OGGI
Walter Brennan 1894 - 1974
The
Westerner ( L’uomo del West, 1940 ), assieme a
Stagecoach (Ombre Rosse), di un anno più vecchio, sono i film che
deviano il genere più classico del cinema sulla via della maturità. Gli unici
precedenti, a parte le classiche due bobine ed i successivi lungometraggi dell’epoca
prima del sonoro sono
The Texas Rangers (
I Cavalieri del Texas, 1936
) di King Vidor,
The Plainsman (
La Conquista del West, 1937 ) di Cecilio
De Mille,
Wells Fargo (
Un mondo che sorge, 1937 ) di Franco
Lloyd.
A differenza di Stagecoach il
film di William Wyler, che qui si rivede, in fase di sceneggiatura si concentra sulla psicologia che
caratterizza le vicende dei due protagonisti: il giudice Roy Bean ed il giovane
cavaliere diretto verso la California. Questa particolarità da modo di
dipingere da una parte, il giudice Bean, i tratti di un pittoresco matto, occhi
maniacali, grinta e devozione da cavalier servente per la sua adorata cantante
Lily Langtry; dall’altra, il giovane cavaliere, pacato, laconico,sguardo
ironico, svelto nell’estrarre la pistola, elegante cavallerizzo. I due si attraggono
a vicenda da subito vuoi per la furbizia del giovanotto, vuoi, nel vecchio, per
la mancata paternità: per tutto il film appellerà “ son “ il giovane Cole Hardin.
Per scansarmi lo svolgimento dei fatti vi accenno soltanto che la
trama a volte dimentica il West,
abbozzato nell’eterno conflitto tra allevatori ( rudi migranti ) e contadini (
pacati stanziali ) per concentrare il tutto, come si è detto, sull’amicizia, a
volte ambigua, reciproca tra Roy Bean e Cole Hardin. The Westrner, sapientemente , evita tutti i cliché del genere
western, attingendo dai tragici greci.
Gary Cooper quando lesse il copione si preoccupò non poco, credendo di
vedersi messo da parte, star ormai riconosciuta, da Walter Brennan che si può
dire il deus ex machina, il personaggio su cui si concentra la maggior parte
del film, mettendo di fianco a volte il signor Cooper. Per lui si imbastì, a
consolazione, una tenera love story tra la giovane contadino, già prediletta da
uno dei suoi farmer, e lo spilungone infantilmente innamorato.
La sapienza di Jo Swerling e Niven Busch, gli sceneggiatori, nel finale
mette sullo stesso piano il matto vecchio ed il furbo giovane: il primo colpito
a morte dallo pseudo figlio viene da questi portato davanti all’effige reale
dell’adorata cantante per consentirgli di chiudere gli occhi su quella bellezza
vagheggiata/vaneggiata per tutto il corso del film.
Il lavoro di William “ Sunset
Boulevard “ Wyler alla sua apparizione soffrì per il poco successo al
botteghino, rispetto ad altri campioni d’incasso dello stesso periodo, ma alla
lunga, come tutte le opere classiche che non vedranno mai il “ viale del tramonto “, mantiene ancora oggi
il suo fascino e molto spesso è stato citato dalle giovani leve che hanno
affrontato il western, tra tutti cito solo Sergio Leone Tolstoi “ western’s
magister “.
A questo punto rimane solo da lodare il cinematographer Gregg Toland
che sfrutta al meglio la luce esterna, a volte filtrandola attraverso la
polvere come accade nella scena della scazzottata tra Gary Cooper e Forrest
Tucker, nel corso della quale i sue si intravedono solo come ombre scure
catturate su sabbia chiara.