CORRADO ALVARO, Cinema nel
marzo 1937
Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
domenica 31 maggio 2020
L'attrice ha bisogno di essere amata e adorata
… un'attrice
ha bisogno di essere amata e adorata e farebbe qualunque cosa di cui è capace
una donna per ottenere adorazione e amore. E’ capace di simulare una crisi come
il bimbo può fingere un male per attrarre l'attenzione dei grandi. lo vidi una scena
simile. Un'attrice entrava una mattina in teatro, l`ambiente era triste come sono
i teatri di posa la mattina presto (gli operai battono e picchiano; l'ambiente
è come un appartamento vecchio e sonnacchioso disabitato da tempo; fa freddo): l`attrice
ebbe un'idea: svenne, per quello che io possa immaginare, finse di svenire.
Cadde di schianto in un angolo del salone di carta dipinta.
In breve il teatro si rianimò, si accesero le lampade di qualche migliaio di
candele per scaldare la diva, qualcuno accorse con un bicchiere d'acqua, altri
sosteneva il suo dolce e truccato peso. Quando ella cominciò più tardi a
recitare, regnava attorno a lei un silenzio di clinica.
Tra finzione e verità nessuno si diede la pena di approfondire
se ella fosse stata veramente male; anche se
avesse simulato, era in armonia con l’atmosfera degli studi,
lo stesso che fosse stato vero. Come sapeva svenire, quest'attrice sapeva
piangere. Non rido di queste cose poiché so che in arte l'atteggiamento fa
spesso la funzione: una buona materia a un'artista figurativo, o un buon
inchiostro odoroso e carta
buona a uno scrittore propiziano l’ispirazione, queste
sono le emozioni quasi inconfessabili che aiutano l'artista nel suo lavoro e ne
rendono dilettosa la strada. Che questa attrice, chiudendosi il viso tra le
mani e rimanendo assorta nel silenzio dello studio riuscisse poi a levare, al
cospetto di tutti, due occhi pieni di lacrime vere, pareva dapprima quasi
inumano.
Cosi accadde e sulle sue lacrime pronte e limpide la
voce del direttore tuonò: Avanti si gira.
Era penoso
ed era inesplicabile che la povera signora piangesse a
dirotto, ed era altrettanto penoso che ci si affrettasse a lavorare perché ella
avrebbe consumato entro mezz`ora la sua risei va di vere lacrime. A ogni
intoppo o ritardo ella avrebbe dovuto compiere nuovamente la violenza di quel
pianto su se stessa. Mi spiegarono poi, persone esperte in questi segreti, che
per piangere quando si voglia basta rimanere qualche tempo a occhi sbarrati senza
batter ciglio: non ci ho mai provato e lo dò per dimostrato: ma poi, nel caso
della signora che piangeva in teatro certo s'inserisce qualcosa di umano, un
dolore antico, una pietà di sé e dei dolori sofferti; insomma, alla fine il
pianto diventa vero. Dico che era straziante e avevamo pena della signora come
se tutti l'avessimo picchiata.
Ma accadde qualcosa di ancor più strano. Un'altra attrice,
e naturalmente rivale di colei, la quale aveva
giurato di non saper piangere altro che per una
ragione vera e mai per artificio, dovendo affrontare anch'essa la parte
lacrimosa, punta dalla felicità del pianto della sua rivale, scoppiò d`un tratto
anch'essa in un piangere dirotto, si presentò in scena selvaggiamente felice di
quelle lacrime che le scendevano dagli occhi. Cera un inconveniente per ambedue:
bisognava ritoccare di continuo il nero delle ciglia che sbavava sotto le
lacrime bollenti. Non si sentiva volare una mosca, nient'altro che lo sfrigolio
del riflettore che nel gergo degli studi si chiama madama; tutti avevano un viso pietoso; quel duello femminile in cui
si disputava una abilità artistica a colpi di singhiozzi, di lacrime ben
grosse, di bellissime contrazioni di muscoli del viso, era sconcertante,
assurdo, senza possibilità di conforto.
In apertura, Clara Calamai sulla copertina di Film D'OGGI Anno 1 - n. 1 - 9 giugno 1945
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