Abel Gance è
riuscito a offrire un completo trattato dei suoi
difetti e del pessimo gusto di tutto quelloche
i
France i non riescono
a rendere di gusto ottimo. Ci
si
vede persino una signora che tenta di uccidersi
con un mazzo di fiori in braccio
edentro nascosto un revolver, che serve
poi naturalmente ad accoppareun
signore, altrettanto romantico, ma meno
esperto di balistica.
Vicende del più vieto psicologismo,
brutte donne e asfissiante
lentezza compiono il quadro
di questo colossale pasticcio.
Un senso panico percorre il film (Mira*), il canto e la danza esaltanti esaltano il creato intero, diventano il ritmo che regola la vita, il passaggio dei buoi sull'immenso fiume, i vasai intenti a modellare i loro vasi, i mietitori che ammucchiano le messi, le fanciulle nei loro giardini. Sono i pezzi più belli del film, accanto all'esaltazione del canto e della danza nei templi tra le turbe d'uomini d'ogni condizione, e i brani affidati alla protagonista che il regista non esita a mettere in primo piano per diecine di minuti col suo canto di organo. Per la cronaca, il pubblico abituato ai film dell'industria occidentale che per un orientale devono sembrare prodotti di nevropatici (si ricorderà che qualche anno fa si stabilì una censura sui film occidentali destinati a certi paesi orientali, nella considerazione che alcune di tali opere inducevano quel pubblico diverso al disprezzo del bianco e alla criminalità), il nostro pubblico finiva col ridere d'una situazione sempre uguale sebbene diversa sempre di intensità: Mira che canta le sue lodi, e sono tredici cantici, al dio dagli occhi di loto, coi bracciali alle caviglie, la collana di gemme sul petto, la cintura di piccoli campanelli, il quale a mezzanotte apparirà « sulle rive del fiume d'amore ›. Capita di pensare che questo è il parallelo dei film musicali occidentali in cui la cantante si produce più volte in canzoni sincopate e in danze erotiche. CORRADO ALVARO, Il Mondo, 12 aprile 1952
*Meera, 1947 by Ellis R. Dungan
In apertura il produttore T. Sadasivam, la protagonista M. S. Subbulakshmi e il regista Ellis R. Dungan sul set si Meera. Segue M. S. Subbulakshmi in uno screenshot.
Fortress (Rocca) Motta della Placa with Monastery S.
Salvatore di Placa view from Strada Provinciale 1 Francavilla di Sicilia (ME) - Mojo Alcantara (ME) Screenshot
from The Godfather Part III by Francis Ford Coppola at 1:54:06
The Great
Cinematographer Gordon Willis (1931-2014) and the Crew on set
Finché non intervenga nessuno per dimostrare il contrario, possiamo accreditare il prossimamente di La classe operaia va in paradiso, film di Elio Petri del 1971, al maestro Igino Lardani, gli elementi ci sono tutti: i nomi sopra riportati, le animazioni, i viraggi sui singoli fotogrammi, il montaggio sulle musiche.
The Kevin
Carter photograph. Sudan.
1993. -The
famine. A vulture
waiting for an emaciated African child to die so that it can devour its
remains. A
photojournalist who could do nothing, but stood aside to record the image for
posterity.
La foto di Kevin Carter. Sudan, 1993. La carestia. Un avvoltoio che attende la morte di una bambina africana
emaciata. Per poterne divorare i resti. Un fotoreporter che non ha potuto far altro che starsene in
disparte per registrare l'immagine per i posteri.
I first
came across that photo when I was 11 years old. It has
haunted me ever since. It haunted
the photographer, too. He committed suicide a year later. I vowed
from that day to spend the rest of my life trying to make a difference to the
world at large.
La prima volta che ho visto questa foto avevo 11 anni. Da allora mi perseguita. Ha perseguitato anche il fotografo. Un anno più tardi si è suicidato. Da quel giorno ho giurato di passare il resto della vita a
cercare di fare la differenza nel mondo intero.
Questo
genere di film a brivido non può riuscire
a metà; e per di, più siamo talmente accorti
e sveltii nell'indovinare, che appena il dottor
Mabuse riesce ad imbrogliare le
nostre profezie! Film discreto, ma
che s'immiseriscepresto in una
fantasia troppo blanda e casalinga; grandguignol
all'acqua di rose.
Henrik Galeen, Salon Dora Green (Spie nell'ombra), 1933