mercoledì 16 novembre 2016

“ Come al cinematografo “ pat. 2


Ogni arte, e ogni nuovo atteggiamento umano che proviene dalla finzione artistica, agiscono sul principio con una violenza estrema. Come il gusto dell’Opera nell’Ottocento improntò di sé grandi e piccoli drammi umani e penetrò le tecniche delle altre arti e la moda e il linguaggio e la concezione intera della vita, al punto che noi non possiamo pensare a quel secolo se non sotto l’influsso del melodramma, del grande gesto, dell’eloquente, del declamativo, così non possiamo definire il nostro tempo se non sotto l’influsso delle arti meccaniche. Anche all’apparire di queste vi fu un eccesso, una rivoluzione del costume: sembrò che la vita si atteggiasse a cinema, e l’ideale della bellezza virile e femminile e la moda e gli atteggiamenti e il linguaggio e l’arredamento e lo sport. Bisognò abituarsi a questa nuova estetica: tutto per alcuni anni è stato cinematografo, anche negli invasamenti dei letterati. Arte fatta di atteggiamenti e di gesti, foggiò un’umanità  di gesti e di atteggiamenti. Parlo qui delle grandi masse umane. Di dove proverrebbe, diversamente, lo spettacolo che offrono alcune spiagge estive o alcuni campi di sport invernali dove il mare e la neve hanno soltanto un valore di sfondo, di ambiente, di scena, mentre l’importante è di trovarsi come in una rappresentazione,farsi fotografare in costume come in un travestimento, assumere delle pose e vivere nella finzione di queste pose.
Il cinema ha dato all’uomo un senso nuovo: di agire come in una finzione e di vedersi agire. Allo stesso insegnamento del cinema s’ispirano alcuni fatti di cronaca che si leggono nei giornali: ognuno dei protagonisti del piccolo dramma o della piccola commedia quotidiana recitano una parte che ricorda il film di ieri: Gli stessi cronisti hanno imparato a scrivere col movimento dei film. E’ avvenuta una unificazione di costume. A mano a mano che il cinema conquista nuovi popoli vi porta un diverso orientamento della vita; tanto che per alcuni paesi di colore si sceglie la produzione cinematografica che dia la migliore immagine della razza bianca, contagioso com’è l’esempio e il modello di quell’arte. All’apparire di alcuni film polizieschi presso alcuni popoli primitivi, sono accaduti delitti reali ispirati alla finzione cinematografica.
E poi: legioni di ragazze si somigliano da quando hanno per modello le eroine del cinema. L’ultimo colpo alla civiltà di masse, come si chiama comunemente la nostra, lo ha dato la radio che rende il mondo d’ora in ora partecipe degli avvenimenti più lontani nell’istante in cui si svolgono, come a dilemmi che toccano la vita di tutti e che tutti finiscono con l’ingegnarsi a risolvere. Molta della calma antica proveniva dal fatto che dei drammi agitanti la storia quotidiana l’eco arrivava quando il fatto era già al suo epilogo.
Il cinema agirebbe dunque come livellatore e insieme come corrosivo del carattere e della personalità; nello stesso tempo offre alle folle ignare un modello universale come nessun altr’ arte fu capace, né l’Opera dell’Ottocento né la pittura del Rinascimento- Il fatto è che i modelli proposti da questi due secoli nelle loro arti furono ardui, indicavano qualcosa di eroico; mentre quest’arte nuova nella sua espressione più comune offre quasi un galateo della vita quotidiana. Ciò che non sarebbe poco. Per identificarsi a un eroe del Cinquecento o dell’Ottocento occorreva un’aspirazione d’una certa misura, spesso più grande dell’uomo. L’eroe che ci offre il cinema, ha detto un attore americano, è un bravo ragazzo che chiacchiera, sorride, danza, abbraccia una donna bella, passeggia negli ambienti più diversi, sotto la guida di un regista e sotto la regola di uno scrittore d’un truccatore d’un operatore che vogliono renderlo intelligente e affascinante. Per questo i film realistici sono destinati al più sicuro insuccesso, almeno fino a quando durerà l’influsso del cinema americano.
Bisogna consumare questa nuova estetica del costume sociale come si consumano tutti i nuovi atteggiamenti creati dalle arti, poiché sono sempre le arti a determinare gli atteggiamenti umani di fronte alla realtà: Il cinema arriverà alle sue ultime conseguenze e al suo estremo sviluppo. Se seguiterà quale è oggi comunemente, cioè un gioco convenzionale, decadrà come è destino di ogni arte convenzionale. Se affronterà la realtà come ogni altra grande e vera arte, sarà forse meno popolare: e non si può immaginare una così complessa e costosa industria messa a servizio di pochi. Mi sembra ora che un certo cinismo nella vita e nel costume provengano dal cinema, e precisamente dalla sua leggerezza nel trattare le passioni umane. Sempre, quando l’arte fu un gioco sentimentale, la realtà fu cruda e cinica. Poiché l’uomo crede speso di aver pagato il suo tributo ai buoni sentimenti prendendone solo l’atteggiamento. E il cinema ha la virtù di dare a ciascuno degli spettatori l’illusione di essere lui il facile eroe che agisce sullo schermo, appunto perché s’è sviluppato in un paese di differenze sociali profondissime, in America, e noi lo abbiamo accolto e imitato tale e quale.
Il cinema sarebbe al punto cui era l’Arcadia prima della grande fiammata romantica. Convenzione, maniera. L’arte dell’Arcadia “ si presentava come contrasto tra l’onore e l’amore, la città e la villa, tra le leggi sociali e le leggi della natura. Naturalmente è la natura che vince … L’ideale poetico, posto fuori della società, rivelava una vita sociale prosaica, vuota di ogni idealità “. Sembra una definizione del cinema (ed è Francesco De Santis che parla dell’arte del Seicento); del cinema quale è stato codificato, regolato, imposto dall’industria americana e come è perpetuato dai tre quarti dell’Europa. Ma ancora il cinema non ha dato fondo alle sue possibilità tecniche. Verrà il colore dopo il parlato. Poi verrà il rilievo. Al termine del suo progresso non gli rimarrà che diventare un fatto poetico e umano.

CORRADO ALVARO, 1937

Nessun commento:

Posta un commento