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domenica 30 giugno 2019

The ties in the movies - tipologie



Esiste poi un'altra angolazione nel vedere la cravatta nel cinema: il vedere cioè come essa serva a meglio delineare la personalità di alcuni attori e ne sia riferimento costante e continuativo, contribuendo a crearne una tipologia.
- il tranquillo: James Stewart, con le sue cravatte perbene, seriose, con tanto di spilla, la sua riservatezza, la sua pacata ironia;
- il brillante: Jerry Lewis, con cravatta demenzial-pacchiana;
- l’amatore un po' retrò: Burt Lancaster, con raffinate cravatte in reps bianco con stemmino jacquard;
- il tenebroso: le cravatte nere, falliche di Humphrey Bogart, simbolo di ferma virilità;
- lo spaccone: la cravatta molle di Paul Newman nel film omonimo;
- il rubacuori: cravatta ostentata a pois del Clark Gable mito;
- il buono: cravatte sempre un po' spostate, da maternamente riassettare di Spencer Tracy;
- l'erotico: Jack Nicholson che ostenta in continuazione splendide cravatte in Chinatown;
- l’esibizionista; lo splendido Richard Gere che fa della sua vestizione una masturbomania;
- il nevrotico: la cravatta di James Dean, sfuggente come la sua vita.
E si potrebbe continuare.
Da questa tipologia può nascere anche un altro tipo di comparazione: come ad una certa fisionomia di uomo corrisponde una particolare forma ed anche un particolare tessuto di cravatte.
Ecco che il comico predilige il raion stampato ed i farfalloni, il raffinato il crêpe più classico a piccolissimi disegni, il gay certe cravattine allusivo-chic di canneté, il ribelle ostenta disprezzo anche nei materiali e nei colori.
E si potrebbero osservare anche altri tipi di correlazione: come un attore porta una cravatta e anche perché non la porta, se nel suo essere e nella sua identificazione questo non portarla serve ad evidenziare qualcosa, una libertà da certi schemi per esempio, o se invece il portarla “insistita” serva a ratificarne altri, tipo recherche e rivisitazioni culturali.
Tutto ciò non sembri troppo riferito ad una “semplice” cravatta: mai elemento del vestire maschile fu così denso di possibilità e significati e allusioni tanto che anche la donna che la indossa, (quelle sullo schermo ce lo insegnano) trae da queste possibilità e significati e allusioni, altre sue motivazioni e sfide.
Marina Nelli, VIETATO FUMARE tuttocinema & dintorni ANNO I – N. 1 – NOVEMBRE 1984

giovedì 6 giugno 2019

The tie in the movies - E le situazioni?



CASO A - La cravatta-sesso
c’è un lui, finito l’amore, che si rifà il nodo, già un po' assente.
variante 1) un lui, prima dell`amore, che si scioglie la cravatta o se la fa sciogliere;
variante 2) una lei che “saggia” la cravatta (vedi Greta Garbo in “Il Bacio”) ora timida, ora audace, comunque allusiva.
CASO B - La Cravatta-famiglia
marito che lavora, moglie casalinga e sottomessa, che non manca mai di aggiustargli, col bacio mattutino, il nodo della cravatta (Shirley Mac-Laine).
variante 1 stessa situazione in altre ore della giornata, sempre moglie o amica ombra dell’uomo protagonista.
CASO C - La cravatta-lite due lui che si afferrano per la cravatta in un alterco.
variante 1- il malvivente inchiodato al muro per la cravatta (tipo Grattacielo Tragico)
CASO D - La cravatta-gag La Vendetta Della Pantera Rosa” con la sua esilarante comicità.
CASO E - La cravatta-androgino il come sia, appaia o meglio non appaia, Julie Andrews in “Victor Victoria” ed anche la fascinosa Marlene Dietrich nel suo primo periodo hollywoodiano e perfino la patetica aggressività di Liza Minelli in New York-New York.
CASO F - La cravatta-sbornia come nei fumi dell'alcool slacciare, scomporre e far pendere la cravatta.
 (continua)
Marina Nelli, VIETATO FUMARE tuttocinema & dintorni ANNO I – N. 1 – NOVEMBRE 1984

mercoledì 29 maggio 2019

The tie in the movies - La "burina", la pazza, quella sconsigliabile

- La più “burina”?
cravattona spinata, compose con camicia, di Alberto Sordi in “Amore Mio Aiutami”.



- La più pazza?
mega cravatta oversize di Peter Sellers in Hollywood Party, disegni iperrealistici.


La più sconsigliabile?
la cravatta di Frenzy (Hitchcook), che con tutte le sue simbologie e implicazioni, è la fatale arma del delitto.

(continua)

Marina Nelli, VIETATO FUMARE tuttocinema & dintorni ANNO I – N. 1 – NOVEMBRE 1984


lunedì 27 maggio 2019

The tie in the movies - l'ambigua, la nuda, la chic & Rock Hudson

- La più ambigua?
con gli occhi sgranati, vaghi e fondi di Bette Davis in L’Amica.


- La più “NUDA”?
è  Genevieve Waite in Joanna di Sarne, che, nuova Eva, si veste solo di cravatta.


- La più “chic”?
un certo farfallino punta-spillo di Curd Jurgens (L'Angelo Azzurro con May Britt) e come sa darci il senso del tratto dell’uomo (ecco che la cravatta si fa psicologa) e come ci significa la sua eleganza e classe, 


ma anche il suo riserbo e self control, l’uomo ci appare un po’ freddo, prudente, certo non è la cravatta che Rock Hudson lascia impigliata in una femminile cerniera.

(continua)

 Marina Nelli, VIETATO FUMARE tuttocinema & dintorni ANNO I – N. 1 – NOVEMBRE 1984

domenica 26 maggio 2019

The tie in the movies - la più allegra e la più "dura"

 - La più allegra?
 sono due: la cravatta lunga nella beffa del saluto di Olio e la farfalla di Stanlio.



- La più “dura”?
ancora una coppia, sotto il cipiglio dei due bei mascalzoni: Belmondo e Delon in Borsalino.

(continua)
 Marina Nelli, VIETATO FUMARE tuttocinema & dintorni ANNO I – N. 1 – NOVEMBRE 1984

mercoledì 22 maggio 2019

The tie in the movies



La cravatta nel cinema

Non sembri un nonsense questo intrigarsi a vicenda di due culture normalmente da noi considerate su piani ben distinti. L’abbigliamento è parte estetica rilevabile e rilevante di un film, ma diciamo che l’occhio solitamente afferra solo la totalità generica del look e raramente si sofferma sui particolari a meno che questi, per incisività di effetti, emergano dal contesto scenico.
La cravatta poi, attributo quasi scontato dell'eleganza maschile, si mixa alla personalità dell’attore che la indossa e ne diventa parte integrante di tipologia e fascino, senza però divenirne visibile protagonista.
Ma in realtà i legami sono più sottili e complessi talvolta sorprendenti.
Cogliamo l’occasione di una importante mostra che si tiene a Milano a Palazzo Acerbi, dal titolo “CRAVATTA AL MUSEO”, organizzata da Gherardo Frassa. In questa story, mosaico di aspetti sociali, artistici, industriali, dove la cravatta viene interpretata, indagata, “aggredita” ed esaltata, in diverse angolazioni e dialettiche, c’è una stimolante voce intitolata “MOVIE TIE”.
Durante questa mostra che andrà poi a Firenze al Pitti-Uomo di gennaio e che è prevista itinerante in Italia ed Europa, verrà proiettato in continuazione un “FILM DEI FILM”, realizzato con i vari spezzoni dal noto critico TATTI SANGUINETI, il quale ci insegnerà a “VEDERE” la cravatta sullo schermo, in situazioni via via sentimentali, tragiche, comiche o paradossali, tutte comunque illuminanti per una nuova attenzione.
E la cravatta non è una ma mille. (continua)
Marina Nelli, VIETATO FUMARE tuttocinema & dintorni ANNO I – N. 1 – NOVEMBRE 1984