“ Definiamo dono ogni prestazione
di beni o servizi effettuata, senza garanzia di restituzione, al fine di
creare, alimentare o ricreare il legame
sociale tra le persone ”. Jacques T. Godbout
Al momento di girare Il dono
(2003) Michelangelo Frammartino era un architetto che costruiva delle
video-installazioni. Il dono è una
video installazione gonfiata in 35 mm.
Il film come le video-installazioni non ha una trama, poggia su delle
immagini dentro cui si muovono le figure, la luce e soprattutto, e qui sta la
sua forza, i suoni o, se per voi è meglio, i rumori – catturati con discrezione da Davide Sampieri - creando l’armonia della musica. I dialoghi
sono preventivamente esclusi.
C’è un paese, c’è un vecchio che ha lo sguardo sottaciuto di Buster
Keaton, c’è un’ebete che si crede posseduta dal demonio, in realtà si dona a chiunque
la carica in macchina, compreso il barbiere del paese. Questa però soccorre con
il suo aiuto ( dono ) le vecchie che non hanno nessuno che si prenda cura di
esse.
L’ebete è soccorsa dal vecchio che le regala una Vespa e sembrerebbe
quasi che la voglia emancipare da quel darsi ai paesani.
Infine c’è il mare, con i suoi relitti sulla riva dove si vanno ad
infrangere le onde.
“ L’ho chiamato Il dono il mio
primo film perché il dono è un concetto aporetico, nel senso che il dono esiste
e non esiste. Se tu doni non ma hai memoria del dono fatto vuol dire che senti
il credito, allora non è più un dono, è uno scambio, allora devi farlo e
dimenticarlo, cioè nello stesso istante in cui lo fai non lo devi fare, non
dev’esserci “. Michelangelo
Frammartino
Il dono è un film libero, che
libera lo spettatore di farsi catturare dall’armonia, che è anche l’armonia
della natura.
Girato a Caulonia a monte dell’antica Kaulon, in piena Magna Grecia, paese
natale della famiglia Frammartino, il lavoro attraverso quei suoni di cui si
diceva ci restituisce intaccati i luoghi e i colori della nostra infanzia: i
vicoli silenziosi; le vecchie case, spesso disabitate; lo scorrere lento del
tempo ricordato dal rintocco della campana della chiesa; la vallata che si
espande sul mare Jonio; la fiumara, riflettente la luce solare.
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