La versione cinematografica del personaggio di Philip Marlowe
è quella che ci ha dato Humphrey Bogart in The
Big Sleep (1946, Il grande sonno]
di Howard Hawks (sceneggiato, tra gli altri, da William Faulkner). ln questo
film Philip Marlowe viene convocato alla lussuosa residenza
del Generale Sternwood [Charles Waldren), un ricchissimo
cliente che gli assegna l'incarico di trattare con un creditore, a causa di
debiti di gioco, di sua figlia Carmen [Martha Vickers). Il mandato affidatogli
conduce Marlowe in un mondo popolato di personaggi dalle motivazioni e
dalle identità personali mai perfettamente chiare, nel corso
della generale, implacabile e implacata lotta per la vita, nella quale la
figura del « detective ›› apporta il desiderio onesto e virile di scrutare a
fondo ogni verità, anche la più ripugnante ed incresciosa. Dov’è Sean Regan,
qual è la natura della relazione tra l'altra figlia del Generale Sternwood, Vivian
[Lauren Bacall] e Eddie Mans [John Fidgelyl, qual è la natura della relazione
tra qiuest'ultimo e il ricattatore Geiger (Theodore von Eltz], chi è Harry
Jones [Elisha Cook jr.), il piccoletto che pedina Marlowe in continuazione? La
sfuggevolezza e la fluidità delle relazioni tra i vari personaggi viene
riassunta dall'ambivalente e complessa personalità di Vivian Sternwood, ora
disposta ad aiutare il protagonista, ora pronta
a tradirlo. L'identità dello stesso Philip Marlowe si
rinfrange nelle successive maschere che è costretto ad indossare: collezionista
di libri rari, funzionario di polizia, ignaro automobilista di passaggio,
sempre con secondi fini, per carpire informazioni o accedere a luoghi
altrimenti interdetti. Nel complesso sviluppo di torbide relazioni intrattenute
dai modi irreducibilmente insanabili dell'essere e dell'apparire anche gli
oggetti conoscono curiosi le inquietanti «détournements »: una statuetta di
Buddha dissimula una macchina fotografica, il diario di Geiger cela
l'anfibologia di un codice segreto, un « drink ›› offerto come innocente Whisky
contiene il mortale cianuro. Marlowe e Vivian sembrano discutere di corse di
cavalli e invece discutono le tattiche dell'atto sessuale. La scena tra Marlowe
e la ragazza della libreria [Dorothy Malone) è la rivelazione di una
prorompente « joie de vivre » e di un'incontenibile carica sessuale subito
ellitticamente abbandonata, segno dello spirito sottilismo dell'autore che riesce
la cogliere la verità di un gesto, di uno sguardo, e prima ancora di un
desiderio peccaminoso anche nei personaggi meno sospettabili, risvegliando il
gusto per l'osceno dello spettatore senza tuttavia mai preoccuparsi di precisare,
portare a termine, lasciandoci dunque anche nelle parentesi di divertimento il
senso di una crescente inquietudine. Le reazioni dissimulate dei personaggi
danno luogo talvolta a improvvise esplosioni di violenza, come nel caos dell'uccisione
di Geiger, Brody (Louis Jean Heydt] e Mars, e in quello delle percosse che
riceve Marlowe, dapprima da anonimi assalitori in agguato per strada, in
seguito da Canino [Bob Steele). Come succede spesso nel « film noir ›› la
violenza è associata a reperti e campioni della civiltà urbana le industriale:
l'automobile del Generale Sternwood viene ripescata dall'oceano con a bordo il
cadavere dell'autista, Sean Regan. Nella scena di apertura del film il Generale
Sternwood, che vive nel chiuso di una serra surriscaldata come un ragno
imbottigliato, parla delle sue orchidee odorose di corruzione e del sangue
corrotto di sua figlia, il dialogo con i suoi doppi sensi e le immagini che
riesce a trasmettere, malgrado ogni codice di decenza, si infittisce di accenni
a una sessualità aberrante: la ninfomania di Carmen, l'omosessualità che
trapela dalla relazione Generale Sternwood/Regan e da quella Geiger/Lundgren
{Tom Rafferty], lo strano atteggiamento di Vivian che prima di slegare Marlowe
si china a baciargli le ferite, le fotografie pornografiche scattate da Geiger,
collezionista di libri rari e di ninnoli orientali [ancora una volta
l'interesse per l’arte è sintomo di depravazione morale, secondo
l'antintellettualismo più volte riscontrato). La nebulosità delle motivazioni
dei personaggi si riflette negli ambienti predominanti nel film: buio, bruma,
scrosci di pioggia. La messa in scena concorre a creare un clima generale di
claustrofobia e gli insetti umani che vi soggiacciono sembrano auto-conservarsi
grazie soltanto a una specie di vita postuma.
FINE
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