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giovedì 15 ottobre 2020

Magnani e C.


 
La tradizione del nostro varietà è l’anarchia. Anarchici erano Petrolini e Pasquariello, Ersilia Sampieri e Isa Bluette, anarchici sono Totò, Macario e Taranto e Anna Magnani.
E’ un bell’animale, Anna Magnani, un animale stupendo, pantera o cavalla, in libertà.
Caracolla traverso gli aridi copioni col sesso sulla faccia, e poi si scatena, poi alza le gambe anteriori e s scopre per il gusto di scoprirsi. Non d’esibirsi, di scoprirsi. Perché lo fa, Anna? Poi modula, col naso, gli stornelli alle ragazzette, ai capi-partito, al re senza corona, all'Italia umbertina, a quella fascista, a quella sedicente democratica. Perché, Anna. lo fa? Poi si oscura, indossa stracci alla Charlot e nuovi motivi, allora, esplodono, e l'attrice giuoca a fare l’attrice. Sono motivi popolareschi, aggressivi, nostalgici, di lotta con la natura e con gli uomini e con le leggi, sono rimpianti sociali, sono speranze patriottiche, sono offese e difese universali, tutto là, scatenato, accettato in blocco dall’istinto. Chiedete ad Anna perché lo fa. Non saprà rispondere. Perché è pantera o cavalla, senza briglie.
A lei certo è sufficiente. Che gli uomini siano suoi, che le donne siano sue, che il teatro sia suo. Portando in platea due fianchi troppo gloriosi, portando in quelle degli attempati le sue pupille troppo consapevoli, sfiorando con le sue altre mani femminili, non fa che turbare con reagenti indiscreti ed equivoci uno svago che potrebbe essere placido. Tutto ciò, fuori del bene e del male, su un piano d'astrazione, di agnosticismo (o d'ignoranza).
Ma noi vorremmo che il suo formidabile istinto assimilasse aspirazioni più alte, vorremmo che dal comodo provincialismo dov'è facile far vibrare le corde della commozione o dell'ilarità d’altro, per entrare, ecco, in un ordine in cui la satira diventasse, in lei così o prepotentemente popolana, genuina leggenda popolaresca.
La rivista, ora? La rivista non c’è in Cantachiaro n. 2. Non ritmi, non balli, non coreografie: ma Cervi, che è Cervi, Viarisio, cioè un comico franco e preciso quanto limitato, Barnabò col suo umorismo inespresso male, Tieri e la Nichi, tutt’altro che male, e Fragna, fiaccamente, all’orchestra.
MCHELANGELO ANTONIONI
Film D'OGGI Anno 1 - n. 1 - 9 giugno 1945

domenica 11 ottobre 2020

mercoledì 7 ottobre 2020

Domani e Ieri al CINE LUX in Gevacolor e BN

Accadde a Berlino (The Man Between
Carol Reed, 1953

Alba di fuoco (Dawn at Socorro)
George Sherman, 1954

Capitan Fantasma
Primo Zeglio, 1953

Cavalcata romantica (Les Cloches n'ont pas sonné)
Andre Haguet, 1953


Cortile
Eduardo De Filippo, 1955

Giorni d'amore
Giuseppe De Santis, 1954

 Sono sospese le tessere e le entrate di favore

sabato 26 settembre 2020

The Ghost Train n° 10


Il treno fantasma di WALTER FORDE

Questo è probabilmente il decimo Treno fantasma apparso a sferragliare sullo schermo da quando c’è il cinema; e, si badi, tutti diversi, con oggetti e vicende che s’assomigliano appena. C'è ne fu uno con Charlie Ruggles che divertì tutti gli uomini del 1936 o giù di li: i due elementi, il treno e il mistero, giocavano sulla corda del comico, forse per la prima volta da quando la fantasia dei soggettisti aveva associato i due elementi, il meccanico e lo spettrale, per comporre, d’abitudine, una mistura terrorizzante. Anche il decimo Treno fantasma vorrebbe far ridere rabbrividendo o rabbrividire ridendo. Ma non c'è Ruggles, o nessuno che lo valga. Ci sono un gruppo di attori brutti e goffi, uomini e donne, ai quali il doppiato ha tolto forse l’unica vivenza che avevano: quella di parlare con accento di Londra, il cockney. Si tratta infatti di un film inglese, scialbo, noioso e decisamente di terz’ordine.

GIUSEPPE DE SANTIS*

Giuseppe De Santis (1917 –1997) è stato un regista, sceneggiatore, critico cinematografico noto per aver diretto tra gli altri Caccia tragica, 1947, Riso amaro, 1949, Roma ore 11, 1952.

 
 


sabato 25 luglio 2020

Incubo, una sorpresa dietro l'altra


Incubo
di Tim Whelan

Un esperto di produzione americana invitato qualche tempo fa a parlare ai soci dell' Associazione Culturale Cinematografica diceva che il costo più basso di un film in America è di 20.000 dollari e che di questi film, realizzati nel giro di una settimana, se ne producono molti a Hollywood soprattutto per il mercato interno. Ebbene, io confesso la mia debolezza per i film di 20.000 dollari che in maggior parte poi sono quelli di cow-boys, con Ken Maynard, con John Wayne, per intenderci. 
Incubo è certamente uno di questi film da 20.000 dollari. E' concepito con la tecnica dei western. La stessa ingenuità, lo stesso calore infantile, ma anche un senso preciso ed innato dello spettacolo cinematografico: una sorpresa dietro l'altra, inseguimenti, rapine, eccetera. In tal senso, Incubo non è tutto da buttar via. C'è l'apparizione di un morto in una stanza, una gita notturna in a automobile su una grande autostrada, alcuni esterni di carta pesta, ma veri. Tutte scene che, ripeto, non sono da buttar via.
Diana Barrymore, la protagonista femminile, è la figlia del grande John. Ma è priva di qualsiasi requisito: tra l'altro è anche brutta e poco fotogenica.
Brian Donlevy è una nostra vecchia conoscenza. Ha sostenuto sempre ruoli gangster e di cattivo. Forse per questo, anche in Incubo, nonostante che sostenga un ruolo diverso, si muove e recita ancora legato ai suoi soliti schemi.
GIUSEPPE DE SANTIS*
Film D'OGGI Anno 1 - n. 1 - 9 giugno 1945

* Giuseppe De Santis (1917 –1997) è stato un regista, sceneggiatore, critico cinematografico noto per aver diretto tra gli altri Caccia tragica, 1947, Riso amaro, 1949, Roma ore 11, 1952.


giovedì 25 giugno 2020

Alberto Casanova nientepocodimeno al cine LUX


 


ALBERTO SORDI
Seduttore 1954
Il moderno Casanova vi insegnerà ad amare le donne: un metodo
particolare (non seguirlo è bene)

Il povero Alberto Sordi è nei guai: nientepocodimeno alle prese con Lea Padovani, Lia Amanda e Jacquelin Pierreux, da lui amate con uguale intensità ma con modi diversi, anzi in contrasto con il carattere delle donne che seduce: con la «leggera» fa il romantico, e con l’«onesta» fa l’intraprendente: gli equivoci ed i putiferi non finiscono più.
Povero Alberto, seduttore novecento.
Avventure spassosissime ma non senza satira per il mondo «vitellonesco» di ogni giorno ve le racconta Alberto Sordi ne «Il seduttore» sotto l’abile regia di Franco Rossi il quale si è ispirato ad un noto lavoro teatrale di Diego Fabri.
Per i suoi ammiratori messinesi -- a falangi dopo lo strepitoso successo personale de «I Vitelloni» - il simpatico «campanuccio» ha voluto serbare una gradita sorpresa: stasera alle 21,30 sarà presente in sala al Cine Lux per la prima nazionale di questo colosso della cinematografia italiana che i signori Sterarntino e Crisafulli non hanno voluto lasciarsi sfuggire per il loro signorile locale, risplendente di luci e olezzante di fiori questa sera per un «avantprima» eccezionale, alla quale si accede con posti prenotati.
Le avventure di questo «Casanova novecentocinqucuntaquattro» saranno più apprezzate: basta girare la sguardo per vedere in carne ed ossa il simpatico interprete che ha superato se stesso.
Alberto Sordi giungerà nel pomeriggio da Catania dove sotto la regia di Zampa sta girando «L'arte di arrangiarsi», su sceneggiatura del compianto Vitaliano Brancati.
GAZZETTA DEL SUD, 16 - 10 - 1954

mercoledì 3 giugno 2020

Obbligo dell'abito da sera



COMUNICATO  
V RASSEGNA
Cinematografica
La V Rassegna Cinematografica Internazionale di Messina e Taormina si svolgerà nei giorni 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 23 - 24 all'Irreramare di Messina ed il 22 ed il 25 al Teatro Greco di Taormina.
Alle serate di Messina sarà aperta alle ore 20 e la proiezione avrà inizio alle ore 21. E' di rigore l'abito da sera.
Il pubblico potrà accedere alla sala per inviti o con biglietti a pagamento (lire 1000 a persona) da acquistarsi al botteghino dell'Irreramare. Per la serata inaugurale si accederà unicamente ad inviti.
La celebrazione del Processo ad Oreste al Teatro Greco di Taormina il giorno 22 avrà inizio alle ore 20 precise. Gli invitati con tessera d'onore e quelli con inviti per il settore « A ›› avranno l’obbligo dell'abito da sera.
Gli altri inviti ed i biglietti a pagamento di lire 1000 (che potranno essere acquistati al botteghino del Teatro Greco, all' Ufficio Informazioni dell'Ente Provinciale per il Turismo di Taormina presso le Agenzie di viaggio Bonanno e Lisciotto a Piazza Cairoli a Messina) piglieranno posto nell’anfiteatro, rimesso a posto e riordinato, e non avranno l’obbligo dell’abito sera.
Eguali disposizioni valgono per la serata di gala di chiusura del 25 al Teatro Greco di Taormina che avrà inizio anch'essa alle 20.
GAZZETTA DEL SUD 15 GIUGNO 1959


mercoledì 27 maggio 2020

C'era una volta il cinema Orfeo


DOTATO DI IMPIANTI STEREOFONICI
 Inaugurata al Cinema Orfeo
la nuova stagione cinematografica
Grazie alla solerzia degli esercenti la sala è
attrezzata anche per i film tridimensionali
I signori Spanò e Caruso, giovedì sera erano particolarmente raggianti per aver donato alla affezionata clientela un locale, sì di film di seconda visione, ma che non ha niente da invidiare alle sale maggiori della nostra città: l’Orƒeo. L’elegante cinema che sorge in via Nino Bixio, è stato infatti dotato dei più recenti impianti di proiezione e di sonoro.
Con uno spettacolare «cinemascope», «Operazione Mistero» che si vale della buona interpretazione del magnifico Richard Widmark e di una regia che abilmente sfrutta le possibilità del sistema di ripresa a vasto campo, l'Orƒeo ha inaugurato i grandi impianti stereoƒonici forniti dalle officine Prevost di Milano e consistenti nel «cinemascope stereofonico sistema Fox», «Perƒecta stereofonic sound sistema Metro», «Vista vision sistema Paramount» e «Sistema tridimensionale e panoramico».
Non possiamo non congratularci con gli esperti appassionati gestori dell'Orfeo che hanno saputo realizzare in breve tempo; e prima di altre sale - anche di prima categoria – una perfetta scelta delle apparecchiature
necessarie per la proiezione di film spettacolari e soprattutto di quelli che abbisognano appunto di particolari impianti per essere visionati.
E la nostra soddisfazione è maggiore perché questa innovazione e stata realizzata in una sala di seconda visione che non resta, quindi, seconda a nessuna, a riprova che la grande passione per il cine dei messinesi trova riscontro e soddisƒazione nella solerzia degli esercenti, i quali nulla tralasciano per mettersi al passo
con il progresso.
Chiudiamo questa nota rinnovando le nostre congratulazioni ai signori Caruso e Spanò, non senza un beneaugurante «ad majora».
GAZZETTA DEL SUD, 13 NOVEMBRE 1954
 
Nota - Il cinema Orfeo negli anno '70 del secolo passato sotto la gestione del compianto Gianni Parlagreco si trasformò in Capitol, e la programmazione divenne di Prima Visione. Anni dopo con una nuova gestione divenne sala a luci rosse per finire tristemente con una programmazione di videocassette o CD con proiezione fatta per messo del video proiettore.


lunedì 18 maggio 2020

Gianna Maria Canale campionessa di karate




UN’ATTRICE ENERGICA
Gianna Maria Canale si difende
Da una aggressione alla frontiera
dalla tecnica delle varie forme

L' imprevedibile resistenza opposta da un’attrice alla decisa aggressione di due avventurieri costituisce il più sensazionale fatto di cronaca di questi giorni e se ne leggono lunghe corrispondenze specialmente su giornali francesi. La bellissima. Gianna Maria Canale, che compiva un lungo viaggio a bordo di una lussuosa «limousine», veniva fermata da due brutti ceffi che la costringevano a discendere dall’auto ad avviarsi, sotto la minaccia di una pistola, verso un sentiero di campagna.
Ad un tratto l'attrice si voltava verso uno degli aggressori e con un rapidissimo colpo alla gola lo faceva cadere di schianto. Anche l'altro uomo veniva colpito mentre cercava di immobilizzare l’attrice.
«Gli insegnamenti della lotta giapponese mi sono stati preziosi in questa occasione» - ha spiegato l'attrice ai corrispondenti francesi che si sono recati ad incontrarla al posto di polizia, di frontiera.
Il rapporto di forza stabilito dalla tecnica delle varie forme di combattimento individuale - dal pugilato alla lotta libera - appare del tutto superato quando si pensi che una rappresentante del «sesso debole» può fronteggiare una aggressione, sventarla facilmente e mettere fuori gioco e gli avversari. Quasi avesse potuto servirsi di uno di quei tocchi «magici con cui le fiabesche Fate rendevano vana ogni minaccia, l'attrice ha allontanato da se il grave pericolo con una rapida mossa che ha colto di sorpresa i due feroci aggressori. «La bellezza inerme che si piega alla forza bruta - ha detto Gianna Maria Canale - è in piena contradizione con la modernità. Una donna può farsi buona guardia da se stessa, purché si metta in condizione di difendersi, e non occorre molto».
Per quanto la Polizia abbia organizzato una battuta non sono stati rintracciati i due aggressori dell’attrice, i quali devono evidentemente essersi dati a vergognosa fuga. Gianna Maria prese delle lezioni di lotta giapponese un anno fa, quando si recò nel Marocco Francese per il film «Allarme a Sud» e non immaginava che quanto aveva appreso per la finzione cinematografica dovesse un giorno servirle nella realtà della vita, Difatti in una scena di quel film può sembrare appena credibile lo straordinario effetto di un colpo dato alla gola dell’avversario col palmo della mano a taglio, mentre è noto che la tecnica della lotta giapponese si basa appunto sugli effetti che si raggiungono toccando con precisione alcun delicati centri di sensibilità nervosa.
Il film «Allarme a Sud», che viene in questi giorni presentato sui nostri schermi narra le drammatiche traversie di un'affascinante danzatrice che messasi a disposizione del Servizio Segreto Francese nel Marocco riesce a svelare il mistero dell’invenzione del «raggio della morte» da parte di uno scienziato che si era nascosto tra i ruderi millenari di una. Città araba semisepolta dalle sabbie del deserto. Altri interpreti principali del film «Allarme a Sud» sono Erich von Stroheim, Lia Amanda, Jean Claude Pascal. E' la più affascinante storia d'amore nello sfondo degli intrighi dello spionaggio internazionale.
E' quell’ambiente di cui la cronaca dei recenti avvenimenti marocchini si è così vivamente interessata.
Lo scenario ineguagliabilmente suggestivo del Marocco francese è reso pienamente sullo schermo nei suoi aspetti più diversi e contrastanti dalle bianche citta assolate alla immensità, del deserto, in cui le carovane di cammelli tracciano itinerari che sconfinano nell’irreale. «Allarme a Sud», è una straordinaria avventura nel più affascinante e misterioso paese del mondo.
GAZZETTA DEL SUD Domenica 3 giugno 1954

Nelle immagini Peter van Eyck, Gianna Maria Canale e Jean Tissier


mercoledì 6 maggio 2020

Jean "d'arc" Seberg


 JEAN SEBEBG: LA INSUPERABILE INTERPRETE DI GIOVANNA D'ARCO

 La «ragazza dello Iowa »

 La giovanissima attrice scoperta da Otto Preminger 
riporta successi su tutti i teatrid'Europa - E' stata scelta su 18 mila candidate - In poco tempo si è fatta una fama

Londra, giugno
 AVEVO, spesso pregato vari amici comuni di presentarmi a Graham Green, ma non si era mai verificato che venissimo a trovarci nella stessa città nell'identico periodo di tempo. L’altalena della vita rimescolando nel crogiulo dei miei desideri, non era mai riuscita a distruggere la speranza di potere avere una lunga, interessante conversazione con chi, ancora oggi, rimane uno dei miei autori preferiti. Avevo sempre saputo che prima o poi l’opportunità si sarebbe presentata ed ero fermamente deciso a non lasciarmi sfuggire l'occasione di andare alla scoperta di una personalità umana sulla quale avevo e continuo ad ascoltare estremi, accesi giudizi contrastanti.
L'opportunità si presentò, come di sovente accade inaspettata, un mattino dello scorso marzo in uno dei teatri di posa di Shepperton; ma dopo le rituali convenevoli frasi che seguono ogni presentazione, il silenzio cadde fra noi ed entrambi rivolgemmo la nostra attenzione verso la scena dove sotto l'accecante luce dei riflettori una diciottenne fanciulla riviveva l'intimo eccelso dramma di Giovanna d’Arco con tale sentito radicato tormento e sì forte sublime potenza espressiva, che la finzione si trasformava in realtà e la realtà in arte.
Non avremmo potuto fare altrimenti poiché in quel momento chi risoffriva le fisiche e le spirituali pene della Santa d’Orleans era, a dispetto della giovanissima età e della immatura preparazione tecnica, una grande attrice alla quale ieri Parigi e gli Stati Uniti ed oggi Londra hanno tributato un appassionato trionfo con pochi precedenti; un volto ed un nome che ben presto lo spettatore italiano annovererà fra i suoi favoriti: Jean Seberg.
Ho un amico arabo, che non vedo da parecchi anni col quale ero solito conversare, nei tempi andati, durante le afose, interminabili, eppure rimpiante, ioniche notti. Avevamo un punto in contrasto e parecchio in comune ma toccare quel punto significava fare l'alba sui gradini del sagrato o sulla prua di una barca. A parlare ero, per lo più io: El Amhed stava ad ascoltarmi per poi invariabilmente ripetere: «Dipende ...». Correvo a dissetarmi ad una fontana davo fondo al pacchetto delle sigarette e ripartivo all'attacco.  «Ascolta, figlio di un cammello - gli dicevo -, non puoi prendere un uomo o una donna che non abbiano mai recitato in vita loro e pretendere che ti diano una esatta interpretazione dell’Amleto o dell'Elettra, dell'Osvaldo di Ibsen o della Saint Joan di Shaw. La vocazione non è sufficiente: occorrono mesi o anni di studio».
Quando per la prima volta lessi che Otto Preminger aveva bandito un concorso per scegliere la nuova Giovanna d'Arco e che al concorso si erano presentate circa 18 mila candidate, come innumerevoli altri, sorrisi e dissi: pubblicità. Più tardi, quando egli si accinse ad ascoltare alcune migliaia di candidate fui assalito da un timido dubbio, per poi chiedermi, subito dopo, su quale esperta attrice del teatro inglese o americano sarebbe caduta la scelta. Al contrario arrivò la notizia che la scelta di Preminger era caduta su una sconosciuta ragazza dello Iowa, una certa Jean Seberg. Mi chiesi cosa avesse potuto spingere uno dei migliori registi e produttori il quale ha dato allo schermo un intramontabile classico con «L'uomo dal braccio d’oro» e fra gli altri suoi eccellenti «Carmen Jones», «La luna era blu» di fama mondiale, a scomodare Bernard Shaw, a chiedere a Graham Green di adattare il lavoro per le esigenze cinematografiche ad includere nel «cast» attori come Richard Widmark, John, Gielgud, Richard Todd e tanti altri, la cui bravura aveva avuto il suggello dello applauso delle platee di almeno tre continenti, per poi andare ad affidare il ruolo principale e nello stesso tempo il più difficile aduna inesperta ragazza americana.
Pensai al mio amico arabo, poi con quella caparbietà che mi viene dal granito del mio Aspromonte scossi il capo e dissi: follia. Follia ripetetti, quando alcuni corrispondenti stranieri mi dissero che Jean Seberg aveva tutte le doti per oscurare le precedenti interpretazioni della Falconetti e della Bergman.
Ne rimasi doppiamente sorpreso. Di solito quelli del teatro non amano le inesperte promesse della cinematografia› e per di più gli attori inglesi sono portati a credere che un interprete di Shakespeare di Shaw o di Oscar Wílde, non potrà mai raggiungere la perfezione se non nato sotto il grigio cielo dell’isola britannica o, per lo meno, non abbia fatto il suo lungo tirocinio in una delle rinomate scuole di recitazione di Londra.
Decisi di andare a Shepperton e telefonai a Bill Batchelor. Bill è il migliore Publicity Director, sempre in viaggio, sempre impegnato con un nuovo film o un nuovo lavoro teatrale da lanciare; ma fui fortunato: lo rintracciai alla prima chiamata telefonica e gentile come sempre oltre a lasciarmi il «passo» m'invitò a colazione. Durante la colazione presi una cartolina e l’indirizzai ad El Ahmed. «Il miracolo è accaduto: Jean Seberg nella Saint Joan di Shaw, Green, Preminger.» Non ho ancora ricevuto alcuna risposta; probabilmente il mio amico arabo è fuori sede; ma so fin d'ora cosa mi dirà «Allah è grande! Allah è giusto!»
Ho conversato a lungo con Jean Seberg, mentre gli elettricisti e gli operai preparavano la scena. Fuori della luce dei riflettori la personalità di questa giovane donna nulla perde del suo fascino. I grandi, chiari, bellissimi occhi magnetici continuano a brillare come arsi da una perenne febbre spirituale ed il volto continua ad esprimere con incisiva forza magica i brillanti pensieri della sua non comune intelligenza ed i sentimenti che travagliano o accendono il suo nobile cuore di fanciulla sensitiva; la quale ancor oggi ,dopo gli unanimi riconoscimenti e i successivi trionfi al di qua e al di là dell'oceano conserva il raro dono divino della semplicità.
Renzo Pettè
GAZZETTA DEL SUD, Domenica 18 Giugno 1957

Nota - Renzo Pettè, calabrese, è stato l'autore di un romanzo ormai dimenticato che per titolo aveva Un ponte sullo stretto pubblicato da Gastaldi Editore in Milano nel 1953. Di lui si è perso ogni traccia. Questo testo lo stabilisce a Londra nella metà degli anni '50.

mercoledì 29 aprile 2020

LA PIZZAIOLA e il suo promesso sposo





LA «PIZZAIOLA» SI E’ UNITA IN MATRIMONIO CON CARLO PONTI
Sofia Loren.
si è sposata
 La cerimonia celebrata il 17 nel Messico
Bigamo il produttore per la legge italiana

loro servizio esclusivo
 Juarez (Messico), 27 settembre Sophia Loren e Carlo Ponti si sono uniti in matrimonio. nell'ufficío di stato civile di Ciudad Jurez, il 17 settembre scorso: le notizia è trapelate ieri notte e, non appena gli uffici hanno aperto i battenti questa mattina, la stampa ha potuto constatare di persona che effettivamente la Loren e Ponti avevano scelto questa località di confine del Messico per sposarsi. Li ha uniti in matrimonio il giudice di pace Fernando De La Fuente, ma è bene precisare subito che né la Loren, né Ponti (il 17 settembre il produttore ere in Italia) erano presenti di persona alla cerimonia.
A rappresentare le Loren ora l’avvocato Mario Balleetros, mentre per Ponti faceva da sostituto l’avvocato Antonio Lopez Mechuca: una cerimonia del genere ebbe a protagonisti, nel medesimo ufficio di stato civile di Ciudad Juerez, Ingrid Bergman e Roberto Rossellini. A differenza però di quanto avvenne per la celebre attrice svedese ed il regista italiano, il matrimonio tra le Loren e carlo Ponti non avrà alcun valore legale in Italia. Rossellini potè usufruire ancora del peiodo nel quale le sentenze di annullamento di magistrature straniere non venivano automaticamente impugnate dalla legislatura italiana, mentre è certo che la decisione attuale del municipio di Jurez non potrà essere omologata in Italia. Anzi, se i documenti del matrimonio venissero trasmessi in Italia, Carlo Ponti sarebbe perseguitato d'ufficio per bigamia risultando ancora ufficialmente coniugato con la prima moglie dalla quale vive da anni separato.
Sophia Loren sino a ieri sera aveva ancora smentito di volersi recare nel Messico per unirsi in matrimonio con Carlo Ponti, ma la notizia ormai era sulla bocca di tutti, riportata nientemeno da Louella Pearson «la lingua più lunga del mondo», la quale l’aveva appresa da amici intimi della coppia o, forse, avuta direttamente da Sophia. Appunto il dilagare delle voci fece muovere la stampa in direzione di Juarez dove si è avuta la conferma alle nozze. La Loren attualmente sta interpretando, «House Boat» assieme a Gary Grant, che già fu suo partner in un'altra occasione, ed ha a disposizione i giorni di domani e domenica per una breve luna di miele. E’ difficile che questa luna di miele possa svolgersi perché Ponti e la Loren hanno parecchie cose da sbrigare a Hollywood in relazione alla loro società cinematografica, ma rimane il fatto che Sophia appariva da qualche giorno particolarmente felice.
A che serve, si può chiedere, il matrimonio di Sophia se questo non ha valore legale? Non ha valore legale limitatamente all'Italia, perché il divorzio di Ponti dalla prima moglie è riconosciuto in tutti gli altri Paesi del mondo dove non esistano trattati tra Chiesa e Stato tipo quello che unisce la Italia al Vaticano. In Italia tuttavia i due non potranno essere dichiarati marito e moglie salvo una sentenza che annulli (ma una sentenza della Sacra Rota) il primo legame di Ponti.
Il perché la coppia abbia scelto il Messico è presto detto: gli uffici di stato civile messicani non trasmettono i documenti ai Paesi d'origine degli sposi che si uniscano nel territorio del Messico. Il certificato di matrimonio rilasciato dalle corti messicane ha perciò un valore assoluto in ogni nazione (Italia esclusa) dove non esistano accordi con la chiesa.
Alla luce di questi di fatti è comprensibile il perché, nel luglio scorso, Sophia si sia recata « a riposare» nell’incantevole cittadina di Mendrisio, nel Canton Ticino, allo scopo di avere la residenza svizzera, primo passo per ottenere la cittadinanza elvetica. Come cittadina elvetica, una volta persa la nazionalità italiana, Sophia potrà essere riconosciuta moglie di Ponti (a patto che anche Ponti diventi svizzero naturalmente) anche in Italia «in quanto straniera».
Nel luglio scorso, onde motivare la richiesta della cittadinanza elvetica, sia la Loren che Ponti fondarono a Zueg una società cinematografica italo -elvetica. Questa società non ha per il momento alcun film in programma, ma nel frattempo esiste un domicilio legale elvetico per i due a Menrisio e la pratica per la cittadinanza segue il suo corso. Si vedrà. Nei prossimi mesi cosa intenderà fare l’attrice per poter portar a compimento il suo piano.
Questa mattina i giornalisti hanno atteso al varco Sophia per ottenere qualche dichiarazione a commento sulle nozze. La loro attesa è stata vana però in quanto l’attrice ha  giunto per una via secondaria gli studios della Paramount. Di Ponti nessuna traccia come prevedibile.
Alan Cobb
GAZZETTA DEL SUD, 28 settembre 1957



domenica 26 aprile 2020

Ercole, al secolo Steve Reeves


LE «PHISIQUE DU ROLE» NON AMMETTE DISCUSSIONI
 Le Fatiche di Ercole
di “Mister Universo,
Un muscoloso giovane interpreta per Francisci il grande personaggio mitologico
Perché è stato scelto un americano

Roma, settembre
SECONDO l'immagine tramandataci dalla mitologia, Ercole era veramente un tipo straordinario, qualcosa che stava tra il mito e la realtà umana. E per interpretarne degnamente il personaggio sullo schermo non erano certamente indicati Charles Boyer o Montgomery Clift per tacer d’altri. Occorreva un uomo, come suol dirsi, fatto su misura; qualcuno insomma che al fascino della propria maschera. dai lineamenti tesi e ben marcati, unisse una prestanza fisica veramente eccezionale. Nell’insieme doveva essere comunque un bell'uomo, perché è ovvio che non si può immaginare Ercole sotto le spoglie di quei pachidermici lottatori che al solo vederli suscitano un'impressione tutt'altro che piacevole.
Dovendo girare «Le fatiche di Ercole» in eastmancolor e su schermo panoramico, il regista Pietro Francisci ha esaminato molti candidati. Poi, visto che in Europa non c'era l’attore-uomo che potesse sostenere credibilmente il ruolo del mitico eroe, si è indirizzato verso l'America, dove - com'è noto -- anche il culto della bellezza maschile ha molti seguaci, attraverso le varie organizzazioni sportive intese a sviluppare la forza muscolare dei giovani. Così è stato finalmente scelto Steve Reeves, altrimenti detto «Mister Universo» in seguito all’omonimo concorso che ha vinto. Forte, tra l’altro, delle sue positive esperienze cinematografiche in «Athena e le sette sorelle» e «The hidden face», e del suo felice esordio sulle scene di Broadway in «Kismet» e «The Vamp», l’aitante attore americano sta lavorando sodo in questi giorni, sotto la direzione di Pietro Francisci, regista che per i film storici, cavallereschi o mitologici ha sempre avuto una spiccata preferenza. Del popolare regista italiano si ricordano infatti «Le avventure Guerin Meschino», «Attila» con Anthony Quinn e Sophia Loren, «La regina di Saba», «Orlando e i paladini» ed altri. 
Francisci crede sinceramente alla funzione nel cinema dei grandi fatti mitologici. «Se fossi io a decidere la scelta dei films della produzione internazionale - egli dice –i offrirei spesso al pubblico pellicole di questo genere. La mitologia è maestra di vita e ci insegna a credere ancora in ciò che di bello e poetico può essere offerto alla nostra sensibilità umana. Sto girando «Le fatiche di Ercole» intendendo realizzare un grande spettacolo dalle immagini quasi magiche. E la prima volta che Ercole rivivrà sullo schermo. Questo mitico eroe della antica Grecia (siamo precisamente nella preistoria ellenica) vi è reincarnato nei suoi aspetti divini e, al tempo, stesso. come uomo che lotta, soffre ed ama. Gli sono accanto, nelle vesti di personaggi oltremodo suggestivi, Sylva. Koscina, Gianna Maria Canale, Fabrizio Mioni ed altri. Credo che il significato di questo film sia eterno, nel senso che abbiamo tutti un vello d'oro da conquistare nella vita, cioè un fine da raggiungere per dare alle nostre azioni una vera ragion d'essere».
A parte questi significati simbolici, per ora è interessante seguire da vicino il modo in cui viene costruito un così insolito spettacolo, sulla scia delle migliori tradizioni cinematografiche che da « Sansone e Dalila» vanno a «I dieci comandamenti» o alla stessa «Regina di Saba». Negli studi di un grande stabilimento cinematografico, oggi si aggirano diverse centinaia di comparse, vestite nei panni dell'età minoico-micenea e bellissime attrici giovani che formano il delizioso contorno delle due principali figure femminili, Pelia e Antea. Questi ultimi due ruoli sono affidati alla bellezza austera e distaccata di Sylvia Koscina e Gianna M. Canale. Su tutti domina Ercole, evidentemente.
C'è inoltre un elemento completamente nuovo agli effetti della realizzazione del film: la musica elettronica. Essa viene utilizzata per la prima volta in un film italiano, nel relativo commento musicale, per quelle scene che soprattutto sono destinate a dare allo spettacolo, nel corso del racconto, un maggiore senso favolistico e suggestivo delle leggendarie imprese di Ercole. Questa e una trovata del regista Francisci che, in proposito, dice: «Più che ispirarsi alle classiche fatiche, si tratta di una versione attuale, cinematografica, di quello che è stato il grande viaggio per il vello d'oro. Questo il motivo per cui io ed i miei collaboratori abbiamo lasciato libero il nostro estro, tenendo sempre presente la sensibilità dello spettatore moderno. Attraverso le varie riprese che si girano in questi giorni, si svolge la meravigliosa avventura degli Argonauti che, tra mille pericoli, superando i furori del mare, le segrete astuzie di Euristeo, i mortali amplessi delle Amazzoni, aiutati dalla forza di Ercole e dall’astuzia del giovane Ulisse, raggiungono la favolosa terra Cholchide. Qui Giasone, mentre Ercole respinge gli assalti degli «uomini primitivi», uccide in una epica lotta il Drago custode e s’impossessa del Vello d'oro. Ma poi, con l’improvvisa scomparsa del Vello, gli avvenimenti precipitano in un crescendo drammatico e avventuroso.
Uscendo dai teatri di posa in cui Francisci dirige queste scene, vien fatto di pensare che il cinema, più d'ogni altra forma di spettacolo, può andare a ritroso nel tempo di tanti secoli e presentarci fatti e personaggi che ci toccano da vicino, con sorprendente immediatezza e suggestione, proprio che si trattasse di persone che ben conosciamo, o di fatti che ci riguardano direttamente.
Piero Pressenda
GAZZETTA DEL SUD, 15 settembre 1957


mercoledì 15 aprile 2020

Ingrid Bergman a Messina





PER LA CONSEGNA DEI «DAVID» DI DONATELLO
Ingrid Bergman il 27 luglio a Messina
per la Rassegna Internazionale del Cinema
La manifestazione sarà inaugurata dal Presidente della Regione siciliana
e dal sottosegretario Resta - Presenti molti attori


Il Sottosegretario per lo spettacolo alla Presidenza del Consiglio, on. Raffaele Resta, ed il Presidente della Regione siciliana, on. La Loggia, inaugureranno sabato 27, nel ritrovo a mare della Fiera Internazionale, di Messina la III Rassegna Internazionale del Cinema che si concluderà, dopo una settimana di proiezioni, a Taormina, nella suggestiva cornice del Teatro Greco romano, con la consegna da parte di Donna Carla Gronchi, consorte del Capo dello Stato, dei «David di Donatello».
Il festival di Messina ha quest'anno assunto nel mondo del cinema una funzione di rilievo, dato l’alto tono di mondanità che l'Ente Provinciale del Turismo e l'AGIS sono riusciti a creare, assicurandosi la partecipazione non soltanto dei premiati dalla Giuria dell'Open Gate Club di Roma, ma di attori e di attrici di fama internazionale liberi da impegni di lavorazione nel periodo della manifestazione.
Ingrid Bergman che ha ricevuto l'Oscar per «Anastasia» ha confermato la sua presenza a Taormina ed alla Rassegna. Giungerà a Catania con un aereo della LAI ed una macchina dell'Ente Provinciale per il Turismo di Messina sarà pronta per portarla nel ritrovo della Fiera.
Purtroppo, Sir Laurence Olivier, interprete e regista di «Riccardo III», non potrà venire in Sicilia. In una lettera al comm. Michele Ballo egli ha espresso il suo rammarico di non potere essere presente alla cerimonia della consegna del «David» che considera alla stregua dell'Oscar americano.
L'aurea statuetta sarà ritirata in sua vece, dall'Ambasciatore del Regno Unito a Roma Sir Ashley Clarke. 
Dei premiati saranno pure a Messina in anticipo sulla serata conclusiva, il regista Federico Fellini e Giulietta Masina, il produttore Dino De Laurentis che sarà accompagnato dalla moglie, la nota attrice Silvana Mangano, Alberto Lattuada e la moglie Carla Del Poggio, il regista palermitano De Seta, il produttore Gualino per la Lux Film ed il Direttore Generale per l'Italia della Warner Bros. in rappresentanza di Jack Warner al quale è stato consegnato il «David di Donatello» per il film «Il gigante» l’ultima interpretazione di James Dean, prima della sua tragica scomparsa.
Hanno assicurato inoltre al comitato organizzatore la loro presenza la coppia Franco Interlenghi - Antonella Lualdi, la deliziosa Jacqueline Sassard interprete di «Guendalina», Madeleine Fischer, Giovanna Ralli, Marisa Allasio, Sandra Milo, Isabel Corey, Marisa Merlini, ed il cast di «Nonna Sabella», il film che la Titanus
invierà alla Rassegna, e cioè Tina Pica, Paolo Stoppa, Peppino De Filippo e Silva Koshina, l'indimenticabile attrice de «Il ferroviere».
Turisti d'eccezione, saranno pure presenti a Messina, il Principe Massimo e la consorte Dawn Addams.
Fra qualche giorno nei locali dell'Ente Provinciale per il Turismo di Messina funzionerà una segreteria speciale per la «Rassegna» diretta dalla signora Elena Valenzano dell'Open Gate di Roma.
La Radiotelevisione italiana ha assicurato il suo intervento con riprese che saranno irradiate ogni sera nel «cinegiornale».
GAZZETTA DEL SUD, Domenica 18 Giugno 1957


domenica 5 aprile 2020

Oggi e domani (mattinata studentesca) al PELORO






Cinema Teatro Peloro 1932 - 1959
Messina - via dei Mille, ang. via Tommaso Cannizzaro

giovedì 2 aprile 2020

Giudici, gambe & morale


 UNA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI ROMA
Le gambe di Sophia Laren
non offendono la morale
Una interessante udienza con esibizioni di fotografie
riproducenti donne nude di ogni tempo

Roma, 15 febbraio
La quarta sezione del Tribunale di Roma ha stabilito con regolare sentenza che le gambe di Sofia Loren non sono immorali.
Questa notizia consolante ha ripagato della delusione provata l’enorme folla che gremiva questa mattina, per la seconda volta, i corridoi e l’aula della sezione dove si è svolto il processo a carico del giornalista Gualtiero Iacopetti, direttore del giornale «Cronaca», imputato di avere pubblicato una foto riproducente le famose gambe in questione.
Delusione perché la folla attendeva di vedere in Tribunale la «Sofia Nazionale» in carne ed ossa, ma né la bella attrice napoletana, né il fotografo Domenico Esposito (autore della foto incriminata), citati come testi in difesa dell’imputato stesso Iacopetti si sono presentati in aula.
Il Tribunale ha pregato la difesa dell’imputato a rinunciare alle testimonianze sia dell’attrice che del fotografo.
Il P. M. non ha avuto nulla da eccepire ed è caduta così la multa di lire 10.000 che nella precedente udienza il Tribunale aveva inflitto alla bella attrice in udienza.
Prima che prendesse la parola il P. M., l'avv. Cesare D'Angeloantonio difensore dell’imputato ha esibito al Tribunale una serie di fotografie di belle donne riprese in audacissimi costumi, ben più provocanti di quella incriminata.
Fra la delusione dell'immensa folla che aveva atteso per oltre quattro ore, il P. M., affermando che la fotografia di Sofia Loren era sul confine fra il lecito e l’indecoroso, degradando la imputazione elevata contro lo Iacopetti da pubblicazione di foto oscene offendenti la morale in quella di pubblicazione di foto offensive della licenza, ne chiedeva la condanna ad un’ammenda di ottanta mila lire ma non per le riprodotte gambe di Sofia Loren, bensì per il nudo di un’artista straniero a pagina 40 del numero incriminato.
 L'avv. D'Angeloantonio ironico e brioso, vivace e frizzante, facendo un po' la storia del senso di pudore di epoca in epoca, di paese in paese, di mentalità in mentalità, e mostrando al tribunale una specie di album entro il quale erano raccolte quantità di nudi ben più provocanti di quella in contestazione, nudi pubblicati in Italia o circolanti in Italia per i quali nessuno si era mai sognato di elevare imputazione o lamentela qualsiasi, ha chiesto al Tribunale, se proprio non poteva assolvere l’imputato, l’applicazione del minimo dell'ammenda. Il Tribunale ha condannato lo Iacopetti all'ammenda di lire ottantamila, la confisca del numero nel erano stampate le foto cui aveva accennato il P. M. e la pubblicazione della sentenza in un numero di «Cronaca». 
GAZZETTA DEL SUD 3 febbraio


giovedì 19 marzo 2020

CINE ma POPolare - Cattivo gusto e classi popolari


Assodato che il pubblico popolare non va al cinema soltanto per scompisciarsi dalle risa, poniamoci questo interrogativo: l'attuale produzione di film cosiddetti popolari risponde effettivamente alle esigenze e ai gusti degli spettatori cui è destinata? Prima di tentare una risposta attendibile. e ragionata, occorre una messa a punto a proposito di gusti ed esigenze popolari. Scriveva Vito Pandolfi nel numero di agosto 1953 della "Rivista del cinema italiano": «C'è un cattivo gusto delle classi popolari che essi (certi produttori e certi registi) conoscono sufficientemente per ottenere a volte, quando l'imbroccano, sbalorditivi risultati finanziari». Proprio cosi: c'è un cattivo gusto dei vasti pubblici popolari, retaggio di antica ignoranza e di incivili condizioni di vita, che li sospinge sulle facili strade del melodramma lacrimogeno e delle distensive evasioni bassamente comiche. La naturale ed istintiva tendenza verso un mondo diverso da quello in cui abitualmente si vive, la perenne tensione dell'essere al dover essere, si trasforma, presso le moltitudini (operai, contadini, braccianti, impiegatucci, bottegai, artigiani ecc.), in preferenza per situazioni e personaggi semplicistici e convenzionali; sia nel comico sia nel drammatico, la loro simpatia è tutta per i buoni, i deboli, gli innocenti e gli ingenui e, in genere, per le vittime della soperchieria dei malvagi e dei furbi senza scrupoli. Mentre comprendono - e dalla comprensione nasce l'interesse - certe situazioni radicali (contrasto fra amore ed odio, amore e dovere, candore e malizia), mal comprendono invece le sfumature, i mezzi toni. gli stati d'animo complessi, Insomma l'autentica e poliedrica realtà umana, che raramente è tagliata con l'accetta.
Come sempre, il problema della diffusione dell'arte e della cultura è anzitutto un problema di educazione popolare: non si tratta di abbassare l'arte del film al livello di certo mal gusto popolare quanto di elevare gradualmente lo spettatore comune al livello dei film d'arte. Così facendo, si obbliga la produzione a cambiare gradualmente indirizzo in conformità dei nuovi orientamenti della "clientela"·
Dal canto loro, gli artisti possono e debbono maturare dallo spettatore popolare un insegnamento di alto valore: arte e sobrietà, bellezza e sincerità, buon gusto e sanità morale sono termini che, lungi dall'escludersi, si richiamano e si intrecciano nell'unità dell'opera. Un meccanico di Sulmona ci confidava che lui, al cinema, vuole innanzi tutto capire e, quando non ci riesce, il film non gli piace. Questo desiderio di chiarezza è molto diffuso nel pubblico popolare, che rifugge dal cerebralismo e dalle costruzioni sofisticate: In nome della legge e Due soldi di speranza vengono senz'altro preferiti a Miracolo a Milano ed Europa '51.
Sviluppando un motivo accennato dal Pendolfi e dal Chiarini, crediamo di poter affermare che, oggi in Italia, non esiste ancora una cinematografia largamente popolare, che salvi al contempo le ragioni dell'arte e della cultura. Tuttavia è doveroso e gradito riconoscere che le opere migliori del realismo hanno indicato la strada buona e ne sono un valido esempio i due film citati. Rammentino i nostri registi di maggior talento che i film di Matarazzo, Brignone, Costa ecc., il cui successo è dovuto ad un'abile speculazione sui temi e sentimenti perenni dell'anima umana, hanno, se non altro, il pregio di non essere difficili: muovendo dagli stessi temi, ma percorrendo ben altri itinerari, è certamente possibile produrre opere dignitose e largamente popolari. La lezione di Chaplin è sempre valida: tutti i suoi grandi film (dall'epoca del muto al recente Luci della ribalta) hanno saputo in tutto il mondo interessare e commuovere milioni di spettatori di ogni categoria sociale, in particolare quelli delle classi popolari; la stessa convenzionalità di alcuni temi e situazioni. è sempre riscattata dalla finezza delle analisi psicologiche, dal preciso mordente delle annotazioni di costume, dalla rigorosa coerenza dello svolgimento narrativo.
Per concludere, la responsabilità della carenza di una buona cinematografia largamente popolare non può farsi risalire esclusivamente all'ignoranza e al mal gusto del pubblico e alle dure leggi della "cassetta ". Le stesse non trascurabili difficoltà di ordine censorio non sono bastevoli ad assolvere completamente i nostri registi di maggiore impegno e valore; probabilmente, come scriveva Fernaldo Di Giammatteo (" Rassegna del film", n. 15 del giugno 1953), essi si sono piegati un po' troppo ai compromessi esterni ed interiori, abdicando, talvolta, alla propria personalità.
CARLO SANNITA
CINEMA quindicinale di divulgazione cinematografica Volume XII Terza serie  Anno VII 1954 10 Novembre