Michel Tournier (1924-2000)1
Nato nel centro di Parigi, ha capito immediatamente che si
trattava della città più inospitale del mondo, soprattutto nei confronti dei giovani.
Così abitò per tutta la vita nel presbiterio di un piccolo villaggio della
valle di Chevreuse, quando non viaggiava per il mondo, con una predilezione per
la Germania e il Maghreb. Le sue ceneri sono custodite nel suo giardino,
all'interno di un sepolcro scolpito che rappresenta una figura supina con il
volto nascosto da un libro aperto, sostenuto da sei scolari che ricordano, con
le loro varie pene, una versione infantile dei Borghesi di Calais di Rodin.
Dopo lunghi studi di filosofia è arrivato abbastanza tardi
al romanzo, che ha sempre concepito come una fabulazione dall'apparenza il più
possibile convenzionale, che ricopre un'infrastruttura metafisica invisibile,
ma dotata di un attivo irradiamento. In questo senso è stata spesso pronunciata
la parola mitologia a proposito della
sua opera.
Se si dovesse riconoscergli un predecessore e un’etichetta,
si potrebbe pensare a ].K. Huysmans e a quella di naturalista mistico. Perché ai suoi occhi
tutto è bello, anche la bruttezza; tutto è sacro, anche il fango.
A proposito dell’ amore, diceva: «C”è un segno infallibile
da cui si riconosce che si ama d”amore qualcuno: è quando il suo volto vi ispira
più desiderio fisico di qualunque altra parte del suo corpo».
Se avesse avuto una tomba, ecco l’ epitaffio che avrebbe voluto
vi fosse scolpito: «Ti ho adorata, mi hai ripagato cento volte. Grazie, vita! ››.
1 Un
giornale ha svolto recentemente un'inchiesta sul tema seguente: quale sarà
secondo voi il grande avvenimento che segnerà l”anno 2000? Ho risposto senza
esitare: la mia morte. E ho evocato il vasto e sontuoso corteo che accompagnerà
le mie spoglie al Pantheon, al suono dell'Allegretto della 7a sinfonia di
Beethoven. Mi si dirà: perché morire nel 2000? Perché avrò 76 anni. Mio padre è
morto a quell'età, come suo padre ecc. E una bella età per morire. Con un po'
di fortuna e di assennatezza si evitano cosi le sofferenze e le umiliazioni della
vecchiaia; e poi basta, non è vita a sufficienza, quella?
Michel Tournier, Immagini, paesaggi ed altre piccole prose,
Garzanti, I Coriandoli, 1990
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