Spianate le tende dei nuovi profeti, la polemica, come
s'è detto, è continuata sotterranea nella Francia moderna. Essa è arrivata alla
luce del sole tutte le volte che il paese è stato squassato da una ideologia,
da una passione, o dal piede dello straniero. Il problema s'è posto con Zola durante
l'affare Dreyfus; con Jaurès e con Péguy al principio dell'altra guerra; s”è
ripresentato con i nostri due morti nel corso della lotta civile che ha opposto
sanguinosamente le due Francie negli anni del1°occupazione tedesca.
Il dovere s'è atteggiato, per chi era in buona fede,
per chi si è buttato nella lotta col cuore, in due modi' diversi. Tanto
Brasillach come Prévost hanno pagato con la vita la fede alla loro giovinezza;
ma uno è morto alla luce del sole e l'altro negli incerti mattini che assistono
alle esecuzioni.
Non è lecito ricercare nei due, oltre la polemica che non
tocca uno straniero educato, il punto del loro avvicinarsi?
Questo punto è, ancora una volta, il cinematografo. Il
cardinale di Retz, che era stato un protagonista della prima Fronda e che era
quindi in grado di intendersene, ha lasciato scritto che << la più grande
disgrazia delle guerre civili è che si è responsabili anche del male che non s'è
fatto >>. Ricordiamoci che la pagina innocente nella cultura di questi due
scrittori, come si dice con termine alla moda, << impegnati >>
nelle passioni e nelle fazioni del loro tempo è stato il gusto delle sale
oscure, dove esseri silenziosi, che non si
conoscono, che sono stati lì condotti dal caso,
assistono con interesse, con noia e qualche volta con disgusto, ad azioni, fantasticherie,
atteggiamenti di ombre che si muovono nel fondo, proiettate da un fascio di
luce, sulla bianca tela dello schermo.
Questo fatto enorme che è stato il cinematografo per i
moderni, s’è incontrato in due intelligenze, votate per tutto il resto alle
differenze più complete, ma, in questo piacere, all’unisono. Per questo piacere
le due esistenze hanno avuto un momento di abbandono e di quiete. Avvicinati
dal gusto del cinema, Roberto e Giovanni hanno trovato momenti di calma, di
tranquillità, di sogno, in anni che non promettevano nulla di buono. Forse
anche una conferma e un incoraggiamento al loro egoismo. Forse Brasillach e
Prévost hanno trovato la forza della penosa ultima ora nel
ricordo degli incantevoli, innocenti film in cui una civiltà lontana, e per tanti
lati ancor fanciullesca, rievocava le storie del passato prossimo. Con l’infallibile
<< Colt» impugnata dalla mano ferma, William Hart abbatteva, uno dopo
l'altro, gli indiani o i banditi assalitori; Douglas, nelle vesti di Zorro, sfidava
i più incredibili pericoli; più umanamente, con più profonda poesia, armato solo di una bombetta, di
scarpe sformate, di un ridicolo bastoncino, Carletto Chaplin affrontava le
miserie dell’esistenza e le delusioni d’amore. Nel buio, due giovani, ancora
felici, che avevano successo nella vita, i cui libri erano apprezzati, la cui
salute era buona, assistevano commossi a così innamoranti finzioni di vita. Mai
avrebbero pensato che sopra di loro incombeva un nembo ben più tremendo, che il
cinema, come le antiche arti, avrebbe conquistato le sue patenti di nobiltà
insegnando le cose supreme.
Nelle paginette eleganti della «Nouvelle Revue Française >> e della << Revue Universelle >> Prévost e Brasillach stendevano, acutamente, amorosamente, sul cinema le loro intelligenti riflessioni critiche. Forse il cinema li ha premia ti insegnando loro', non solo a vivere, ma a morire.
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