Il
tema dell'entrismo e del doppio gioco (che non ricorre soltanto nel film di «
gangsters ›› ma anche in « western › come La
maschera di fango di Andre de Toth, pur essendo il suo « humus ›› più
fertile il « political thriller ›› o film di spionaggio] verrà usato in seguito
da Samuel Fuller in due notevoli variazioni del genere: House of Bamboo (1955, La casa di bambù] e Underworld U.S.A. (1960, La
vendetta del gangster). Nel primo viene provocata l'assimilazione tra
imprese criminali e imprese militari, nel secondo il propugnatore di un'America
più pulita non è che un criminale. ln House
of Bamboo si tratta di sgominare una banda di criminali che agisce in
Giappone, subito dopo la fine della guerra, agli ordini di Sandy (Robert Ryan),
un ex soldato che ha unito intorno a sé un gruppo di uomini radiati dall'esercito
degli Stati Uniti e li ha organizzati in un'unità para-militare, in seno alla
banda vengono distribuite medaglie e i commilitoni rimasti sul campo vengono
freddati perché non possano tradire gli altri membri della banda. Le istruzioni
di Sandy prima di un colpo, complete di mappe e
fotografie, ricalcano il gergo militare: appoggio, obiettivo, attacco, zona
operativa, ecc. E all'interno di questa 'banda che si infiltra l’agente Spanier
[Robert Stack), allo -scopo di distruggerla. ln Underworld U.S.A. l'agente infiltrato nei ranghi del «Sindacato ››
è Tolly Devlin [Cliff Robertson), il cui scopo non è tanto quello di dare una
mano alla Giustizia quanto di distruggere Gela, Gunther e Smith, gli uomini che
hanno ucciso suo padre.
Come il « gangster ›› venne sostituito dal G-Man,
questo venne sostituito dal poliziotto. Bullets
or Ballots (1936) di William
Keighley si avvaleva del trucco di radiare un agente dal corpo di polizia per
farlo cooptare in seno a una banda di criminali, in modo da poterne minare
dall'interno unità e organizzazione (lo stesso espediente della Maschera di fango, in cui Gary Cooper
viene degradato dall'Esercito dell'Unione allo scopo di creargli una verginità
da sfruttare associandosi a una banda di ladri di cavalli al soldo della
Confederazione). Anche qui, come nel caso di G-Man, la parte principale era affidata a un attore
caratterizzatosi come interprete di figure di «gangsters ››: Edward G. Robinson. Da notare inoltre che l'astuzia della copertura ideologica e della
«razionalizzazione ››, in gergo psicoanalitico, dell'assimilazione iconografica
tra « gangster » e poliziotto veniva stavolta, con una specie di « lapsus »,
bellamente indicata come trucco, trappola, esca e «bluff ››. Ma più in generale
è il motivo del doppio gioco a funzionare qui come spia significante della
fondamentale doppiezza e ambivalenza del genere. Che saranno film successivi
come, per esempio, The Killers (1964,
Contratto per uccidere) di Donald C.
Siegel a esibire con più noncurante sfacciataggine. In questo film (che non è
che il «remake » dell'omonima versione del 1946 del racconto famoso di Ernest
Hemingway ad opera di Robert Siodmak) infatti sono due «killers ››, Charlie
[Lee Marvin] e Lee [Clu Gulagerl], a deviare dall'assegnazione del loro mandato
per assumere le vesti e le funzioni di investigatori, allo scopo di chiarire il
mistero della relazione triangolare tra Johnny North (John Cassavetes), Sheila
Farr [Angie Dickinson) e Jack Browning [Ronald Reagan).
Franco Ferrini, I
GENERI CLASSICI DEL CINEMA AMERICANO, BIANCO E NERO, 1974 Fascicolo ¾