DUE film con Joan Crawford apparsi contemporaneamente in
questi giorni sugli schermi italiani, uno di nove anni fa (Donne, diretto da Cukor) e l'altro recente (Il romanzo di Milred del regista
Michael Curtiz) dimostrano come possa invecchiare con dignità una bella donna
intelligente attrice.
Dai tempi di Non più
signore, Troppo amata, Amante, Incatenata, Amore in corsa, La fine della signora Gheney, Io vivo la mia vita, Tormento, da quando cioè era la “ vamp ”
laureata, soprattutto dai tempi del suo triste declino, Joan Crawford è migliorata moltissimo, anche il suo fascino
si è ammorbidito arricchito. Non è
difficile essere una bella ragazza selezionata dal cinema, far cadere in estasi
attori e platee a venti e trent’anni, con l’aiuto di un bravo sarto, di un
trucco sapiente e di una femminilità accorta e sensibile. E’ meno facile essere
una bella donna quarant’anni, avendo cura della propria fama di eleganza ardita
.Senza esagerare, e sapendo adattarsi a rappresentare la madre una ragazza
ventenne.
Ci aspettavamo questa «rentrée›› di Joan Crawford in cui
avevamo presentito una personalità d'eccezione nonostante i ruoli piuttosto
frivoli che le vennero assegnati per anni. La maturità artistica e fisica della
Crawford ce la mostra ora com’è
veramente: vibrante e risoluta, costruttiva. Oggi Joan è ben più di una
creatura affascinante e dinamica, è una donna piena di slancio e di bontà che
sa sacrificarsi in silenzio, generosamente e con coraggio, che ha saputo nel romanzo di Milred fingere liricamente con intuito profondo
quella maternità che la natura le ha negato.
Già nel film Donna
senza volto, visto l’anno scorso,
essa aveva accennato a questa sue nuove possibilità. Ricorderete, a parte il
gratuito e il frusto della vicenda, quella sua cattiveria sofferente e
sconsolata. In Donne, girato poco
prima, era invece la solita donna fatale, avida e rovina famiglie. Col romanzo di Milred, per cui le fu
assegnato l’« Oscar ›› il massimo premio americano, ora Joan si consacra grandissima attrice e
donna completa. Ha imparato a soffrire con tutta l’esteriorità e la
comunicativa che offre il cinema, senza rinunciare ad essere donna
desiderabile.
MARTA SCHIAVI
L’ILLUSTRAZIONE
DEL POPOLO ANNO
XXVII N. 2 11- 01 - 1948