domenica 16 febbraio 2014

undici mesi in Calabria, seimila comparse, 200.000 metri di pellicola


Il film che per me è il piú importante e  che la gente conosce meno è Il brigante. Nasceva da una proposta di Rizzoli. Il libro era  di Berto. Sono stato quattro mesi in Calabria a vedere e a parlare con la gente. Non  contento di questo ho portato con me Berto  perché mi mostrasse i posti che aveva de-  scritto e ho caricato in macchina anche Antonello Trombadori, perché è una persona  straordinaria per parlare con la gente. Ho  fatto un'inchiesta a fondo sulla gente del  crotonese. Quando sono tornato ho detto a  Rizzoli che volevo fare un'altra storia, quel-  la di un uomo che avevo conosciuto in Calabria, uno che viveva con due mogli e tanti  bambini, in una serenità straordinaria, uno  che aveva partecipato all'occupazione delle  terre. Lui fece un sacco di storie e io ebbi  l'ingenuità di pensare di mettere il mio film  nel film di Rizzoli, cosí venne troppo lungo.  Malgrado questo è stato il migliore film che  ho fatto. C'era anche il racconto storico del-  la grande speranza che il mondo cambiasse  in cinque o anche quindici anni, che è un'i-  dea sciocca, perché il mondo cambia in cento, duecento anni, è una questione di evoluzione di generazioni. Il film raccontava tutte  queste grandi speranze che a poco a poco si  sono infossate come nelle sabbie mobili.  L'ho girato in assoluta libertà, perché  non mi ha posto limiti: sono stato undici  mesi in Calabria ed ho amministrato personalmente il film. Il brigante è stato fatto nel  1960 ed è costato 98 milioni. Nelle scene  dell'occupazione delle terre ci sono 6.000  comparse. Non farò piú un'impresa del genere perché sono diventato matto. Ho girato  200.000 metri di pellicola, però avevo una  troupe piccolissima, questa volta con il sonoro, con tutta gente presa sul posto. Quando è finito, il film ha fatto impressione, la  gente stava lí tre ore e mezzo a vederlo. Poi i  distributori hanno cominciato con le loro richieste di tagli e anche Chiarini, che lo voleva per Venezia, mi ha chiesto di tagliarlo un  po'. È andata via quasi un'ora e il film si è  un po' squilibrato. A Venezia, appena si è  spenta la luce ed è cominciato il film (c'era  un pubblico molto elegante, era il boom), si  è sentita una signora lagnarsi di vedere ancora un film di straccioni. Questa era l'atmosfera. Mi era costato anni di fatica. A volte la gente si crede in diritto di liquidare  tutto con due parole. Io Il brigante lo difendo: c'è dentro un tale amore al lavoro, una  tale quantità di fatica. Tre anni interi! Ai  critici Il brigante non piacque. Lo trovarono  démodé. Nel clima del miracolo economico  certe istanze erano démodées. Ai critici del  miracolo andavano bene i film nebulosi,  sfuggenti, i famosi film con “la passeggiata”. (Renato Castellani)     

L’avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti  a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi, Feltrinelli op. cit.

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