lunedì 15 ottobre 2018

Film di Gangster - Ambivalence & Cynicism


Film come Little Caesar e Public Enemy, prodotti e realizzati agli esordi del genere, divennero immediatamente oggetto del livore dei benpensanti e degli strali della censura. L'ambivaIenza implicita nelle opere capofila e il cinismo con cui Menvyn LeRoy e Wikliam A. Wellman avevano trattato i criteri della pubblica decenza non erano sfuggiti ai censori, agli educatori e ai formatori di opinione pubblica. Del resto non erano ipassati inosservati nemmeno ad Al Capone, il quale si rifiutò di vendere le sue memorie ad un produttore di Hollywood che voleva trarne un film, adducendo la scusa che un film del genere avrebbe avuto l'effetto di corrompere la gioventù. È a causa di questa levata di scudi che Scarface contiene un prologo surrettiziamente sovrapposto al resto del film per condannare i « gangsters ›› e in cui si vedono « boss ›› del giornalismo e privati cittadini tuonare inferociti contro la malavita e il crimine organizzato. 
La seconda fase del film di « gangsters ›› si dovette uniformare al moralismo dilagante. Essa emerse nel 1935 con il film G-Men di William Keighley. Come tutte le altre opere del ciclo che lo seguì di lì a poco per tre anni, G-Men era iconograficamente indistinguibile dai film della prima fase, ma aveva come figura centrale lo « leading hero ›› un agente dell’F.B.I. G-Men venne subito salutato dall'approvazione dei censori, per quanto il gestire del G-Man, l'Uomo del Governo (appellativo rimasto agli agenti federali dopo che un « gangster », in procinto di essere arrestato e timoroso che questi gli sparassero, li aveva bloccati dicendo: « Fermi, mi arrende, G-Men ››, per tagliare corto e risparmiare tempo, fiato e parole; l'episodio è descritto in Ero un agente F.B.I. di Mervyn LeRoy), non fosse minimamente diverso da quello dei « gangsters ›› che avrebbe voluto soppiantare. Non a caso l'interprete principale era James Cagney, che in precedenza aveva impersonato il « gangster ››. È chiaro che tale assimilazione tra banditi e uomini della legge, tra «gangsters ›› e agenti federali avrebbe potuto risultare indecente. La sua copertura ideologica venne affidata a una risorsa della finzione, a una contorsione del « plot ››: l'uomo del Governo gesticolava e si comportava come un fuorilegge in quanto era personalmente che veniva coinvolto nel mondo del crimine. Di solito, infatti, vi entrava facendo l'entrismo e il doppio gioco allo scopo di distruggerlo.
                                                                                                                    (continua)

Franco Ferrini, I GENERI CLASSICI DEL CINEMA AMERICANO, BIANCO E NERO, 1974 Fascicolo ¾

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