Torna il Circolo del cinema « U. Barbaro »
Spazi culturali nuovi
Finalmente una nota positiva nello stanco panorama
cinematografico e culturale messinese: il 1978 segna la ripresa di attività del
circolo di cultura cinematografica «Umberto Barbaro». Nonostante ii circolo,
intitolato al grande teorico (siciliano e marxista) del linguaggio
cinematografico, non abbia funzionato per alcuni anni, in tutti gli ex-soci era
sempre rimasta la speranza di rivederlo. Il «Barbaro» si eri infatti subito
messo in evidenza per le sue rigorose e puntuali scelte
politiche ed artistiche, che avevano fatto sì che in una stagione si mancò di
poco la cifra clamorosa di tremila soci. Purtroppo dopo quella eccezionale
stagione, non si e saputo ripetere lo stesso successo, anzi è seguito un
pauroso declino.
Ma c'è stato anche il coraggio di analizzare decisamente le ragioni
del fallimento e trarne le dovute conseguenze. Ecco che quindi il circolo si
presenta con un gruppo responsabile completamente rinnovato e deciso a non
farsi scoraggiare da ostacoli di sorta. Una delle maggiori difficoltà del «Barbaro»
e stata quella di non poter disporre di una sede propria, ma l'ostacolo
quest'anno è stato aggirato. Le sale del centro ormai si sono trasformate tutte
in prime visioni e chiedono cifre esorbitanti per l`affitto (anche se nei
giorni feriali godono di poche decine di spettatori), quindi la scelta è dovuta
cadere su una sala periferica, nella convinzione che la maturità dei cittadini
saprà comprenderne la necessità. E' anzi questo uno degli aspetti più interessanti
del sesto anno di attività dell'«Umberto Barbaro», avere il coraggio di
programmare il ciclo al cinema «Orientale» di Camaro Inferiore. Per altro
dobbiamo dire che la sala, come struttura e collocazione, e più che dignitosa e
di conseguenza debbono essere superati molti luoghi comuni. Non e giusto
sfruttare solo le strutture esistenti nel centro urbano, emarginando con sdegno
quelle periferiche (oltre tutto la zona di Camaro ormai è perfettamente
inserita nel nucleo urbano). E' un discorso che si ricollega a quello più vasto
della riappropriazione degli «spazi» culturali, che abbiamo fatto già altre
volte e che molti, a parole, condividono. Ecco un'occasione per dimostrare
fattivamente la propria volontà concreta: è una sfida a certa mentalità che
deve essere vinta.
Passiamo ad un esame del programma. Si inizia il 18 gennaio
col primo di quattro film dedicati alla lotta che il Cile sta conducendo per la
propria liberazione. Si vuole sottolineare come sia sbagliato l’atteggiamento
di molti di occuparsi intensamente per un certo periodo di un problema e poi
lasciarlo perdere, completamente irrisolto. La vicenda del Cile è un esempio
classico: dopo anni di slogan, Inti
Illimani, ecc., adesso quasi non se ne parla più mentre i Cileni continuano
a languire in piena dittatura. E' opportuno quindi proporre i film di Miguel
Littin, grande regista cileno in esilio, di cui alcuni avranno già visto la «Tierra prometida», mentre l'ottimo «Actas de Marusia›› (col nostro Gian
Maria Volontè) ed «El chacal de Nahueltoro››
sono in prima visione. Conclude il ciclo sul Cile un formidabile documentario
sulla repressione in quel paese girato da Tedeschi dell’Est.
IL SOLDO 15 gennaio 1978
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