Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
domenica 24 maggio 2020
La poesia di Limelight
Limelight si svolge in gran parte attraverso una vicenda affidata alla finzione
teatrale. I numeri di varietà che vi sono inseriti, il sognato incontro di primavera con
quel piumino da spolverare che diventa un mazzo di fiori; il numero del domatore
di pulci; la canzone della sardina; il duetto finale con Buster Keaton, non
sono tanto ritorni a motivi cari a Chaplin per fare
spettacolo, quanto modi di proiettare la vicenda reale in una simbologia
evidente, la fortuna e la sfortuna delle illusioni che offre il teatro. Vien fatto
di notare che in passato, in molte scene comiche di questo genere, la
truccatura di Chaplin era piuttosto amabile, la maschera cara an- che ai
bambini. In Limelight, la truccatura
non nasconde la faccia reale dell'uomo che lotta, trafelata e travagliata dalle
competizioni con la vita, disperata, vendicativa. E un Chaplin che strappa il
velo delle illusioni e mostra il viso dell'uomo sofferente che lotta per adempiersi.
La poesia di quella finzione che è il teatro, cui questo film è il maggiore
omaggio che fino ad ora abbia dato il cinema, è una delle doti più attraenti di Limelight. Il retroscena, la pedana del
palcoscenico, la ribalta, sono in questo film paesaggi veduti con l'occhio di chi
ne conosce le ore e i momenti come d'un paesaggio natale. E il paese di
Chaplin. E la poesia che si leva dalla danza piena di trepidazione di Teresa,
sulla pedana lucida come l'asfalto, mentre il suo creatore e amico e innamorato
e padre trema dietro le scene, è il canto d'una vita che comincia, e che sotto
il giudizio degli uomini, accigliato e infine vinto, sente di essere entrata
come una forza nuova nel mondo, a prendere il posto di
chi cade nella lotta. La conquista di niente altro che del diritto alla vita.
CORRADO ALVARO « Il Mondo», 3 gennaio 1953
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