OGGI
al Circolo di Cultura Cinematografica “ Yasujiro Ozu “
Henri Langlois il
nume tutelare della cinefilia una volta ebbe a dire, a proposito delle
programmazioni alla Cinémathèque Française, che
se non si ha la possibilità di vedere un film nella sua edizione originale
sottotitolata nella lingua del proprio paese, è meglio vederla con sottotitoli
bulgari. E’ quanto accade nei nostri tempi, quelli del nostro/vostro Tubo.
Questo a proposito di un capolavoro della cinematografia Bengali: Do bigna Zamin (1953), che sarebbe Due ettari di terra. Sul Tubo passa l’edizione
originale, i sottotitoli dovete reperirli altrove. Solo che a volte succede che
questi ultimi mal si sincronizzano con le immagini e i rispettivi dialoghi.
Niente di tragico! Si ha l’occasione di vedere un’opera nella sua integrale
bellezza, senza le distrazioni causate dal dover leggere quanto scorre a
margine del fotogramma. E con Do bigna
Zamin si va agilmente verso la fine percorrendo un tracciato di tragiche
esistenze nell’India degli anni cinquanta, riprodotte a volte come se fosse un
musical di Robert Wise. Il compagno Sadoul, a cui devo questa scoperta, ebbe a
dire scrivendo del film di Bimal Roy: La
storia che riproduce la vita di milioni di indiani, è raccontata con stile
tradizionale, ma in modo vero e commovente, anche se vi sono inserite due o tre
peripezie romanzesche.
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