Contro le presentazioni
Dalle colonne del “Lavoro Fascista” ed al microfono della
radio ho iniziato una crociata per l'abolizione delle presentazioni. Voglio ora
rivolgermi al pubblico appassionato di cinematografo dei lettori di “Film” per
esporre le ragioni artistiche e pratiche che militano a favore di questa
abolizione, o quanto meno di radicale trasformazione.
Ragioni artistiche. La dignità di uno spettacolo
cinematografico è gravemente offesa dall’intrusione di queste brevi antologie del
film futuro, redatte in forma di miscellanea caotica, con frammenti di scene
senza nesso che non danno affatto l’idea del contenuto reale delle intenzioni,
del valore del film. Inoltre il produttore, nell’illusione di far colpo sul
pubblico, condisce questa insalata, con delle didascalie apologetiche che
potrebbero servire ad esaltare il lucido da scarpe sugli affissi delle
cantonate “Il più brillante prodotto dell’annata” “due ore di continuata ilarità”
“Il vertice dell’emozione e della passione” e avanti su questo tono. Tutto ciò
degrada Io spettacolo.
Ragioni pratiche. Tali “presentazioni” sono assolutamente
negative come richiamo pubblicitario. Il pubblico non abbocca alle qualifiche
mirabolanti e non è affatto solleticato dai frammenti proiettati. Chiunque
assiste a tali presentazioni ascolta, dai vicini, esclamazioni ironiche che
assicurano dell’effetto sconcertante ed allontanante della miscellanea comparsa
sullo schermo. A questo si aggiunga che l'inclusione degli interessantissimi
corti metraggi, resa recentemente obbligatoria, suggerisce la necessità di
alleggerire il programma. Ora le “presentazioni” normalmente sono due invece di
una ed hanno assunto un metraggio il cui ingombro nell’economia generale, è più
che evidente. Interpellati, i produttori sono stati lieti di adeire
all'abolizione di una simile spesa inutile.
Rimangono gli esercenti i quali ritengono che tali
presentazioni giovino a richiamare l'attenzione sui prossimi spettacoli. Per
aderire a tale loro desiderio si potrebbero ridurre le “presentazioni” a un semplice
annuncio tipografico contenente il titolo del film futuro, il nome del regista
e quello dei suoi interpreti. Se quest'annuncio puramente tipografico è poco
visivo si può anche consentire che venga riprodotta l’immagine degli interpreti
principali. Comunque, dovrebbe essere tassativamente proibito:
1 – che tali presentazioni oltrepassassero la misura di 50
metri;
2 – che se ne proiettasse più di una per spettacolo.
Credo che l’opportunità di questa riforma sia oramai entrata
nella convinzione dei dirigenti la nostra cinematografia e mi auguro tanto cha
essa, venga al più presto applicata.
Alessandro
De Stefani
Caro De Stefani, vorrei aggiungere una cosa. E perché non si
dovrebbe abolire anche la parola “presentazione” che deriva dal “present”
americano? Perché un film – che è dopo
tutto uno spettacolo -
deve venire “presentato” dalla tal casa, mentre gli altri
spettacolo vengono “rappresentati” (da rappresentare, rappresentazione)? Quel
“presenta” non da un po’ fastidio? Mi fa temere – quando lo vedo – che di li a
poco, la distribuzione degli attori (“cast”) sarà chiamata “casto”. Che ne
dici?
D.
film SETTIMANALE DI CINEMATOGRAFO
TEATRO E RADIO ANNO V - N. 7 14 FEBBRAIO
1942 XX
Presentazione, rappresentazione, prossimamente qui, infine
vinse il trailer che soccombette al coming
soon!
Scaletta foto: 1 Clara Calamai e Vittorio de Sica ne La guardia del corpo (Prod. Inac, Distr. Titanus) - 2 Ilsa Werner nel film Ufa Arditi
dell’oceano (Distr. Enic) - 3 Alida Valli e Carlo Ninchi in Catene invisibili prodotto
dall’Italcine e distribuito dall’Ici. (Fotografie Bragaglia, Ufa e Vaselli)
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