Codiressi Gli ultimi giorni di Pompei con Bonnard, che ad un dato momento dovette andarsene perché non stava bene di salute, e doveva anche fare il Gastone con Sordi. Mio aiuto regista era Duccio Tessari, regista della seconda unità Sergio Corbucci. Ci dividemmo questo film, che fu quasi un film scherzo, perché in sceneggiatura – io ero uno degli sceneggiatori – avevamo fatto un film per un tipo come Sean Connery, cioè intelligente, astuto, ecc. ma dieci giorni prima di iniziare ci dissero invece che avevamo avuto la fortuna di avere Steve Reeves. Quindi improvvisamente questo film, che naturalmente veniva centrato sulla pseudo-forza bruta di Steve Reeves, dovette cambiare completamente natura e genere e noi, in una settimana, fummo costretti quindi a riscrivere totalmente la sceneggiatura in funzione di questa specie di robot. Sergio Leone
Si, Gli ultimi giorni di Pompei l’ho diressi praticamente io, perché Bonnard si è ammalato, e io l’ho sostituito s sua precisa richiesta. Ma non ho voluto firmarlo, per rispetto nei suoi confronti. Quello che ci ho portato di mio sono i due aiuto registi, Tessari e Sergio Corbucci. Sergio Leone
Ma soprattutto io ero un patito dei film western e perciò i miei antichi romani si muovevano un po’ come dei pionieri, degli sceriffi, la spada al fianco era come una pistola. Fu proprio in questo che i miei film si differenziavano con quelli di Francisci e di Cottafavi. Ma allora sembrava che il western fosse una prerogativa soprattutto americana, impossibile da fare per noi. Sergio Corbucci
Il western all’italiana nasce da un film che feci con Sergio verso la fine degli anni Cinquanta. Ero a Roma quando lui, che allora era assistente di Mario Bonnard nonché grande amico mio, mi chiamò dalla Spagna dove stavano girando un remake di Gli ultimi giorni di Pompei , per dirmi di raggiungerlo subito, se ero libero, perché Bonnard, che era uno che non andava volentieri all’estero, aveva avuto un attacco di colite e così lo aveva incaricato di dirigere e di trovare qualcuno che si prendeva l’incarico per gli esterni. Partii immediatamente portandomi Duccio Tessari, che era il mio aiuto e che aveva scritto con me qualche sceneggiatura di film storico mitologico. Operatore della seconda unità, ossia di quella mia, era Enzo Barboni, mentre con Leone per gli interni, lavorava Franco Giraldi. Facemmo questo film con molto divertimento, e io vidi che in Spagna c’erano ‘sti cavalli, c’erano ‘ste pianure straordinarie, c’era ‘sto paesaggio che assomigliava molto al Messico, al Texas, o comunque a come noi l’immaginavamo. Girando Gli ultimi giorni di Pompei tante volte ci trovavamo a dire: “Ma guarda un po’, qui si potrebbe fare un western straordinario!” Sergio Corbucci
Testi tratti da L’avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti 1935-1959 a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi, Feltrinelli