LE «PHISIQUE
DU ROLE» NON AMMETTE DISCUSSIONI
Le Fatiche di
Ercole
di “Mister Universo,
Un muscoloso giovane interpreta per
Francisci il grande personaggio mitologico
Perché è stato scelto
un americano
Roma, settembre
SECONDO l'immagine tramandataci dalla mitologia, Ercole era
veramente un tipo straordinario, qualcosa che stava tra il mito e la realtà
umana. E per interpretarne degnamente il personaggio sullo schermo non erano
certamente indicati Charles Boyer o Montgomery Clift per tacer d’altri.
Occorreva un uomo, come suol dirsi, fatto su misura; qualcuno insomma che al
fascino della propria maschera. dai lineamenti tesi e ben marcati, unisse una
prestanza fisica veramente eccezionale. Nell’insieme doveva essere comunque un
bell'uomo, perché è ovvio che non si può immaginare Ercole sotto le spoglie di
quei pachidermici lottatori che al solo vederli suscitano un'impressione
tutt'altro che piacevole.
Dovendo girare «Le fatiche di Ercole» in eastmancolor e su
schermo panoramico, il regista Pietro Francisci ha esaminato molti candidati.
Poi, visto che in Europa non c'era l’attore-uomo che potesse sostenere
credibilmente il ruolo del mitico eroe, si è indirizzato verso l'America, dove
- com'è noto -- anche il culto della bellezza maschile ha molti seguaci, attraverso le
varie organizzazioni sportive intese a sviluppare la forza muscolare dei
giovani. Così è stato finalmente scelto Steve Reeves, altrimenti detto «Mister
Universo» in seguito all’omonimo concorso che ha vinto. Forte, tra l’altro,
delle sue positive esperienze cinematografiche in «Athena e le sette sorelle» e
«The hidden face», e del suo felice esordio sulle scene di Broadway in «Kismet»
e «The Vamp», l’aitante attore americano sta lavorando sodo in questi giorni,
sotto la direzione di Pietro Francisci, regista che per i film storici,
cavallereschi o mitologici ha sempre avuto una spiccata preferenza. Del
popolare regista italiano si ricordano infatti «Le avventure Guerin Meschino»,
«Attila» con Anthony Quinn e Sophia Loren, «La regina di Saba», «Orlando e i
paladini» ed altri.
Francisci crede
sinceramente alla funzione nel cinema dei grandi fatti mitologici. «Se fossi io
a decidere la scelta dei films della produzione internazionale - egli dice –i
offrirei spesso al pubblico pellicole di questo genere. La mitologia è maestra
di vita e ci insegna a credere ancora in ciò che di bello e poetico può essere offerto alla nostra sensibilità umana. Sto girando
«Le fatiche di Ercole» intendendo realizzare un grande spettacolo dalle immagini
quasi magiche. E la prima volta che Ercole rivivrà sullo schermo. Questo mitico
eroe della antica Grecia (siamo precisamente nella preistoria ellenica) vi è
reincarnato nei suoi aspetti divini e, al tempo, stesso. come uomo che lotta,
soffre ed ama. Gli sono accanto, nelle vesti di personaggi oltremodo
suggestivi, Sylva. Koscina, Gianna Maria Canale, Fabrizio Mioni ed altri. Credo
che il significato di questo film sia eterno, nel senso che abbiamo tutti un vello
d'oro da conquistare nella vita, cioè un fine da raggiungere per dare alle
nostre azioni una vera ragion d'essere».
A parte questi significati simbolici, per ora è interessante
seguire da vicino il modo in cui viene costruito un così insolito spettacolo, sulla scia delle migliori
tradizioni cinematografiche che da « Sansone e Dalila» vanno a «I dieci
comandamenti» o alla stessa «Regina di Saba». Negli studi di un grande
stabilimento cinematografico, oggi si aggirano diverse centinaia di comparse,
vestite nei panni dell'età minoico-micenea e bellissime attrici giovani che
formano il delizioso contorno delle due principali figure femminili, Pelia e
Antea. Questi ultimi due ruoli sono affidati alla bellezza austera e distaccata
di Sylvia Koscina e Gianna M. Canale. Su tutti domina Ercole, evidentemente.
C'è inoltre un elemento completamente nuovo agli effetti
della realizzazione del film: la musica elettronica. Essa viene utilizzata per la prima volta in un film
italiano, nel relativo commento musicale, per quelle scene che soprattutto sono
destinate a dare allo spettacolo, nel corso del racconto, un maggiore senso
favolistico e suggestivo delle leggendarie imprese di Ercole. Questa e una
trovata del regista Francisci che, in proposito, dice: «Più che ispirarsi alle classiche fatiche,
si tratta di una versione attuale, cinematografica, di quello che è stato il grande viaggio per il vello d'oro.
Questo il motivo per cui io ed i miei collaboratori abbiamo lasciato libero il
nostro estro, tenendo sempre presente la sensibilità dello spettatore moderno.
Attraverso le varie riprese che si girano in questi giorni, si svolge la
meravigliosa avventura degli Argonauti che, tra mille pericoli, superando i
furori del mare, le segrete astuzie di Euristeo, i mortali amplessi delle Amazzoni, aiutati dalla forza di Ercole e dall’astuzia del
giovane Ulisse, raggiungono la favolosa terra Cholchide. Qui Giasone, mentre
Ercole respinge gli assalti degli «uomini primitivi», uccide in una epica lotta
il Drago custode e s’impossessa del Vello d'oro. Ma poi, con l’improvvisa
scomparsa del Vello, gli avvenimenti precipitano in un crescendo drammatico e
avventuroso.
Uscendo dai teatri di posa in cui Francisci dirige queste
scene, vien fatto di pensare che il cinema, più d'ogni altra forma di
spettacolo, può andare a ritroso nel tempo di tanti secoli e presentarci fatti
e personaggi che ci toccano da vicino, con sorprendente immediatezza e
suggestione, proprio che si trattasse di persone che ben conosciamo, o di fatti
che ci riguardano direttamente.
Piero Pressenda
GAZZETTA DEL SUD, 15 settembre 1957