mercoledì 14 gennaio 2015

Nuova musica, nuovi rumori: nuovo cinema


A Firenze, molti anni fa, suonavo con il gruppo “Nuova Consonanza” e il nostro era un programma straordinariamente sperimentale. Tutta la prima parte di quel concerto verteva su questo tipo di spettacolo: si cominciava quando la gente ancora non era entrata nella sala del concerto. E questo il pubblico non lo sapeva. C`era un signore che stava in sala e quando la gente entrava, saliva sul palcoscenico. Tutti pensavano che fosse un operaio. Una volta sul palcoscenico, si toglieva il cappotto e lo appendeva a un attaccapanni. Poi saliva su di una specie di soppalco e incominciava a lavorare con una scala che stava lì appoggiata. Con le mani muoveva le due assi che tengono i pioli facendo uscire dal legno degli strani suoni. La gente, intanto, continuava a entrare, non sapendo sempre che lo spettacolo era già iniziato: aspettava che lo spettacolo cominciasse. E lo spettacolo continuava così. Dopo quaranta minuti, il pubblico cominciò a capire che lo spettacolo era iniziato e cominciò a fare silenzio. Il cigolio con la scala andò avanti per un'altra mezz`ora. Alla fine, il signore sul palcoscenico si rimise il cappotto, scese dal palcoscenico e uscì. Così finiva la prima parte dello spettacolo. E il pubblico non si accorse egualmente che era finita la prima parte dello spettacolo. Per me questo è stato un insegnamento fondamentale. La filosofia di questo esperimento era che qualsiasi suono della vita, quello della campana della chiesa che stiamo sentendo in questo momento, quello di una mosca, di una goccia d`acqua , messo al centro di un silenzio, isolato da tutti gli altri suoni diventa un suono e acquista una importanza completamente diversa da quella della sua natura. Diventa fondamentale questa nuova espressività del suono tolta dalla sua paternità iniziale.
 Quest’ episodio che vi ho raccontato l`ho raccontato anche a Sergio Leone e lui riuscì a fare, all'inizio di C'era una volta il West, una sequenza che io ritengo straordinaria e che costituisce l”inizio del film. Credo che questa sequenza sia particolarmente riuscita per la considerazione che il regista ha dato alla chiarezza dei suoni e che questi suoni, proprio per la loro chiarezza, assumono, dentro l’immagine, una grandissima importanza.
Ennio Morricone, Il cinema è musica Centro Studi Cinematografici Anno XX n. 1-2 gennaio/aprile 1990


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