THE WIND, a masterpiece
Fra gli ultimi capolavori
del cinema silenzioso negli Stati Uniti, accanto a La
folla (1928) di Vidor, Sinfonia nuziale (1927-28)
di Stroheim, Aurora (1927) di Murnau; e Il circo (1928) di Chaplin, un
altro ancora venne prodotto dalla M.G.M.: The Wind (Il vento, 1928) di Victor Sjostrom
(Seastrom). Ma prima di riuscire a dirigerlo, lo svedese doveva dedicarsi anche lui ad altre esperienze,
certo secondarie in senso assoluto, ma
ugualmente interessanti. Due film soprattutto meritano di essere ricordati: The Scarlett Letter ("La lettera rossa", 1926) e Masks
of the Devil (La maschera del diavolo, 1928), tratti rispettivamente dai romanzi di Nathaniel Hawthorne e di Jacob Wassermann.
Il primo (grazie al quale Sjostrom fu giudicato nel 1947 uno dei dieci migliori registi del momento) era un accurato e spesso ispirato film in costume, sorretto fra l'altro da una risentita interpretazione della Gish - all'apice della
carriera - (accanto alla quale era Lars Hanson),
ma finiva in sostanza per strozzare in due ore di proiezione,
puntellate da non poche e prolisse
didascalie, le profonde risonanze del grande romanzo; il secondo - di solito ignorato o trascurato dai manuali di storia del
cinema, forse perché meno vistoso del precedente non mancava certo di coraggio e di spregiudicatezza, narrando - pur se m un clima da realtà romanzesca - la. cupa vicenda di un "viveur"
viennese (John Gilbert) convinto di aver assunto - a un certo momento della
sua vita dissoluta - le sembianze del demonio:
entrambi i
film comunque riuscivano a staccarsi dal livello della produzione corrente, con un
linguaggio di notevole raffinatezza, che nei più bei momenti creava intorno ai personaggi - sempre agitati da complessi problemi di coscienza - un'atmosfera di intensa suggestione. Ma è con Il vento che Sjostrom diede forse il meglio di sé
in America.
Il film,
tratto da un romanzo di Dorothy Scarborough, narrava la spiacevole storia di una
ragazza di buona famiglia, giunta
in una zona del West come domestica,
la quale sposava - senza amarlo
– un cow-boy, rude e del tutto diverso da lei, e ossessionata dall'incomprensione del marito e dall'ambiente poco accogliente spazzato in
continuazione da un vento ossessionante, finiva per impazzire uccidendo un uomo che durante una tempesta di sabbia voleva violentarla. Una profonda e continua relazione veniva stabilita fra i personaggi e gli aspetti della natura considerata non già quale idillico o
contrastante sfondo a una convenzionale storia
d'amore bensì come un'entità ostile e ribelle, una presenza chiaramente simbolica che influiva sul dramma determinandone gli sviluppi
e la conclusione: per questo essenzialmente e per analoghi motivi di carattere stilistico, Il Vento è forse l'unico film americano che sia possibile riallacciare con assoluta
sicurezza alla migliore tradizione del cinema scandinavo. Da ricordare, a
proposito di tale film (uno dei
più importanti di tutta la storia del
cinema), un assai istruttivo episodio marginale: mentre la troupe si trovava
nel deserto, per effettuarvi - fra
fatiche inaudite - la maggior parte delle riprese, giunse improvvisamente al regista il seguente telegramma (oggi conservato, quale prezioso cimelio,
nel Museo del Cinema di Stoccolma): " V. Seastrom - M. G: M. Company - Kingston Hotel - Mojave, Calif. –
Dopo parecchie discussioni con
Frances (Marion: la scenarista) ed
altri, abbiamo assolutamente
deciso che Hanson deve essere completamente rasato nella scena
in cui la donna lava i piatti e fino alla
fine del film altrimenti non
appare naturale l'amore che si risveglia
in quel momento e siamo certi che il pubblico non lo
vuol vedere con la barba stop. Noi rischiamo
anche troppo in questo film e non vogliamo sciupare una sola possibilità di
farlo riuscire economicamente eccellente stop Non inquietatevi per queste
righe. Irving Thalberg ".
Era l'epoca in cui il "Valet AutoStrop Safety Razor (Made in
U.S.A.) " assicurava una
depilazione perfetta - se non radicale - perfino dalle pagine dei "fansmagazines", destinati più che altro alle giovanette e agli
imberbi: neppure un attore e
un regista di fama come Hanson e Seastrom
potevano sottrarsi alla furia depilatoria. Ma nonostante l'intervento in
extremis del rasoio di sicurezza di Mr. Thalberg, Il vento riuscì così bello
e sgradevole; così intenso e
inconsueto da meritarsi un solenne insuccesso: il pubblico era inoltre troppo distratto
dall'avvento del sonoro e la Gish passava di moda. Sjostrom venne chiamato intatti a
dirigere, nel film successivo (uno dei ·suoi peggiori), La
donna divina (1928), la "star,, del momento: Greta Garbo. (continua)
FAUSTO MONTESANTI
CINEMA QUINDICINALE DI DIVULGAZIONE CINEMATOGRAFICA ANNO VII - 1954 10-25 DICEMBRE
In apertura Lilian Gish in The Scarlet Letter 1926 e The Wind, 1928
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