La
prima apparizione della figura del « private eye ›› nel cinema hollywoodiano
classico si ha proprio con la trascrizione cinematografica del romanzo forse
più famoso di Dashiell Hammett, «The Maltese Falcon».
Il film omonimo è di Roy Del Ruth, l'anno il 1931, il
«detective›› protagonista, Sam Spade, è interpretato da Ricardo Cortez. Il
fatto che il film sia dello stesso anno di Little
Caesar di Mervyn LeRoy ci dice che il film di «gangsters» e il «detective thriller»
sono fenomeni oltre che coevi complementari, riflessi di una stessa realtà turbolenta.
Ma mentre Little Caesar inaugura un
genere salutato dalla fortuna e dal successo fin dalla sua prima apparizione,
punto di partenza per uno sviluppo regolare e ininterrotto, il film di Roy Del
Ruth, pur disponendo di un inconfondibile marchio stilistico e iconografico,
non è che una specie di staffetta che precede di anni la piena affermazione e
il successivo sviluppo del genere ad esso legato.
La versione di Roy Del Ruth del romanzo di Hammett è
forse la più fedele al «plot» originario, imperniato sull'intricata e ossessiva
ricerca da parte di avventurieri (Joel Caino), collezionisti [Gutman), « femmes
fatales » [Brigid O'Shaughnessy),
investigatori privati [Sam Spade e il suo socio Miles Archer, una delle prime vittime),
poliziotti, « bad guys ››, della preziosa statuina del falco. L'abile messa in
scena di Roy Del Ruth non si lasciava sfuggire il « côté » più torbido ed
inquietante della vicenda, stando sempre a ridosso dei personaggi e assegnando
al rapporto tra Sam Spade e Brigid O'Shaughnessy, l'assassina di Miles Archer,
la giusta connotazione di una schermaglia erotica. L'equivoca figura del
panciuto collezionista, Gutman, dava risalto all’anti-intelletualismo cosi
tipico del cinema e dell’anima americani [si ricordi la collezione di objets d'art che introduce nel mondo perverso di Laura): il collezionista è la versione
feticistica, rapace e grifagna dell’esteta e dell’intellettuale.
Del
1936 è la seconda versione del romanzo di Hammett, Satan Met a Lady di Wlliam Dieterle.
Ma il « detective thriller ›› fa ufficialmente ingresso
nella storia delle forme cinematografiche con The Maltese Falcon (1941, Il
mistero del falco) di John Huston, terza versione del romanzo di Hammett,
con Humphrey Bogart nella parte di Sam Spade, il prototipo dell'« hard-boiled »
avvezzo alla violenza e al cinismo {« quando ti danno uno schiaffo te lo prendi
e ci prendi gusto ››) che si fa strada in mezzo a un gruppo di criminali
desiderosi di mettere le mani sull'uccello incastonato di pietre preziose.
Il
film è girato quasi per intero in interni, in ambienti in cui i personaggi si
sentono messi alle strette, sottoposti all'esercizio incessante di uno sguardo
beffardo e impietoso. Gaspar Gutman (Sidney Greenstreet] è il collezionista
pancione e effeminato, sardonico e canzonatorio come un
baronetto inglese. Brigid O'Shawghnessy (Mary Aistor)
«è l’ennesima reincarnazione della donna castratrice. Joel Cairo (Peter Lorre]
è l'untuoso e ricciuto assistente di Gutman, Elisha Cook jr. impersona Wilmer,
un bravaccio smidollato. John Huston da parte sua non fa che tessere attorno a
tutti questi personaggi un fitto rammendo di inquadrature che li catturano, li
giustappongono, li separano in un'aggrovigliatissima composizione in cui la
massima discontinuità del « decoupage ›› sembra accerchiare ed isolare i vari
figuranti in un 'senso generale di solitudine e di minaccia. C'è una scena in cui
Sam Spade viene interrogato dal Procuratore Distrettuale. Questi rassicura il
«detective ›› che .non ha nulla da temere, a patto che non abbia nulla da
nascondere. Spade risponde: « Tutti hanno qualcosa da nascondere ››. Questa
affermazione suona come una lapidaria epitome dell’universo del film, in cui
essere e apparire sono due cose completamente diverse, le identità personali
sono incerte e sfumano una nell'altra, le relazioni intersoggettive sono
caratterizzate dalla loro intrinseca doppiezza e perfino gli oggetti si
rivelano falsi [la stessa statuina del falco, la cui erranza di mano in
mano è costellata di morti, non è che una volgare imitazione dell’autentica
«rara avis ››). Brigid O'Shaughnessy si fa chiamare anche Wonderly e Le Blanc,
Joel Cairo esibisce passaporti svizzeri, francesi ed inglesi. Gutman acconsente
che Wilmer, il suo « protegé ››, venga usato come capro espiatorio. Brigid
tradisce Thursby, Archer e Spade. Questi tradisce Archer, Brigid e Gutman.
Archer andando a letto con la moglie di questi. Gutman facendo finta di essere
in possesso della statuina del falco, Brigid consegnandola al suo destino e
reprimendo ogni desiderio di aiutarla. Gutman ha parole di ammirazione per
Spade e gli tocca un ginocchio [« Lei è l'uomo che fa per me ››] mentre aspetta
che il narcotico somministratogli in un « drink ›» faccia effetto.
L'improbabilità del soggetto ha una chiara funzione
distanziatrice e metaforica essa non è che una beffarda e blasfema
secolarizzazione della ricerca del Santo Graal (del resto anche in Moby Dick,
John Hustoin darà prova dello stesso vigore ateo, identificando simbolicamente
la lotta con il Male con quella contro Dio: « Colpirei il sole se
osasse insultarmi! ›› dice Ahab; « Se
Dio avesse voluto farsi pesce, avrebbe scelto senz'altro di diventare la balena
›› dice un marinaio; « Volevo fosse chiaro che Moby Dick rappresenta l'impostura
assoluta di Dio, la sua crudeltà, la sua inumanità ›› ha dichiarato lo stesso
Huston). La qualità delle azioni compulsive dei personaggi di The Maltese Falcon ricorda l'ansia di
eroi spinti a raggiungere una certa meta, a ritornare in patria, a raggiungere
la Città Celeste, il cui timore di non raggiungere questa meta è ancora maggiore
della paura dei particolari orrori che incontrano sul loro cammino.
L'ostinazione, la consapevolezza, l’idealismo di Parsifal cedono
realisticamente il passo alla monomania, la rapacità e il cinismo dei
personaggi di The Maltese Falcon.
D'altronde l'oggetto della loro ricerca è la statuina di un uccello, il quale
nell'iconografia religiosa e nel folklore cristiano appare sempre come
depositario e interprete della superiore musica delle sfere e dei cori delle
gerarchie angeliche. « Salmisti di Dio ›› per Sant'Ambrogio, gli uccelli
ricompaiono nell'iconografia ispirata a San Francesco, e se il medioevale
Gonzalo de Berçeo ci presenta certi uccelli particolarmente colti in funzione di predicatori, anche la poesia rinascimentale
e barocca influenzata dal neoplatonismo, presenta infiniti travestimenti
cristiani del mito di Filomela. È con il romanticismo che questo dialogo
ornitologicoincomincia a spezzarsi: Keats e Shelley vorrebbero comprendere il
linguaggio dell'usignolo e dell'allodola, ma se ne sentono irrimediabilmente
esclusi. Non esiste più la possibilità della « natureingang ›, della fusione
fra il canto del poeta e quelllo degli uccelli, in un inno di riconoscenza al
Signore. L'archetipo dell'uccello ricompare nella versione neogotica del
Vampiro, in quella apocalittica di The
Birds di Alfred Hitchcock e, nel caso in questione, in quella dissacrante del falcone
maltese. Infatti nel filmdi John Huston le azioni dei vari personaggi non sono poste
né al servizio di qualche fine « superiore ››:né di qualche destino
provvidenziale. Essi sono « displaced persons ›› particolari, data la loro
alienazione da una meta verso la quale gravitano sempre e per la quale sono
costretti a creare un surrogato mondano e secolarizzato: il falco che
rappresenta simbolicamente anche la loro posizione nei confronti dell'organizzazione
sessuale [la statuina è il Fallo] e dell`organizzazione economica della società
[la statuina è il Denaro). La stessa « withdrawal of
affect ›› [ritirata dagli affetti), così tipica degli eroi edificanti, non è
qui che un tratto pervertito. ll parsifalismo cede il passo alla misoginia di
Sam Spade, che quando bacia Brigid le stringe la gola tra le mani. Né il film
stesso è esente da una certa misoginia: quando nel suo appartamento Spade si
china a baciare di nuovo la donna la macchina da presa si sposta in direzione
della finestra aperta da cui si intravede la figura minacciosa di Wilmer,
appostato per strada, associando così effusioni erotiche e pericolo. Il finale
del film, quando Brigid apprende da Spade
che l'aspetta la prigione e probabilmente la morte, non ha nulla di patetico,
né l'abbandono è doloroso. «Se gli ammazzano il socio uno deve pur fare
qualcosa » è la giustificazione del « detective ›› che soppianta
ogni regola cavalleresca in nome di una cinica etica professionale. E prima che
il cancello dell’ascensore si richiuda su di lei con le sue sbarre simili a
quelle di una cella, Spade non ha dubbi circa la propria capacità di auto-conservazione:
«Avrò qualche notte insonne, ma poi passerà». (continua)
Franco Ferrini, I GENERI CLASSICI DEL CINEMA
AMERICANO, BIANCO E NERO, 1974 Fascicolo ¾