiarato in un'intervista:
“Quando vidi come
la censura aveva amputato il mio film Greed, in cui avevo messo tutto il mio cuore, abbandonai ogni
speranza di poter creare dei film d'arte, e da allora in poi ho lavorato su
ordinazione. Il mio film The Merry Widow ha dimostrato che
questo genere piace molto al pubblico, ma io son ben lungi dall'esserne
orgoglioso e non desidero minimamente essere identificato con le cosiddette
attrazioni commerciali ... Quando mi si chiede perché faccio film del genere non mi
vergogno affatto di dire la vera ragione: unicamente perché non voglio che la
mia famiglia muoia di fame”. Parole amare nelle quali si
sintetizza il dramma di un autentico artista: ma i quattro milioni di dollari
incassati dal film fecero tirare un sospiro di sollievo ai dirigenti della
Metro, che tuttavia si affrettarono a sbarazzarsi ugualmente di Stroheim,
la cui prodigalità cominciava a divenire ormai proverbiale. La favola
dell'impianto di campane da lui fatto installare alla Universal
nella scenografia dell'albergo di Foolish Wives (e
che non appariva mai nel film), era nulla in confronto alle camicie di seta
cifrate dei soldati di The Merry Widow o ai
diecimila dollari fatti spendere unicamente per coniare una serie di medagliette.
Se i film di Stroheim non
esercitarono sulla produzione corrente una grande e palese influenza, in compenso
certe sue stravaganze furono imitate da registi
ansiosi di
affermarsi: tipico il caso di Joseph von
Sternberg, il quale agli inizi della carriera - e proprio negli studios della Metro - dopo aver fregiato il suo nome (Stern) di un "von"
e di un pittoresco "berg" finale, faceva ad esempio
il diavolo a quattro se mancava un bottone alla divisa di una
comparsa, durante la lavorazione di Escape, (poi
ricominciato da Phil Rosen e presentato nel 1926 col titolo
The Exquisite Sinner); oppure
osava rifiutarsi di far visionare ai dirigenti il materiale di un
film con Mae Murray, The Masked Bride (1925)
anche questo condotto a termine da un altro regista,
Christy Cabanne, che fini anzi per fermarlo). E' l'epoca in cui von
Sternberg si fa crescere un paio di baffi smisurati, indossa
camicie nere, si copre le spalle con uno scialle rosso; atteggiamenti che
riproducono solo esteriormente certe manie di Stroheim, e che agli occhi dell'uomo
d'affari - preoccupato solo di problemi pratici e di
natura economica - finisce per
fare del regista una sorta di fanatico, capace di influire in maniera del tutto negativa
sull'esito commerciale del prodotto. (continua)
FAUSTO MONTESANTI
CINEMA QUINDICINALE DI DIVULGAZIONE CINEMATOGRAFICA ANNO VII - 1954 10 NOVEMBRE
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