È di questi giorni la “ nascita” a Messina del “cinemascope”, ovvero
del nuovo sistema di proiezione che “dà inizio ad una nuova era del cinema e
rivoluziona il mondo dello spettacolo”.
Nel sintetizzare la mirabilia di questo nuovo genere di spettacolo
cinematografico il corrispondente newyorkese di un importante settimanale
italiano, dopo la “premiere” de La Tunica
così descriveva una scena: “ Ad un’estremità dello schermo si vede il soldato
lanciare una freccia che attraversa sibilando tutto l’orizzonte della scena,
per colpire la vittima all’altra estremità dello schermo. Non è più la macchina
da presa che deve muoversi, per seguire la traiettoria, ma è l’occhio dello
spettatore”
Nella nostra città il “cinemascope” non arriva in ritardo rispetto alle
altre città italiane che l’hanno adottato; tutt’altro: anche in questa
occasione i gestori messinesi si sono messi in linea con la tecnica e il
progresso.
Dedichiamo ad essi una nostra “inchiesta” appunto nella settimana che
registra un avvenimento di rilievo, l’adeguamento dei mezzi alle continue e
pressanti esigenze degli spettatori messinesi.
Invero, è risaputo che il “mestiere” di gestore delle sale
cinematografiche deve conciliare ed amalgamare diversi ingredienti, di natura
eterogenea, sicché è indispensabile al “gestore” una spiccata sensibilità
dell’opinione e dei gusti della clientela.
A Messina i locali di prima visione coprono i giorni della settimana e
pertanto scatta il meccanismo della scelta da parte dello spettatore,che, in
siffatte condizioni, è oggetto dell’influenza della critica.
Abbiamo così avvicinato i proprietari delle sette sale di proiezione
che a Messina ammanniscono i prodotti dell'industria filmistica italiana ed
estera, per uno svago che non è fine a sé stesso, ma che comporta un fine educativo,
etico-sociale, nello spirito di quel «quiescendo disco›› che campeggia sullo
schermo di un
locale cittadino.
Dalla viva voce dei gestori abbiamo ricavato un'interessante
puntualizzazione dell'« educazione ›› e della maturità raggiunti dal nostro
pubblico.
Potremmo definirla verità assiomatica, in quanto dalle cifre degli
incassi è possibile ricavare indicazioni utili, anche se non generali. Ma il
credito che accordiamo alle risposte dei «gestori›› deriva dalla convinzione di
un «sesto» senso in chi, nel ciclo della vita di duemila metri di pellicola, è
un elemento di prim'ordine insostituibile perché, laddove mancano le «catene»
di sale cinematografiche - tipo ENIC per
esempio quello che manovra le leve di un successo al quale è intimamente
interessato per i benefici che ne derivano.
Prima di terminare questa nota introduttiva desideriamo ringraziare la
sig.ra LA SCALA (Apollo), il comm. ARTURO ARENA (Aurora e Garden), rag. GAETANO
CRISASAFULLI ed il signor STERRANTINO (Lux), il direttore del Peloro signor SCOZZARI, e i signori
BELLAMAGINA e CUSCONA' (Savoia), il marchese LOTETA e il signor CARNABUCI
(Trinacria) che gentilmente hanno collaborato con noi in questa nostra modesta
fatica.
Gazzetta del Sud Martedì 16
marzo 1954
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