La
cravatta nel cinema
Non sembri un nonsense questo intrigarsi a vicenda di
due culture normalmente da noi considerate su piani ben distinti. L’abbigliamento
è parte estetica rilevabile e rilevante di un film, ma diciamo che l’occhio
solitamente afferra solo la totalità generica del look e raramente si sofferma
sui particolari a meno che questi, per incisività di effetti, emergano dal contesto
scenico.
La cravatta poi, attributo quasi scontato dell'eleganza
maschile, si mixa alla personalità dell’attore che la indossa e ne diventa
parte integrante di tipologia e fascino, senza però divenirne visibile protagonista.
Ma in realtà i legami sono più sottili e complessi talvolta
sorprendenti.
Cogliamo l’occasione di una importante mostra che si tiene
a Milano a Palazzo Acerbi, dal titolo “CRAVATTA AL MUSEO”, organizzata da Gherardo
Frassa. In questa story, mosaico di aspetti sociali, artistici, industriali, dove la cravatta viene interpretata, indagata, “aggredita”
ed esaltata, in diverse angolazioni e dialettiche, c’è una stimolante voce
intitolata “MOVIE TIE”.
Durante questa mostra che andrà poi a Firenze al
Pitti-Uomo di gennaio e che è prevista itinerante in Italia ed Europa, verrà
proiettato in continuazione un “FILM DEI FILM”, realizzato con i vari spezzoni
dal noto critico TATTI SANGUINETI, il quale ci insegnerà a “VEDERE” la cravatta
sullo schermo, in situazioni via via sentimentali, tragiche, comiche o
paradossali, tutte comunque illuminanti per una nuova attenzione.
E la cravatta non è una ma mille. (continua)
Marina Nelli, VIETATO FUMARE tuttocinema &
dintorni ANNO I – N. 1 – NOVEMBRE 1984
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