Il suo modo più naturale di racconto è l'elencazione:
egli allinea i suoi argomenti uno dopo l'altro, in un discorso lento e pacato;
dicendo assolutamente tutto, con quel compiacimento del pleonasma che è tipico
del primitivo. Non riesce a stabilire una gerarchia fra i termini del suo
discorso, a cogliere l'essenziale e a rivelarlo mediante l'ellissi, non riesce
a svolgere una concatenazione serrata di avvenimenti. La sua analisi filmica ha
un andamento sfilacciato che soggiace allo scrupolo descrittivo
dell'inventario: il materiale plastico si impone talvolta non per una propria
intima dinamica, ma per una specie di vischiosità esterna. Donde certe
complicate ed involute simmetrie di costruzione, certi stanchi e forzosi ritoni
di situazioni. Un esempio tipico del suo procedimento di elencazione si ha in Las abandonadas (uno dei più brutti film
di Fernandez): si vede Dolores del Rio che imbuca una lettera, dissolvenza,
imbuca un’altra lettera, dissolvenza, un'altra lettera, dissolvenza, e così
via. Poi Dolores bussa ad una porta, dissolvenza, bussa ad un`altra porta,
dissolvenza, un'altra porta, dissolvenza, ecc... .
Altre volte questa meccanica scenaristica si sposa
alla tecnica del racconto teatrale, determinando allora una prevalenza
dialogica. Flor silvestre, per esempio, non è altro che una successione di dialoghi,
cioè di situazioni risolte verbalmente e collegate fra loro
dal filo rettilineo del rapporto cronologico: dialogo del colonnello con Don
Francisco, dialogo di Donna Clara e di Esperancia al letto di questa, del nonno
di Esperancia con José Luis, dei due mezzadri che si congedano da Don Francisco,
ecc. Anche questa tecnica primitiva di racconto non è priva di riferimenti con
le arti figurative locali. Essa trova infatti riscontro nell' iconografia orizzontale ed inconclusa degli
antichi affreschi indios (manifestazione istintiva dell'anima popolare
messicana; gli affreschi di Teotihuacan risalgono al VI secolo a. C.).
Quest’andamento lento e circospetto, comune ai film di Fernandez e agli
affreschi indios, non fa che ripetere certi atteggiamenti di vita degli indios,
il loro modo di parlare, le lunghe perifrasi con cui sono soliti introdurre un
argomento, anche urgente, secondo una tradizionale liturgia del discorso.
Le ragioni dell'impotenza narrativa di Fernandez vanno
quindi cercate in una deficienza organica di temperamento, se non addirittura di
razza. La migliore delle sue sceneggiature è quella di La perla, dove si avverte
la mano di Steinbeck. La sua adesione (non si sa quanto volontaria e cosciente)
al genere narrativo appare quindi come un limite della sua ispirazione.
Fernandez e, in fondo, una delle tante vittime` di quella formula narrativa che
esigenze mercantili impongono oggi ad ogni regista. Tutta la sua opera rivela lo
sforzo doloroso ed inutile di adeguarsi agli schemi di quella precettistica
narrativa, derivata dal romanzo verista, che da Griffith in poi governa la
confezione dei film.
Finché rimarrà prigioniero di questa formula Fernandez
non potrà mai darci il suo vero volto e la misura piena del suo talento,
davvero non comune. (continua)
Franco Venturini in
BIANCO E NERO ANNO XII – N. 4 - APRILE
1951
Nella foto, lo scrittore John Steinbeck sul set di The Pearl (1947)
l'originale è qui: