FOLCO LULLI PUO’
ESSERE CONSIDERATO COME UNA CREATURA DEL NEOREALISMO CINEMATOGRAFICO
Ha una
«maschera» che non si dimentica
La produzione italiana non ha mai
valorizzato l’attore e le sue vere possibilità
I migliori film li ha
fatti all'Estero
Roma, agosto
Nel caleidoscopico mondo del cinema
c'è posto per tutti. Non è no detto, ad esempio, che per quanto riguarda gli omini
occorra essere il «bello» della situazione ad ogni costo, né tanto meno che le
solite ammiratrici debbano comunque coricarsi con la vostra fotografia sotto il
cuscino. La verità. è che in certi casi, dovendo fare affidamento
soltanto sul proprio talento drammatico e sulla propria maschera che non sempre
riscuote, agli effetti personali, l’unanime entusiasmo del pubblico, la
carriera di un attore diventa più difficile, meno soggetta, insomma, agli
estrosi capricci di una fortuna che dal punto di vista critico difficilmente si
giustifica. In compenso si hanno maggiori soddisfazioni, come avviene appunto
nel caso del nostro Folco Lulli, attore popolare e intelligente, che la
produzione italiana non ha sempre valorizzato secondo le sue vere possibilità.
Folco Lulli, come attore, è nato
nel dopoguerra. Lo si può definire una creatura del neorealismo, in quanto è
stato preso, come si usa dire in gergo cinematografico, dalla strada. Debuttò
nel film «Il bandito» e in breve tempo si rese conto che per recitare di fronte
alla macchina da presa con efficacia e convinzione, occorre essere veramente
preparati. Di qui il tormento che lo perseguitò nei primi anni e la insaziabile
sete di cultura agli effetti drammatici che lo distinse, inducendolo a ridurre
ai minimi termini il sonno per leggere e studiare tutto ciò che riteneva
potesse tomargli utile. Tuttavia queste sue buone intenzioni non gli impedirono
di partecipare all'interpretazione di films, che da un punto di vista
prettamente artistico lasciavano molto a desiderare. D'altra parte il cinema ha
le sue esigenze commerciali, che spesso dettano legge a produttori e registi, e di
fronte alle quali vengono meno anche i migliori propositi di un attore. Così
tra un film notevole ed un altro meno buono, trascorsero i primi anni della
carriera di Folco Lulli, il quale attendeva sempre la buona occasione per mettere
in piena evidenza il suo talento.
Clouzot, il grande e diabolico
regista francese, ebbe la opportunità di incontrarsi con Folco Lulli sulla
costa azzurra quando stava scegliendo gli interpreti di «Vite vendute». Osservò
attentamente l'attore italiano e fu colpito specialmente dalla sua maschera;
una maschera - egli disse -- che non si dimentica. Il resto è noto, dal
clamoroso successo internazionale del film alla popolarità di Folco Lulli che
finalmente il pubblico imparò veramente a conoscere. Da allora numerosi registi
stranieri gli hanno fatto sostenere i ruoli più disparati, ma sempre in
carattere con la sua maschera che ha una mobilita espressiva non comune. Essa si
presta, intatti, alla caratterizzazione di personaggi tanto diversi, dal rude e
semplice contadino al criminale incallito, dall’uomo sempre ingenuo e ricco di
buon umore all’individuo subdolo, calcolatore e arrivista.
In questa ultimi tempi Folco Lulli
ha interpretato diversi films all'estero, in Francia, Germania e Spagna. Uno
dei lavori ai quali si dice particolarmente affezionato è «Ritorno alla vita»,
una vicenda intensamente drammatica e umana, nella quale ha avuto a fianco la
grande attrice tedesca Lida Baarova che dopo una lunga parentesi di attività
teatrale è finalmente rientrata nel mondo cinematografico, Alberto Closas, il
noto protagonista di «La morte di una
ciclista», Josephine Kipper ed altri, sotto la direzione del regista spagnolo
Nieves Conde. Com'è noto, questo film nel quale Lulli sostiene un ruolo molto
incisivo e stato premiato al festival di S. Sebastiano per la regia, la
sceneggiatura e l’interpretazione. Fatta questa premessa, si spiega facilmente
l’entusiasmo che dimostra il nostro attore nel parlarne, tratteggiandone la vicenda.
«Ritorno alla vita» narra di tre uomini che dopo
avere scontato in carcere le rispettive condanne rientrano nella società.
Julian un medico condannato in seguito ad un incidente professionale, non crede
più nella sua abilità di chirurgo. Nicola, malgrado la sua giovane moglie gli
sia rimasta fedele, trova molte difficoltà nel riprendere la vita normale.
Iniesta, un tipo allegro e non più giovane, beve per dimenticare suoi guai. I
tre hanno appena lasciato il carcere e viaggiano, di notte sul treno, dove un
bambino, ammalatosi gravemente, dovrebbe essere operato d’urgenza. Il treno è fermo in
mezzo alla campagna bloccato da una bufera di neve. Mentre gli altri viaggiatori e i suoi stessi compagni
vivono tutta l’angoscia del momento, Julian appare estraneo al dolore del
bambino e alla disperazione di sua madre. Egli non vuole più fare il chirurgo,
ma dopo una sequenza oltremodo suggestiva e drammatica,
risolve finalmente il suo assillante problema e senza ulteriori indugi opererà
felicemente il bambino.
Folco Lulli è un uomo estremamente semplice, modesto,
amante della conversazione. Quando gli impegni della macchina da presa glielo
permettono, egli siede sovente ai tavolini di un bar di via Veneto, frequentato
da giornalisti e scrittori tra i quali conta molti amici. Sorride sempre Folco
Lulli e appare informatissimo su tutto e su tutti, ma si astiene dal fare
qualsiasi pettegolezzo. E' innamorato della Spagna e della sua gente. Dice che
a Madrid si sente un poco come a casa sua perché là tutti lo conoscono e gli
vogliono bene. Nonostante in molti films abbia tatto il «duro», in realtà egli
è l’essere più mansueto e generoso che ci si possa immaginare, al punto che una
sola goccia di sangue sia pure artificiale, cioè fatta appositamente dal
truccatore per esigenze di scena, lo infastidisce. Ma se il regista di un suo
film gli ordina di comportarsi in un determinato modo, egli diventa aggressivo
e violento, pronto ad uccidere freddamente chiunque si oppone alle sue mire ed
ambizioni, precedentemente stabilite dalla sceneggiatura del personaggio che
interpreta.
Piero Pressenda
GAZZETTA DEL SUD 14 agosto 1957