Patto col diavolo: Origine: Italia - produzione: E.N.I.-C. 1949 -
produttore: Albert Salvatori - regia:
Luigi Chiarini – soggetto: Corrado
Alvaro - sceneggiatura: C. Alvaro, L. Chiarini, Mario Serandrei, Sergio
Amidei e Suso Cecchi D’Amico - fotografia:
Carlo Montuori - scenografia: Guido Fiorini -
musica: Achille Longo – costumi:
Maria De Matteis – attori: Isa
Miranda, Eduard Cianelli, Jacques
Frangois, Ave Ninchi, Camillo Pilotto, Umber to Spadaro, Ann Vernon,
Checco Rissone, Luigi Tosi, Annibale Betrone,
Guido Celano, Fiore Davanzati, Lamberfo Picasso, Nico Pepe, Oreste Fares, Alfredo Robert.
Molti giudizi su Patto col diavolo (e parlo soltanto dei giudizi dettati la onestà
critica) appaiono irrimediabilmente viziati dalla facile condiscendenza al
luogo comune. Di questo film si è discusso troppo, e disordinatamente, tanto che riesce malagevole, a
distanza di tempo, sgombrare il terreno dalle erbacce che lo infestano. In
sostanza l’opinione comune appare sintetizzata in alcuni periodi d’un capitolo sul
«cinema italiano del dopoguerra», pubblicato da Sequenza, che non sarà fuor di luogo riferire integralmente. « La
puntuale cultura cinematografica, e non solo cinematografica di Luigi Chiarini
- si legge in quel capitolo - controlla
troppo la regia e non lascia scampo a nessuna
di quelle assurde impennate che sono
proprie del creatore. Ogni sequenza, ogni inquadratura è troppo freddamente
impostata sulla scorta di una rigidità più critica che creativa, e il film, nel suo complesso,
risulta privo di sensibilità, meccanico, ed eccessivamente perfetto. Però
intendiamoci, rilievi simili, è soltanto possibile farli su un film eccezionale, che non
può essere trascurato data la sua personalità e che pretende, in modo assoluto,
in sede critica, un metro elevato e non alla portata di tutti. Alcune sequenze,
come quella iniziale, sono di una rara potenza e si sviluppano con un ritmo
rigorosamente visivo, creando, senza indugio, una atmosfera ben definita.
L'opera di Luigi Chiarini resta, comunque, su una posizione di punta nella
eterogenee produzione cinematografica italiana del dopoguerra.
Che cosa significa controllare
troppo la regia, e che cosa significa che ogni sequenza è impostata sulla
scorta di una rigidità piú critica che creativa? Non significa nulla. Un
giudizio di tale genere non è un giudizio, è la ripetizione di un equivoco che
impedisce qualsiasi esame obbiettivo, della materia di Patto col diavolo. Si ragiona pressappoco cosí: Luigi Chiarini è un
teorico del cinema che nei suoi libri ha lucidamente risolto, sulla base di una
concezione estetica coerente, i problemi più importanti dei film come opera d'arte ed
ha perciò dato prova, nei confronti di questi problemi, d'un acume critico
indiscutibile. Per conseguenza, i suoi film non possono non essere impregnati
di questo atteggiamento che con la creazione vera e propria non ha molti punti
di contatto. (continua)
Fernaldo Di Giammatteo BN BIANCO E NERO RASSEGNA MENSILE DI STUDI
CINEMATOGRAFICI ANNO XI N.10 OTTOBRE 1950
Nessun commento:
Posta un commento