Quand'ero Stakanov
"Chi crede e vuol far credere alla globalità e all'unità, è il
potere; è il potere che per natura opera delle totalizzazioni. Frammentazione,localizzazione
e deterritorializzazione non sono perciò delle scelte puramente teoriche;sono
anche mezzi di lotta contro il potere;contro la globalità e la paranoia del
potere."
Dopo la riunione del I5 settembre sento il bisogno di rivolgere ai componenti
del direttivo Umberto Barbaro alcune considerazioni che nello stesso tempo
spiegano la mia decisione di "uscire dalla scena".
Naturalmente non si tratta di una risibile (come certo sarebbe se fosse
tale) lettera di "dimissioni ufficiali",né io,né le persone a cui mi rivolgo,almeno
spero,abbiamo mai avuto voglia di ricalcare in piccolo certi stupidi modelli. E'
solo un tentativo di comunicazione,di vedere nella giusta luce le cose. Nella
riunione,di cui sopra dicevo,è stato giudicato e rigettato il comportamento da
me tenuto in occasione della Settimana del Film-nuovo. Si è detto,che io,avendo
agito mentre nessuno agiva,avendo preso certe decisioni,quando quasi tutti
erano"assenti"sarei andato contro l'interesse del Circolo in quanto
tale. Implicitamente insomma,che correo di Chimenz avrei screditato il Circolo
come unità,come globalità.
A parte quello che ci sarebbe da dire su questa maniera di impostare le
cose che è ipocrita e verticistica,quindi cattolica e stalinista al tempo
stesso,ritengo che avvenimenti ben più gravi (leggi sovven-
zioni per l'Espressionismo) e ai confini dell'onestà e della correttezza
(leggi l'affaire Citti) avrebbero dovuto essere respinti daun collettivo che ai
tempi in cui era sorto,troppo velleitariamente, alcuni di noi ci eravamo
affrettati a definire: "struttura aperta, strumento disponibile per i
bisogni e le sollecitazioni della comunità in cui opera."
Credo che più coerente sarebbe stato,rinnegare il ciclo
sull'Espressionismo tedesco,anche quello organizzato nella latitanza più
assoluta e a volte con l'ostruzionismo della maggior parte del direttivo,anche
quello quindi non attribuibile all’Umberto Barbaro in quanto tale.
Solo che allora,dopo l'avventato ciclo iniziale,allestito dal nostro Stakanov
Mittiga,in beata solitudo e di cui tutti eravamo stati avvertiti a cose
fatte,bisognava rimpinguare a tutti i costi le magre o meglio deficitarie casse
sociali. ! '
Allora dunque i "contributi"dell'Espressionismo servivano e
come! La decisione quella drastica,quella tra virgolette con minaccia di dimissioni
ufficiali da parte del presidente è venuta al momento
opportuno naturalmente e non è altro che una prova di forza,una inutile
dimostrazione di autorità.
La partecipazione infatti,alla Settimana del Film-nuovo,a quanto pare non
dell'U.Barbaro,ma di componenti del suo direttivo,non è stata di copertura alla
gestione tecnico-organizzativo della Rassegna,cui è rimasta estranea,ma,solo di
operazione culturale e si è tradotta per quanto riguarda l'esterno unicamente:
›
I- Nella preparazione del materiale informativo inerente alla Settimana.....
' .
2- Nella gestione di un incontro-dibattito su "Cinema e
Storia".
3- Nella stesura di un documento fortemente critico verso la Rassegna
tout court e rivendicativo di una serie di proposte orientate verso la
trasformazione della squallida realtà attuale della Rassegna di Messina e
Taormina.
In questa direzione,senza le contraddizioni di cui parla e sparla Mittiga,quella
stessa per cui mi è piaciuto imparare che l'uomo nuovo,prodotto dallo sviluppo
capitalistico,non può e non deve limitarsi a contemplare la realtà,ma deve
lottare per trasformarla, sono stato spinto a prendere certe posizioni in un
momento in cui il collettivo, ma forse è meglio chiamarlo,il direttivo,
sembrava non esistere più.
Tutto il male non viene per nuocere,però, se determinate "circostanze",gli hanno dato la forza per risorgere,come si dice,dalle sue ceneri e per dire
"l'Umberto Barbaro non c'era":il materiale informativo non siamo
stati noi a farlo,il Convegno neanche ce lo siamo sognato di organizzarlo,ad
esprimere le forti riserve verso l’organizzazione neanche a parlarne,il nostro
impegno per cercare di fare
della Rassegna qualcosa di culturalmente serio men che meno.
"Io non c'ero" dice dunque l’Umberto
Barbaro,che poi è la verità, non c'è stato,e quel che è peggio credo che
neanche ora ci sia,ma spero che in futuro ci sarà,e per costruire.
Questo è il mio augurio più sincero,quanto a me
sebbene grandi pregi io non abbia,i King consultati hanno risposto: "Il nobile sa cosa fare in simili circostanze,nasconde,i
suoi pregi e si ritira in segretezza."
Angelo
Federico
A distanza di quarant'anni e passa, Angelo si merita l'affetto di sempre e un " GRAZIE DI TUTTO "