giovedì 7 maggio 2020



I registi si confessano
I MIEI DIFETTI
di Mario Bonnard


Eugenio Giovannetti, con i suoi articoli "senza peli sulla lingua", ha cercato di indicare quali sono - a suo modo di vedere - i difetti dei nostri registi. Ma hanno veramente dei difetti, i nostri registi? E sanno di averli? E sono disposti a confessarli? Ecco lo scopo di questa inchiesta che si apre oggi con l'arguta risposta di Mario Bonnard.


Caro Doletti, non ho avuto la possibilità di leggere l'articolo «Senza peli sulla lingua» scritto su di me da Eugenio Giovannetti, perché in quell'epoca ero in campagna; ma un mio amico, che venne a trovarmi, me ne parlò con un certo riguardo e mi consigliò di non leggerlo. Ero in campagna per ristabilirmi!
Ora tu mi chiedi qual i sono i miei difetti di regista; ti rispondo subito e volentieri anche per tranquillizzare Giovannetti che si preoccupa tanto di me e rassicurarlo che almeno non sono un illuso.
I miei difetti, come regista, sono tanti che, se dovessi enumerarli, discuterli, sezionarli, dovrei scrivere un articolo talmente lungo che tu rinunceresti a pubblicarlo o forse lo amputeresti a modo tuo. Perciò è meglio parlare di uno solo dei miei difetti: il principale, il più forte, quello che mi nega - ogni volta che vado in proiezione ad assistere ad un mio film - di essere talmente soddisfatto da esclamare: «Questa volta ho fatto un film perfetto!». Dunque, questo è il mio difetto più importante: il Signor Difetto, che mi perseguita da tanti anni e che io cerco disperatamente. Ma lui è più furbo di me: non si fa vedere, si nasconde ed appare soltanto quando si accorge che io sonnecchio, o sono distratto e allora senza pietà, ne approfitta per cambiarmi le carte in tavola e per farmi fare tutto quello che vuole. Ciò mi procura un malessere terribile ed allora, con uno sforzo, cerco di uscire dal mio torpore: ritorno in me, mi sembra di vederlo, di poterlo afferrare, ma lui è già scomparso!
Eppure mi è vicino, perché lo sento ridere e sghignazzare: - Anche questa volta te l'ho fatta, caro Bonnard, te ne accorgerai in proiezione!
Infatti è così: è sempre lui che vince!
Ah, difetto, se potessi trovarti! Ma io non lo potrò mai. Soltanto una terza persona, una che tu non conosci, potrebbe afferrarti per la gola e trascinarti davanti a me. E - allora si, ti farei parlare, ti costringerei con la forza a dirmi tutto il male -che mi fai ... Ma sta pur tranquillo, signor Difetto, questa terza persona se ne infischia di te e di me. Si, ogni tanto scrive nei giornali e parla dei miei film come gli altri: dice male , troppo male, per dir male - o dice bene, troppo bene, per dir bene; ma non si preoccupa di cercare te, che sei la mia rovina. E sono certo, caro Difetto, che quando leggerai quelle critiche, riderai a crepapelle anche di lui e gli dirai: «Non mi trovi! Hai trovato tanti difetti, ma quelli che vedono tutti: hai detto tante parole, ma di me non hai mai parlato; perciò non hai risolto nulla».
Ed io sono condannato: non potrò mai liberarmi di te!
Mario Bonnard



La testata si riferisce al fiIm Catene invisibibili diretto da Mario Mattoli, interpretato da Alida Valli, Carlo Ninchi, Andrea Checchi.  (ProduzIone Italcine - Distr. I.C.I.)

film SETTIMANALE DI CINEMATOGRAFO TEATRO E RADIO ANNO V - N. 9  20 FEBBRAIO 1942 XX

In apertura due espressioni di Mario Bonnard che ricordano il popolare regista di oggi e l'affascinante attore di trent'anni fa.

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