domenica 3 gennaio 2016

La discesa agli inferi di David Gray

OGGI
al Circolo di Cultura Cinematografica “ Yasujiro Ozu “

Storia di pulsioni e di sangue, di libido e di morte, Vampyr, attraverso,una trama dai molteplici centri, riconduce il motivo del vampirismo alla dimensione labirintica del sogno e rende visibile la dinamica dell'inconscio. Del resto, lo statuto oggettivo del reale è messo radicalmente in discussione dalle peregrinazioni di David Gray, dal suo trovarsi in mezzo a cose e ambienti dotati di valenze indecifrabili o aperti a significazioni minacciose, oscure. Nel perimetro onirico, infatti, i dati risultano sovvertiti. Anche l”insegna di una locanda o una stampa contengono premonizioni, allusioni, taciti richiami. Tutto diviene fluido, impreciso. Vampyr propone una discesa nelle stratificazioni dell’inconscio. Vuole, insomma, essere scrittura che si esprime nel linguaggio dell’altro, e presentarsi inequivocabilmente come finzione. Un flusso narrativo omogeneo organizza contemporaneamente il gioco polivalente degli attanti (i personaggi, gli oggetti) e la danza delle ombre (si vedano, durante l'esplorazione di David Gray nella fabbrica abbandonata, le silhouette: dei ballerini in costume e dell’orchestrina proiettate in rapida successione su una parete bianca), rinviando apertamente all'irrealtà delle epouvante e richiamando la definizione del cinema come territorio del fantastico. Ma Vampyr si configura come finzione anche perché, lasciando parlare l’altro, o meglio utilizzandone il linguaggio, è già scrittura, organizzazione di segni in un sistema
trascendente.


 Pier Giorgio Tone, Carl Theodor Dreyer, Il Castoro Cinema, La Nuova Italia, 1978


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