mercoledì 24 maggio 2017

Il "Barbaro", il Cile e l'"Orientale" a Camaro


Torna il Circolo del cinema « U. Barbaro »
Spazi culturali nuovi

Finalmente una nota positiva nello stanco panorama cinematografico e culturale messinese: il 1978 segna la ripresa di attività del circolo di cultura cinematografica «Umberto Barbaro». Nonostante ii circolo, intitolato al grande teorico (siciliano e marxista) del linguaggio cinematografico, non abbia funzionato per alcuni anni, in tutti gli ex-soci era sempre rimasta la speranza di rivederlo. Il «Barbaro» si eri infatti subito
messo in evidenza per le sue rigorose e puntuali scelte politiche ed artistiche, che avevano fatto sì che in una stagione si mancò di poco la cifra clamorosa di tremila soci. Purtroppo dopo quella eccezionale stagione, non si e saputo ripetere lo stesso successo, anzi è seguito un pauroso declino.
Ma c'è stato anche il coraggio di analizzare decisamente le ragioni del fallimento e trarne le dovute conseguenze. Ecco che quindi il circolo si presenta con un gruppo responsabile completamente rinnovato e deciso a non farsi scoraggiare da ostacoli di sorta. Una delle maggiori difficoltà del «Barbaro» e stata quella di non poter disporre di una sede propria, ma l'ostacolo quest'anno è stato aggirato. Le sale del centro ormai si sono trasformate tutte in prime visioni e chiedono cifre esorbitanti per l`affitto (anche se nei giorni feriali godono di poche decine di spettatori), quindi la scelta è dovuta cadere su una sala periferica, nella convinzione che la maturità dei cittadini saprà comprenderne la necessità. E' anzi questo uno degli aspetti più interessanti del sesto anno di attività dell'«Umberto Barbaro», avere il coraggio di programmare il ciclo al cinema «Orientale» di Camaro Inferiore. Per altro dobbiamo dire che la sala, come struttura e collocazione, e più che dignitosa e di conseguenza debbono essere superati molti luoghi comuni. Non e giusto sfruttare solo le strutture esistenti nel centro urbano, emarginando con sdegno quelle periferiche (oltre tutto la zona di Camaro ormai è perfettamente inserita nel nucleo urbano). E' un discorso che si ricollega a quello più vasto della riappropriazione degli «spazi» culturali, che abbiamo fatto già altre volte e che molti, a parole, condividono. Ecco un'occasione per dimostrare fattivamente la propria volontà concreta: è una sfida a certa mentalità che deve essere vinta.
Passiamo ad un esame del programma. Si inizia il 18 gennaio col primo di quattro film dedicati alla lotta che il Cile sta conducendo per la propria liberazione. Si vuole sottolineare come sia sbagliato l’atteggiamento di molti di occuparsi intensamente per un certo periodo di un problema e poi lasciarlo perdere, completamente irrisolto. La vicenda del Cile è un esempio classico: dopo anni di slogan, Inti Illimani, ecc., adesso quasi non se ne parla più mentre i Cileni continuano a languire in piena dittatura. E' opportuno quindi proporre i film di Miguel Littin, grande regista cileno in esilio, di cui alcuni avranno già visto la «Tierra prometida», mentre l'ottimo «Actas de Marusia›› (col nostro Gian Maria Volontè) ed «El chacal de Nahueltoro›› sono in prima visione. Conclude il ciclo sul Cile un formidabile documentario sulla repressione in quel paese girato da Tedeschi dell’Est.
IL SOLDO 15 gennaio 1978


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