Le gambe di Sophia Laren
non offendono la morale
Una
interessante udienza con esibizioni di fotografie
riproducenti donne nude di ogni tempo
Roma, 15 febbraio
La quarta sezione del Tribunale di Roma ha stabilito con regolare
sentenza che le gambe di Sofia Loren non sono immorali.
Questa notizia consolante ha ripagato della delusione provata l’enorme
folla che gremiva questa mattina, per la seconda volta, i corridoi e l’aula
della sezione dove si è svolto il processo a carico del giornalista Gualtiero
Iacopetti, direttore del giornale «Cronaca», imputato di avere pubblicato una
foto riproducente le famose gambe in questione.
Delusione perché la folla attendeva di vedere in Tribunale la «Sofia
Nazionale» in carne ed ossa, ma né la bella attrice napoletana, né il fotografo
Domenico Esposito (autore della foto incriminata), citati come testi in difesa
dell’imputato stesso Iacopetti si sono presentati in aula.
Il Tribunale ha pregato la difesa dell’imputato a rinunciare alle
testimonianze sia dell’attrice che del fotografo.
Il P. M. non ha avuto nulla da eccepire ed è caduta così la multa di
lire 10.000 che nella precedente udienza il Tribunale aveva inflitto alla bella
attrice in udienza.
Prima che prendesse la parola il P. M., l'avv. Cesare D'Angeloantonio
difensore dell’imputato ha esibito al Tribunale una serie di fotografie di
belle donne riprese in audacissimi costumi, ben più provocanti di quella incriminata.
Fra la delusione dell'immensa folla che aveva atteso per oltre quattro
ore, il P. M., affermando che la fotografia di Sofia Loren era sul confine fra
il lecito e l’indecoroso, degradando la imputazione elevata contro lo Iacopetti da pubblicazione di foto oscene offendenti la
morale in quella di pubblicazione di foto offensive della licenza, ne chiedeva la
condanna ad un’ammenda di ottanta mila lire ma non per le riprodotte gambe di
Sofia Loren, bensì per il nudo di un’artista straniero a pagina 40 del numero
incriminato.
L'avv. D'Angeloantonio ironico e
brioso, vivace e frizzante, facendo un po' la storia del senso di pudore di
epoca in epoca, di paese in paese, di mentalità in mentalità, e mostrando al
tribunale una specie di album entro il quale erano raccolte quantità di nudi
ben più provocanti di quella in contestazione, nudi pubblicati in Italia o
circolanti in Italia per i quali nessuno si era mai sognato di elevare
imputazione o lamentela qualsiasi, ha chiesto al Tribunale, se proprio non poteva
assolvere l’imputato, l’applicazione del minimo dell'ammenda. Il Tribunale ha
condannato lo Iacopetti all'ammenda di lire ottantamila, la confisca del numero
nel erano stampate le foto cui aveva accennato il P. M. e la pubblicazione
della sentenza in un numero di «Cronaca».
GAZZETTA DEL SUD 3 febbraio
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