Tod sapeva che dovevano essere diretti dalla stessa
parte e li segui. I corazzieri si lanciarono al galoppo e ben presto fu
distanziato.
Il sole era molto caldo. Tod si sentiva bruciare gli
occhi e la gola per via della polvere sollevata dagli zoccoli dei cavalli, la testa
gli scoppiava. L‘unico lembo d'ombra che gli riuscì di trovare fu sotto un
transatlantico di tela dipinta e barche di salvataggio vere appese agli argani.
Se ne stette in quell'ombra esigua per qualche tempo, poi prosegui verso una
grande sfinge di cartapesta, alta una quindicina di metri, che sorgeva in
distanza. Per raggiungerla fu costretto ad attraversare un deserto, un deserto
che andava costantemente allargandosi grazie a una flotta di camion che
scaricavano sabbia bianca. Aveva fatto solo pochi passi quando un uomo col
megafono gli ordinò di filare.
Costeggiò il deserto facendo un ampio giro sulla
destra e capitò in una via del Far West, col marciapiedi di tavolato. Sulla
veranda del “Bar dell'Ultima Occasione” c'era una sedia a dondolo. Tod sedette
e accese una sigaretta.
Di là vedeva un pezzo di giungla con un bufalo legato
a una capanna di frasche conica. Ogni poco l’animale mandava un lamento musicale.
Improvvisamente un arabo passò alla carica su uno stallone bianco. Tod gridò,
ma l’uomo non rispose. Un po’ più tardi vide un autocarro carico di neve e di
cani da slitta. Gridò di nuovo. L'autista gli gridò qualcosa in risposta ma
l‘uomo non si fermò.
Tod gettò la sigaretta e passò per la porta a molla
del bar. L’edificio non aveva che la facciata, sicché egli venne a trovarsi in
una via di Parigi. La seguì fino in fondo e giunse in una piazza romantica.
Senti voci non lontane e si avviò in quella direzione. Su un prato di fibre un
gruppo di uomini e donne in abiti da equitazione stavano facendo colazione.
Mangiavano vivande di cartone davanti a una cascata di cellophane. Tod si
diresse verso di loro per chiedere la strada, ma un uomo lo fermò con un
cartello che ammoniva: “Silenzio, per favore, si gira”.
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