I registi si confessano
I MIEI DIFETTI
di F. M. Poggioli
Anche F.M.
Poggioli ha risposto all'invito da noi rivolto ai registi italiani: “Volete dirci quali pensate che siano i vostri
difetti?".
Mio caro Doletti, la trovata è buona, ma in che imbarazzo
vuoi mettere i registi! Chiederci delle confessioni è già una cattiveria: figurati, poi, pretendere che noi si
parli in pubblico dei nostri difetti.
Ma tant'è: la cosa mi diverte e vorrei guardarmi un po' allo
specchio da solo, senza l'avviarmi i capelli
in fretta come si fa nelle anticamere dei commendatori. Poi
penso che ognuno si aggiusterà dei rimorsi o pentimenti festivi, ognuno cercherà con cura nel guardaroba, perché, l'occasione a parlare di sé
é rara, ed anche la stonatura della cravatta va scelta con eleganza.
Se dovessi essere proprio sincero (e rischiare la vanità) ti
direi che a vedere i miei film, sono sempre i
difetti... degli altri che mi colpiscono. Ma questo può sembrare
un trattato spiritoso di penna (ed a
turno potrebbero pescarvi attori, produttori, sceneggiatori) ed allora ti dirò
che il mio grosso neo, quello che compromette, spesso le cose, è la mia estrema
'pazienza.
Ma come si fa
a non esser
pazienti con tutta una folla che sollecita fuori la porta stretta di Cinecittà!
Guai a perdere la calma. Una sera, uno scocciatore soggettomane, mi ha
perseguitato per telefono a tal punto da iniziare la lettura del copione
all'apparecchio, ed io mi sono addormentato dolcemente mentre la voce da cappella
sistina belava: “E' il mio cuore che voi avete calpestato,
Duca, il mio povero cuore!“ La notte ho sognato un cartone
animato dove un "re di spade” passeggia su di una scala reale di “cuori".
Parlarti criticamente dei miei lavori!
Ma tu sai che i
figli brutti sono quelli più legati alle gambe dei
genitori, ed i belli si staccano e si estraniano alla prima
lusinga di primavera. E, poi, niente di più superficiale
che voltare le spalle a i propri errori; sono essi che ci
sorvegliano da lontano e che ci rendono migliori. Quando uno parla d'un
libro, d'una gita, d'un amico e dice:
“peccato che...” rinnova senza accorgersene un’antica sciocchezza,
perché proprio in quel rimpianto è la convalida d'una presenza. Un tale diceva (è un bel tipo e te lo farò conoscere) che ogni
acuto perfetto dovrebbe risolversi in una sbadiglio!
Ma, caro Doletti, mi accorgo che la
chiacchierata diventa un po' lunga per una lettera. Mi raccomando però di non
pubblicarla scambiandola per l’articolo: vedrai che fra 3 o 4 film, potrò
parlare più seriamente dei miei difetti. Il tuo cordialmente
F. M. Poggioli
film SETTIMANALE DI
CINEMATOGRAFO TEATRO E RADIO ANNO V - N. 10
7 MARZO 1942 XX
Nella foto: F. M. Poggioli e Maria Denis durante le riprese di Sissignora (1941).
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