Scrivere su Head
(1968) di Bob Rafelson è circoscriverlo. Non è sul film ma intorno ad esso. The Monkees è stato più un fenomeno commerciale
che artistico. Nato nella metà degli anni 60 dalla mente di Bert Schneider e
Rafelson, sulla scia dei Beatles, allora più luminosi della folgore. L’opera
non fa altro che raccogliere situazioni già sperimentate nella serie televisiva
omonima, esportata in tutto il mondo americanizzato. Ma c’è Jack Nicholson. Se
Robert De Niro è uscito fuori dal post Vietnam e Marlon Brando dal secondo
conflitto mondiale, Jack Nicholson è quello venuto fuori dalla rivolta di
Berkeley. In Head appare per qualche
momento indossando la stessa camicia che rivedremo poi in Five easy pieces capolavoro del 1970 dell’accoppiata
Rafel/Nichol-son. Qui egli è sceneggiatore insieme al regista e forse suo aiuto
come autore di testi eseguiti da Monkees,
e chissà cos’altro. The incidental music è di Ken Thorne ma le principali
canzoni canonizzate dal gruppo portano la firma di Gerry Goffin & Carole
King, Carole King & Tom Stern, Harry Nillson, Michael Nesmith, Peter Tork,
questi due ultimi , componenti della band. Tutte nascono dalle situazioni poco
normali della pellicola, una, eseguita live, da un concerto montato apposta per
far vedere l’isteria che il gruppo produceva sulle ragazzine americane che
saranno ancora infantili nella vecchiaia. Tra queste canzoni c’è uno dei
migliori motivi di quegli anni, dovuto alla penna di una cantautrice che ancora
oggi viene scoperta e periodicamente riscoperta: Carole King; la canzone porta
il titolo As We Go Along, alla cui esecuzione pare abbiano preso parte pure
Stephen Stills, Neil Young e Grace Slick regina della psichedelia. Se classifichiamo il film nella psichedelica è
dovuto, come già detto, ai vari episodi che nel film si creano e dove il quartetto
esce ed entra dai set canonici del cinema USA: il western, l’horror,i l
sentimentale, il musical e via di questo passo. Senza dubbio si può affermare
che è una produzione America International Picture di Roger Corman con la spesa
di qualche dollaro in più. Il momento più psychedelic è situato pochi minuti
dopo l’inizio del lavoro, ripreso poi verso la fine, quando con il sottofondo
di Porpoise Song i quattro nel
profondo del mare, o della mente, nuota in un incanto di supporto
negativo/positivo solarizzato, controtipato e colorizzato presso gli studi
della Technicolor – il tutto manualmente quando ancora il creatore di Adobe
Premiere e Photoshop doveva essere concepito – insieme a sirene e sirenette. Ma
lasciamo ad ognuno la sua personale visione, come del breve ciclo Cine-Psycho-elico.
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