Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
domenica 17 maggio 2015
Gli occhi di Iginio Lardani
Al solito. Non ci sono elementi per attribuire questo prossimamente al grande Iginio. Solo il confronto con altri: il montaggio, i titoli, il ricorso alla sua arte di Enzo G. Castellari e ... l'uso magistrale della musica del Maestro, qui con Nuova Consonanza al completo.
martedì 12 maggio 2015
lunedì 11 maggio 2015
Dirty Terry
OGGI
Mc Caleb. Se prende in
mano un caso, la prima pagina è solo sua.
Debito di sangue (Blood work) è del 2002; allora Clint
Eastwood aveva appena superato i sessanta e ancora doveva sfornare alcune cose
pregevoli . Quella era l’età giusta per tirare le somme su alcuni aspetti della
sua longeva carriera. Il film in questione è fondato non solo sulla figura
dell’attore quanto sul corpo, o se volete, ancora sul viso. Clint Eastwood ha
avuto la fortuna di avere a disposizione sempre ottimi scrittori che
modellavano su di lui quanto poi sarebbe accaduto sullo schermo; per citare
solo alcuni si fanno i nomi di Michael Cimino, John Milius e Paul Haggis. Questi,
come quelli che verranno in seguito, gli danno modo di tenere sempre alti ed
aggiornati personaggi e temi. Debito di
sangue lo possiamo inserire tranquillamente nelle sue opere minori senza
scalfire la gloria del nostro. E’ un pretesto per richiamare in vita il
personaggio del poliziotto tutto d’un pezzo con origini irlandesi che se la
deve vedere con uno squilibrato che per giunta lo venera. Alla fine dirty
Terry/Harry troverà il bastone della sua vecchiaia, i cattivi che infondevano
giovinezza sono finiti per sempre, o, almeno, per il momento!
domenica 10 maggio 2015
Che cos'è un film classico
Perché un film è bello? Sebbene Benedetto Croce abbia ammesso che un film può essere un’opera d”arte, non ha mai dedicato un po' del suo tempo a dirci << quando ›> e << perché >› una pellicola è artistica. Il compito, naturalmente, è tutt’altro che facile; ma troveremo il modo di spiegarvi qual è la nostra idea sull'argomento nei limiti di un saggio breve.
Intanto si può sgombrare subito il campo da una
iniziale difficoltà. Ammesso infatti che il cinema può essere arte, ne discende
che si dovrà giudicare di una pellicola alla stessa stregua delle arti più
antiche, della letteratura e della pittura, della musica e dell’architettura,
tenendo però il debito conto delle leggi espressive caratteristiche del cinema.
Ricorriamo allora a Sainte-Beuve che, in un famoso articolo, ha cercato di definire
quando un'opera è "classica ".
Quand'è
allora che, secondo il critico dei << Lundis >› un’opera è bella? Un’opera
è classica quando essa è, evidentemente, la creazione felice di un artista
originale; quando essa aumenta in modo non equivoco il tesoro dello spirito umano;
quando scopre, senza farcela polemicamente pesare, qualche verità morale;
quando ci fa sembrare nuova qualche antica passione in quel dominio del cuore
che sembrava da lungo tempo conosciuto ed esplorato in ogni parte; quando infine
sia dotata di uno stile personale ma facile, che sembri antico ma che sia
modernissimo, e le cui eventuali novità tecniche siano facilmente accessibili a
tutti. 1951
mercoledì 6 maggio 2015
L'uomo nuovo
Quand'ero Stakanov
Angelo
Federico
A distanza di quarant'anni e passa, Angelo si merita l'affetto di sempre e un " GRAZIE DI TUTTO "
"Chi crede e vuol far credere alla globalità e all'unità, è il
potere; è il potere che per natura opera delle totalizzazioni. Frammentazione,localizzazione
e deterritorializzazione non sono perciò delle scelte puramente teoriche;sono
anche mezzi di lotta contro il potere;contro la globalità e la paranoia del
potere."
Dopo la riunione del I5 settembre sento il bisogno di rivolgere ai componenti
del direttivo Umberto Barbaro alcune considerazioni che nello stesso tempo
spiegano la mia decisione di "uscire dalla scena".
Naturalmente non si tratta di una risibile (come certo sarebbe se fosse
tale) lettera di "dimissioni ufficiali",né io,né le persone a cui mi rivolgo,almeno
spero,abbiamo mai avuto voglia di ricalcare in piccolo certi stupidi modelli. E'
solo un tentativo di comunicazione,di vedere nella giusta luce le cose. Nella
riunione,di cui sopra dicevo,è stato giudicato e rigettato il comportamento da
me tenuto in occasione della Settimana del Film-nuovo. Si è detto,che io,avendo
agito mentre nessuno agiva,avendo preso certe decisioni,quando quasi tutti
erano"assenti"sarei andato contro l'interesse del Circolo in quanto
tale. Implicitamente insomma,che correo di Chimenz avrei screditato il Circolo
come unità,come globalità.
A parte quello che ci sarebbe da dire su questa maniera di impostare le
cose che è ipocrita e verticistica,quindi cattolica e stalinista al tempo
stesso,ritengo che avvenimenti ben più gravi (leggi sovven-
zioni per l'Espressionismo) e ai confini dell'onestà e della correttezza
(leggi l'affaire Citti) avrebbero dovuto essere respinti daun collettivo che ai
tempi in cui era sorto,troppo velleitariamente, alcuni di noi ci eravamo
affrettati a definire: "struttura aperta, strumento disponibile per i
bisogni e le sollecitazioni della comunità in cui opera."
Credo che più coerente sarebbe stato,rinnegare il ciclo
sull'Espressionismo tedesco,anche quello organizzato nella latitanza più
assoluta e a volte con l'ostruzionismo della maggior parte del direttivo,anche
quello quindi non attribuibile all’Umberto Barbaro in quanto tale.
Solo che allora,dopo l'avventato ciclo iniziale,allestito dal nostro Stakanov
Mittiga,in beata solitudo e di cui tutti eravamo stati avvertiti a cose
fatte,bisognava rimpinguare a tutti i costi le magre o meglio deficitarie casse
sociali. ! '
Allora dunque i "contributi"dell'Espressionismo servivano e
come! La decisione quella drastica,quella tra virgolette con minaccia di dimissioni
ufficiali da parte del presidente è venuta al momento
opportuno naturalmente e non è altro che una prova di forza,una inutile
dimostrazione di autorità.
La partecipazione infatti,alla Settimana del Film-nuovo,a quanto pare non
dell'U.Barbaro,ma di componenti del suo direttivo,non è stata di copertura alla
gestione tecnico-organizzativo della Rassegna,cui è rimasta estranea,ma,solo di
operazione culturale e si è tradotta per quanto riguarda l'esterno unicamente:
›
I- Nella preparazione del materiale informativo inerente alla Settimana.....
' .
2- Nella gestione di un incontro-dibattito su "Cinema e
Storia".
3- Nella stesura di un documento fortemente critico verso la Rassegna
tout court e rivendicativo di una serie di proposte orientate verso la
trasformazione della squallida realtà attuale della Rassegna di Messina e
Taormina.
In questa direzione,senza le contraddizioni di cui parla e sparla Mittiga,quella
stessa per cui mi è piaciuto imparare che l'uomo nuovo,prodotto dallo sviluppo
capitalistico,non può e non deve limitarsi a contemplare la realtà,ma deve
lottare per trasformarla, sono stato spinto a prendere certe posizioni in un
momento in cui il collettivo, ma forse è meglio chiamarlo,il direttivo,
sembrava non esistere più.
Tutto il male non viene per nuocere,però, se determinate "circostanze",gli hanno dato la forza per risorgere,come si dice,dalle sue ceneri e per dire
"l'Umberto Barbaro non c'era":il materiale informativo non siamo
stati noi a farlo,il Convegno neanche ce lo siamo sognato di organizzarlo,ad
esprimere le forti riserve verso l’organizzazione neanche a parlarne,il nostro
impegno per cercare di fare
della Rassegna qualcosa di culturalmente serio men che meno.
"Io non c'ero" dice dunque l’Umberto
Barbaro,che poi è la verità, non c'è stato,e quel che è peggio credo che
neanche ora ci sia,ma spero che in futuro ci sarà,e per costruire.
Questo è il mio augurio più sincero,quanto a me
sebbene grandi pregi io non abbia,i King consultati hanno risposto: "Il nobile sa cosa fare in simili circostanze,nasconde,i
suoi pregi e si ritira in segretezza."
A distanza di quarant'anni e passa, Angelo si merita l'affetto di sempre e un " GRAZIE DI TUTTO "
lunedì 4 maggio 2015
Mistery Roach
by Roger Erbert
"Ladies and gentlemen, you can go mad on the road. That is precisely what this film is all about." - A voice, probably Frank Zappa's, in "200 Motels"
We have been hearing for a long time that videotape is going to revolutionize filmmaking, and now here is the vanguard of the revolution. Whatever else it may be, Frank Zappa's "200 Motels" is a joyous, fanatic, slightly weird experiment in the uses of the color videotape process. If there is more that can be done with videotape, I do not want to be there when they do it.
The movie is a kind of magical mystery trip through all the motels, concert halls, cities, states and groupies of a road tour of the Mothers of Invention. No attempt is made at documentary accuracy (to make a thunderous understatement). All of the cities are lumped together into Centerville, "a real nice place to raise your kids up," and the sanity of the film can be gauged by the fact that Ringo Starr plays Frank Zappa as "a very large dwarf."
Zappa's mixture of mediums -- rock, electronic music, the Royal Philharmonic, dance, overlapping visuals -- pushes the videotape process almost to its extremes. Zappa's kind of mixture isn't new (Harry Partch's "Celebrations on the Courthouse Square," an experimental 1962 stage production, anticipates everything in "200 Motels"). But mixing it on film is new.
Videotape reportedly allowed Zappa to film the entire movie in about a week, to do a lot of the editing and montage in the camera and to use cheap videotape for his final editing before transferring the whole thing to a surprisingly high-quality 35mm image. Because videotape made it so easy to slosh on more special effects, Zappa wasn't stingy; some people may find the movie's multidimensional feel too overbearing.
In a way, maybe, overbearing is the word for this movie. It assaults the mind with everything on hand. When there are moments of relative calm -- say, during the animated sequence, or during the rare moments when only one image is on the screen we find ourselves actually catching our mental breath. The movie is so unrelentingly high that you even wish for intermissions.
Still, the music is there, a lot of it, and because the movie doesn't stop for the music or anything we never get the sense that this is an illustrated album. It is also not another record of a road tour; It breaks with the tradition of "Don't Look Back," "Mad Dogs and Englishmen" and the rock festival movies. It is also not quite in the same family tree as the Beatles movie, but it's in a tree, all right. One with enough branches for everyone but wild tigers snapping at your toes.
"200 Motels" is not the kind of movie you have to see more than once. It is the kind of movie you can barely see once: not because it's simple, but became it's so complicated that you finally realize you aren't meant to get everything and sort everything out. It is a full wall of sight-and-sound input, and the experience of the input -- not its content, is what Zappa's giving us. "200 Motels" is out of Howard Johnson by Tinker Bell, with Aquarius setting.
l'originale è qui:
http://www.rogerebert.com/reviews/200-motels-1971
domenica 3 maggio 2015
Magic fingers
200 motels (1971).
Questo che in apparenza è un tortuoso e confuso film è diventato un classico e
così la sua parte canoro - orchestrale eseguita oggi come un’opera lirica. A
metà tra Head di Bob Rafelson e Tommy degli Who è un condensato di
situazioni al limite del comprensibile e dell’irriverente. Per sfuggire a
qualsiasi interferenza Frank Zappa preferì girarlo negli studi Pinewood, nei
pressi di Londra, creando un’impresa che supera di gran lunga il più acclamato
musical dell’asse Broadway - Hollywood pur ricorrendo a scalcagnati attori che
sono nel contempo famosi musicisti: Aynsley Dunmbar, George Duke, Howard Kaylan
e Mark Wolman per citarne qualcuno, affiancati in situazioni paradossali da
Ringo Starr e Keith Moon. A sua gloria citiamo solo alcuni motivi tra i più
riusciti che vengono eseguiti live durante il corso della visione: Mistery
Roach, Lonesome Cowboy Burt, Magic Fingers,i quali risultano godibili anche
strappati dalle immagini.
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