Il Compromesso (The Arrangment, 1969) è un
film-cerniera: rappresenta il momento della frattura dell'io, la rivelazione di
una vocazione autobiografica che si rovesciava in ossessione. Perciò un film
frantumato, stralunato, di un godimento immenso, per il numero sterminato di
codici che attraversa, di scandali stilistici che commette, di slittamenti (dal
teatro naturalista al poema underground) che compie. L’uomo e il regista
esplodevano in un film schizofrenico sulla schizofrenia, pauroso di qualunque
unità, dunque di ogni stile unitario, fino a diventare la prova fertile che
distruzione e contaminazione sono a loro volta uno stile.
Con questo film anticlassico, in cui sembrava liberarsi per
sempre, con un'autoanalisi brutale, del mito della propria biografia, Kazan
entrava nel silenzio.
Enzo Ungari, Schermo delle mie brame, Vallecchi 1978
In questo film di Elia Kazan, la voce di Vittorio Cramer, qui esilarante, veniva utilizzata come molto spesso era accaduto, off, da un apparecchio radiofonico, o da uno schermo televisivo.