Il cinema di Alfred Hitchcock è già stato suddiviso in due periodi:
quello inglese e quello americano. Questa facile suddivisione è dovuta alla
migrazione del nostro in terra statunitense agli inizi degli anni quaranta del
secolo della bomba atomica, chiamato all’ombra di David O. Selznick. Con vista
più acuta il periodo inglese è stato infoltito anche stando sotto la bandiera a
stelle e strisce: da Foreign
Correspondent (Il prigioniero di Amsterdam)del 1940 a Frenzy del 1972. E’ questa
una suddivisione sbrigativa essendo in realtà l’Inghilterra divenuta, all’alba
del secondo conflitto mondiale, uno stato incorporato nella bandiera da poco
citata, regina Elisabetta compresa. Lo diciamo soltanto poiché la sudditanza
traspare anche dalle opere e dagli interessi di Mr. Hitchcock. La filmografia è
ancora suddividibile secondo i propri gusti: la commedia, il poliziesco, il
thriller, lo psicanalitico e lo spionistico. Quest’ultimo è assimilabile al
genere avventuroso dove le azioni si svolgono in vari paesi di diversa cultura
o, meglio, con Poteri diversi, anche religiosi. Ancora: è il genere dove il
regista si è lasciato andare alla deriva, sembrando quasi un componente
dell’ufficio stampa della CIA o, se vi pare, dell’Alleanza Atlantica. In queste
occasioni e in molti altri film la colpa è riconducibile alla meschinità degli
sceneggiatori, aggiungendovi, Hitchcock di suo, la volontà di un lauto
compenso. Contrariamente a molti autori
per capire i lavori di Alfred Hitchcock non servono monografie o saggi critici
basta la lunga intervista che questi ebbe con il suo collega francese Francois
Truffaut; per il resto ognuno può districarsela da sé vedendovi quello che gli
pare. Qui interessa sottolineare accanto alle influenze filmiche di natura
espressionista anche quella sentimentale e collaborativa di natura revilliana,
richiamando con questo termine la presenza costante di Alma Reville, meglio
conosciuta come signora Hitchcock. Ma c’è un aspetto nelle sue opere migliori (The Lodger, Murder, Shadow of a Doub,Psyco) che il libro di Truffaut non
mette bene in risalto ed è quello umano e compassionevole che molte volte
chiama in campo un autore secondo noi molto vicino ad Hitchcock: Carl T.
Dreyer.
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