La
lettura del film di De Sica, Stazione Termini, richiede allo
spettatore una certa consapevolezza. Stazione
Termini, probabilmente, non è una svolta rivoluzionaria, un ritorno alla
norma, una conversione agli attori professionisti da parte del regista di Frosinone:
è una vacanza, e, se si vuole, un ripensamento, forse una sosta,
sull`intrapresa via di Damasco. Secondo Berenson, è stata una incongruenza,da
parte del Caravaggio, l’aver concessa una maggiore importanza figurativa, nel
dipinto famoso, al cavallo che all’impetuoso cavaliere, ancora Saulo per brevi
istanti, caduto per terra; opinione discutibile, come ognuno sa. Ma ora non
vorremmo cadere, per parte nostra, in un'incongruenza più evidente concedendo
alla nuova scelta di De Sica (scelta di ambiente, di personaggi, di dialogo, di
contenuti << non sociali >>) un’importanza maggiore di quella che
essa abbia in effetti.
1953
Pietro Bianchi, Maestri del cinema
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