Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
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mercoledì 3 febbraio 2021
domenica 1 novembre 2020
mercoledì 28 ottobre 2020
lunedì 27 gennaio 2020
Né sere né giorni di festa saranno per me liberi e beatamente vuoti.
Dopo circa cento,
centocinquanta settimane in cui regolarmente ho scritto ogni settimana un
«pezzo» su un libro, prendo congedo dal mio lettore, per un periodo di sosta.
Per alcuni mesi sarò occupato a fare un film. È vero che mentre ero occupato a
girare, a montare e a doppiare Il fiore delle
mille e una notte, ho continuato puntualmente a
scrivere le mie recensioni. Ma ciò si spiega prima di tutto col fatto che avevo
da poco tempo iniziato questo lavoro, e c’era dunque in me uno slancio che non
poteva brutalmente essere interrotto. Inoltre il film che stavo facendo, anche
se terribilmente faticoso e avventuroso, era molto gradevole, e mi lasciava
dunque, la sera, quasi sempre, in un’ottima disposizione di spirito. Infine ero
lontano dall’Italia, in luoghi dove, appunto, la sera, o nei giorni di festa,
leggere e scrivere era l'unica possibile occupazione. Ora invece mi accingo a
girare quando è già il terzo anno del mio lavoro di critico militante: e mi
accingo a girare un film estremamente sgradevole (De Sade e la Repubblica
Sociale mescolati insieme) che certamente la sera mi lascerà sfinito e magari
nauseato di lavoro; e lo girerò, oltre tutto, nel cuore dell’Italia, tra Salò e
Marzabotto: né sere né giorni di festa saranno per me liberi e beatamente
vuoti.
Pier Paolo Pasolini, Settimanale «Tempo» 24 gennaio 1975
lunedì 20 gennaio 2020
Joseph L. Mankiewicz vs Cecil B. De Mille
LA LISTA NERA DEI
“RIBELLI” DIFESA DA MANKIEWICZ
Il comitato direttivo del Guild forzato a
dare le dimissioni.
Esso infatti esigeva
dai soci la sottoscrizione di un arbitrario veto.
A
Broadway, intanto, mentre dura ancora l'eco dei successi di A Letter to Three Wives e No Way Out, la Fox ha presentato
l’ultimo film Mankiewicz dall’indovinato titolo All About Eve (Tutto ciò che
riguarda Eva). Il soggetto, scritto dallo stesso regista, presenta in una
luce sarcastica, cinica, spesso satura di biliosità, il mondo teatrale di Broadway. L'ambizione di raggiungere
l’apice di una ricca carriera di attrice spinge una giovane donna (Anne Baxter)
ad avvicinare una strana figura di celebre donna (Bette Devis).
CINEMA QUINDICINALE DI DIVULGAZIONE CINEMATOGRAFICA ANNO III - 1950 1 DICEMBRE
Nelle foto Gary Merrill, Bette Davis, Anne Baxter, George Sanders in All About Eve del 1950
domenica 5 gennaio 2020
domenica 15 dicembre 2019
Valentina Cortese
Una lettera di
Alessandro Blasetti
DIFENDO VALENTINA
Caro Doletti, ti
devo un grandissimo
grazie, da tempo:
per essere stato tu il
primo a segnalare quale diversa impressione
abbia fatto, in sede critica,
all’estero, «La corona di ferro».
Fu un gesto di coraggio, quello lì, da sembrare
addirittura una spavalderia, data
l'aria che tirò da Venezia.
Ma stetti zitto. E
per la stessa ragione
che m i sconsigliò di
rispondere agli inviti
più o meno espliciti del nostro
caro e bravo Dino Falconi e del
mio affettuoso stroncatore Eugenio
Giovannetti. Ad aprir
bocca sull'argomento,
specialmente allora, 'per
quanto mi fossi riproposto
di frenarmi,
sarebbe stato come spalancare il
malsicuro sportello di una
diga: e chissà
quante fesserie
sarei stato trascinato
a dire. Ma oggi
che il tempo è passato,
il grazie te lo posso mandare, e più
grosso, cumulativo: per
oggi e per allora. Per
oggi, soprattutto, per
la stessa ragione:
il tuo coraggio di contrastare
con il parere dei più e dei più grossi e proposito
di Valentina Cortese.
'La
carriera di tutti i «miei»
attori (mi illudo che
siano «miei» gli
attori a i quali
voglio più
bene) è stata sempre stranamente
partecipe della mia sorte: che è quella,
per fortuna, d 'essere
sempre aspramente, violentemente
- ma, in fondo, affettuosamente
- contrastata.
Da Cervi
a Valenti, dalla Morelli alla
Cegani, e perfino alla mia carissima
Luisa Ferida, il loro
cammino non è stato,
e per alcuni non è ancora,
tutto cosparso di allori e di petali
di rose: ma è un buon segno.
E, tanto più la prima
ostilità è forte, tanto maggiore io credo (e
i fatti mi hanno dato finora ragione)
è più entusiastica,
poi, a quel determinato giorno, l'affermazione.
Questo
volevo dirli: che l'ostilità palese con '
la quale è stata accolta
oggi la piccola Valentina è, per me, buon segno: e che il
tuo gesto di coraggio
ti porterà, ancora una volta, ad
avere avuto ragione
fra i primi.
Questa può sembrare magra
vittoria perché costa molto (forse la serenità
degli anni migliori) e rende poco
(perché, poi, perduta
la loro attualità vitale,
alle cose resta ben poco calore); ma per uomini
come te e me, è più che sufficiente per indurci
quando è il caso -
a scendere in campo
Ti abbraccio.
Alessandro Blasetti
film SETTIMANALE DI
CINEMATOGRAFO TEATRO E RADIO ANNO V - N. 10
7 MARZO 1942 XX
Nella foto Valentina Cortese (1923 - 2019) durante una pausa delle riprese di La cena delle beffe, 1942 di Alessandro Blasetti
giovedì 21 novembre 2019
Pasolini/Dovzenko
Aleksandr
Dovzenko, Taccuini
Sono
stato in questi giorni all’università di Trieste; anzi, per essere esatto alla «Casa
dello Studente», per invito, sia dell'Arci che ha organizzato l'«autogestione»
della «Casa dello Studente», sia, inizialmente, di un gruppo di studenti che
segue un corso sul cinema italiano degli anni Sessanta, tenuto da Lino Miccicchè.
C'erano
circa settecento studenti, il grande e nudo salone era gremito; ma silenzioso,
ordinato. Il tema del dibattito era un tema trattato da me, frammentariamente,
proprio su queste pagine: Cultura borghese – cultura marxista
- cultura popolare. ….
…
Oltre all’adorabile Marianne Moore, offro alla meditazione dei giovani marxisti
anche il libro di un regista sovietico che, provenendo dagli anni Ruggenti del
formalismo russo, ha dovuto vivere appunto il periodo del culto della
personalità e del realismo socialista: Aleksandr Dovzenko. Strano, ma anche a
lui che faceva film (quei pochi che riusciva a fare) sul nativo mondo ucraino,
affrontando i temi della Rivoluzione attraverso la naturale concretezza realistica
del poeta, da una parte, e dall’altra attraverso la squisitezza tecnica, così
asciutta, netta, inventiva, priva di ogni specie di sentimentalismo, anche formale,
della Scuola formalistica - anche a lui, e attraverso la viva voce di Stalin in
persona, veniva consigliato di entrare in fabbrica e di vedere in un operaio
comunista che vi lavorava l’unico modello umano positivo possibile.
Così
il povero Dovzenko — come il suo amico Majakovskij - come i suoi colleghi più
autorevoli Ejzenstejn e Pudovkin - è stato costretto per tutta la vita a difendere
la sua ideologia formale adattandosi ad accettare discussioni tanto interminabili
quanto cretine. Dall’altezza intellettuale degli anni Venti, in cui si era formato,
è stato costretto a degradarsi a un livello intellettuale di una bassezza
penosa, tutto fatto di luoghi comuni, di ricatti accademici, di confronti puerili.
Dovzenko non era un uomo forte, e non era molto forte neanche come scrittore.
Il suo lungo martirio, forse proprio per questo, appare in tutta la sua spaventosa
miseria nei Taccuini che lo testimoniano. Il dover difendere il minimo
ovvio diritto possibile di un autore, contro un’ignoranza di carattere, si, franchista
o fascista, senza per questo disperatamente venir meno alla fede comunista
(rinunciando a qualsiasi specie di «gesto») vale certamente la Siberia; se non è
peggio.
Pier Paolo Pasolini
Settimanale TEMPO, 12 aprile 1974
giovedì 14 novembre 2019
venerdì 13 settembre 2019
mercoledì 20 marzo 2019
Hommage a Pasolini
“Dans
chaque image, on sent le trouble que Pasolini porte à I'écran en heurtant Ia
conscience du spectateur. Ce qui scandalise, ce n'est pas l'obscénité,
totalemem absente. Ce qui fan scandals, c'est plutôt la sincérité”.
“In ogni immagine, possiamo sentire il fastidio che Pasolini ritrae
sullo schermo colpendo la coscienza dello spettatore. Ciò che scandalizza non è
l'oscenità, totalmente assente. Ciò che fa scandalizzare è piuttosto la sua sincerità”.
venerdì 15 marzo 2019
Рерберг и Тарковский.
The process of crafting an image is informed by the artist's worldview.
The worldview is shaped by the artist's time, country of residence, his culture... his daily interactions, his unique intellectual and physical attributes.
Il processo della creazione di un'immagine
scaturisce dalla visione del mondo dell'artista.
La visione del mondo è plasmata
dall’epoca dell'artista, dal paese di residenza, dalla sua cultura ... le sue influenze
quotidiane, le sue tangibili caratteristiche intellettuali. Georgy (Gosha) Rerberg (1937 – 1999)
Игорь МАЙБОРОДА Рерберг и Тарковский. Обратная
сторона 'Сталкера', 2009
Igor MAYBORODA Rerberg and Tarkovsky. The Reverse
Side of «Stalker», 2009
mercoledì 19 dicembre 2018
Carlo Dreyer si rifà vivo
Sei fotogrammi del suo ultimo film L' ETRANGE AVENTURE DE DORIAN GRAY che bastano a far comprendere l'originalità assoluta del film che è attesissimo.
CINEMATOGRAFO Alessandro Blasetti Direttore, Mario Serandrei Redattore Capo Anno V - N.° 1, 30 gennaio 1931 IX
lunedì 8 ottobre 2018
domenica 17 giugno 2018
lunedì 21 maggio 2018
Stile trascendentale e sua rappresentazione
Non c’è nessuna definizione di «trascendentale» o di «stile»
che possa monopolizzare il dibattito su un'opera d’arte. E quei film che
utilizzano lo stile trascendentale possono essere anche analizzati, come spesso
accade, all’interno della cultura o della personalità creatrice che li hanno
prodotti. Sebbene il metodo critico che associo al termine «stile
trascendentale» non possa vantare l’esclusiva nell’analisi di registi come Ozu
e Bresson, ritengo tuttavia che esso abbia una priorità. Nella maggior parte
delle pellicole l’abilità del regista nell’esprimere la propria
cultura o la propria personalità è più importante della sua incapacità di
trascenderle, ma quando un film sembra possedere un autentico valore trascendente,
una qualità «Altra» - come avviene per Tardo
autunno di Ozu o per Diario di un
curato di campagna di Bresson, allora una prospettiva culturale o
individuale, anche se incisiva e penetrante, risulta insufficiente perché
finisce giocoforza per trascurare la qualità unica dello stile trascendentale,
ossia la sua capacità di trascendere appunto cultura e personalità. C’è una
verità spirituale che può essere raggiunta solo disponendo in modo neutro
oggetti e immagini gli uni a fianco alle altre, e a questa verità non è
possibile arrivare con un approccio soggettivo, individuale o culturale.
Lo studio dello stile trascendentale rivela «una forma
universale di rappresentazione». Le differenze tra i film di Ozu, Bresson e
Dreyer sono perciò di tipo culturale e personale, mentre le loro affinità sono di
tipo stilistico, e costituiscono un modo comune di esprimere il trascendente
nel cinema.
Paul Schrader, IL TRASCENDENTE NEL CINEMA, donzelli editore, 2010
mercoledì 2 maggio 2018
lunedì 16 aprile 2018
1901 - 2016
André Bazin 1918 - 1958
Robert Bresson 1901 - 1999
Marguerite Duras 1914 - 1996
François Truffaut 1932 - 1984
Jacques Rivette 1928 - 2016
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