Come il « gangster ›› venne sostituito dal G-Man,
questo venne sostituito dal poliziotto. Bullets
or Ballots (1936) di William
Keighley si avvaleva del trucco di radiare un agente dal corpo di polizia per
farlo cooptare in seno a una banda di criminali, in modo da poterne minare
dall'interno unità e organizzazione (lo stesso espediente della Maschera di fango, in cui Gary Cooper
viene degradato dall'Esercito dell'Unione allo scopo di creargli una verginità
da sfruttare associandosi a una banda di ladri di cavalli al soldo della
Confederazione). Anche qui, come nel caso di G-Man, la parte principale era affidata a un attore
caratterizzatosi come interprete di figure di «gangsters ››: Edward G. Robinson. Da notare inoltre che l'astuzia della copertura ideologica e della
«razionalizzazione ››, in gergo psicoanalitico, dell'assimilazione iconografica
tra « gangster » e poliziotto veniva stavolta, con una specie di « lapsus »,
bellamente indicata come trucco, trappola, esca e «bluff ››. Ma più in generale
è il motivo del doppio gioco a funzionare qui come spia significante della
fondamentale doppiezza e ambivalenza del genere. Che saranno film successivi
come, per esempio, The Killers (1964,
Contratto per uccidere) di Donald C.
Siegel a esibire con più noncurante sfacciataggine. In questo film (che non è
che il «remake » dell'omonima versione del 1946 del racconto famoso di Ernest
Hemingway ad opera di Robert Siodmak) infatti sono due «killers ››, Charlie
[Lee Marvin] e Lee [Clu Gulagerl], a deviare dall'assegnazione del loro mandato
per assumere le vesti e le funzioni di investigatori, allo scopo di chiarire il
mistero della relazione triangolare tra Johnny North (John Cassavetes), Sheila
Farr [Angie Dickinson) e Jack Browning [Ronald Reagan).
Franco Ferrini, I
GENERI CLASSICI DEL CINEMA AMERICANO, BIANCO E NERO, 1974 Fascicolo ¾
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