domenica 10 aprile 2016

Ewald André Dupont, cenere e oblio

Il secondo capolavoro, Dupont lo girò in Inghilterra, ma con interpreti tedeschi: l’affascinante Tala Birell, e gli eccellenti Conrad Veidt, Fritz Koetner ed Heinrich George. Un naufrago chiede rifugio agli abitanti di un faro solitario che fa fronte all’oceano perpetuamente infuriato. La donna è una ex-mondana, raccolta dal grosso orso mansueto che è il guardiano del faro; il secondo guardiano; insinuante e volpino, è l’amante della femmina. Con l’autorità che gli deriva da un passato misterioso e da una più alta posizione sociale, il naufrago conquista a sua volta la donna. Scoppia, violentissimo, il dramma: la polizia viene a prendersi il naufrago, un uomo d’affari che aveva fatto bancarotta, la donna riprende la via degli angiporti fangosi da cui è risalita. 
Fortunale sulla scogliera è uno dei primi film parlati europei. L’autorità con la quale Dupont si è subito impadronito del nuovo mezzo espressivo stupisce anche oggi i conoscitori. Tutta l’opera e corsa da un contrappunto sonoro-visivo di allucinante potenza. Negli ultimi venticinque anni non si è più fatto di meglio. Anche nel Fortunale, la donna, come in Variété, è una sorta di animale selvatico e lascivo, che semina morti lungo il proprio cammino. Dupont sentiva profondamente l’argomento della donna-disastro, e la scelta sua delle attrici appare infallibile.


Ora che Dupont ci ha lasciato (ma come non ricordare le altre mirabili opere sue, Salto mortale, Piccadilly, Atlantic ?), si palesa sempre più amaro il destino dei film che abbiamo amato: caratterizzano una serie di anni, ci confidano il senso di un’epoca. Ma non resta nulla di essi; sono diventati cenere e oblio.
                                                                                            I957
Pietro Bianchi, Maestri del cinema, 1972 

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