giovedì 1 marzo 2018

Film Noir da ora "Il Film di Gangsters"



La prima fase del film di «gangster›› ha avvio con una serie di film dell'inizio del decennio 1930-40. Mentre la disoccupazione aumentava e la crisi, scoppiata quel famoso «lunedì nero›› dell'ottobre 1929, mettendo così fine all'«orgia più costosa della storia, come Francis Scott Fitzgerald ebbe a definire il decennio precedente, anche noto come «Età del jazz», che va dal 1° maggio 1919 all'ottobre 1929, si aggravava sprofondando sempre più l'America nella Grande Depressione, gli americani delusi volgevano lo sguardo in maniera più realista verso i mali sociali che li circondavano. Questo nuovo atteggiamento si rispecchiò soprattutto fin una serie di film sui «gangsters ››, completamente diversi da quelli realizzati in precedenza. Lo storico del cinema John Howard Lawson osserva che, esordendo con Little Caesar (1930-31, Piccolo Cesare) di Merwin LeRoy, il film di «gangsters » sembrava volesse dire: « Ecco qui, senza spiegazioni e senza scuse, il sordido mondo che abbiamo creato ››. Inoltre nella sua «Avventurosa storia del cinema americano›› Lewis Jacobs sottolinea come la natura della denuncia fosse ambivalente: Little Caesar, al pari di altre opere del genere, rivelava un culto della forza non dissimile da quello predicato da Jack London, il quale cercò di conciliare critica sociale e superomismo, rivoluzione proletaria e infanzia dell'umanità. La grande considerazione per il coraggio, l’audacia, la lealtà, i codici d'onore dei «gangsters›› contribuiva a fare di «slayers », «mobsters», «bootleggers›› figure simili a eroi. I capi-banda venivano in un certo senso esaltati e i loro metodi scusati. Si ammetteva l'inumanità dell'uomo verso l'uomo, si elevava l’ammirazione per il forte, l'audace, lo spietato, si provocava il disprezzo per il debole. Forse non è un caso che uno stesso attore, Edward G. Robinson sia stato «chiamato ad impersonare il Rico Bandello di Little Caesar che, (come osservava Emilio Cecchi in « America amara ››, coglieva con vivace ingenuità l'origine pseudo-intellettuale di certa delinquenza, nel tipo di un giovanissimo capo-banda che si ispirava quasi misticamente alia figura di Napoleone) e il Lupo Larsen di The Sea Wolf (1941, Il lupo del mare)di Michael Curtìz, tratto dal primo romanzo di Jack London imperniato sulla legge del più forte, in cui il comandante della nave « Fantasma ›› è una specie di commistione dell'Olandese Volante, del Capitano Ahab e del Superuomo nietzschiano, equanimamente spartito tra la persecuzione di ogni suo simile e la lettura di Milton e dei classici del materialismo evoluzionistico. D'altronde era stato proprio Nietzsche ad affermare che «il criminale è un uomo forte posto in condizioni sfavorevoli, cioè a dire l`uomo forte reso malato». Inoltre va ricordato che i più famosi «gangsters ›› dell'epoca venivano salutati da ali di folla al loro passaggio a bordo di luccicanti auto corazzate. La gente del bel mondo provava un'attrazione irresistibile verso il sottomondo della malavita (lo sceneggiatore Ben Hecht, quand'era cronista mondano del « Daily News » di Chicago, era solito frequentare il caffe di « Big Jim ›› Colosimo al 2126 della South Wabash Avenue, in cui si esibivano o si facevano vedere personaggi come Enrico Caruso, amico personale del famoso capobanda, Luisa Tetrazzini, Amelita Galli-Curci, grossi uomini d’affari, politicanti, ricconi, snob, studenti, turisti). Non erano rari i casi di giovani di buona famiglia divenuti deliberatamente «gangsters » (casi clamorosi di « mésalliance ›› di questo tipo sono descritti nei racconti « ll caso Gatewood», « La rapina da 106.000 dollari» e « Carta moschicida ›› di Dashiell Hammett, « Niente orchidee per Miss Blandish »di James Hadley Chase e « Quel diavolo di Beretti ›› di Donald Henderson Clarke, nonché in « Santuario ›› di William Faulkner). Ai «gangsters ›› toccò lo stesso destino di alcuni famosi « outlaws ››, Billy the Kid, Jesse James, Butch Cassidy, i loro più illustri antenati immortalati dalle« pulp magazines ›› (tale processo viene descritto nel film The Left Handed Gun di Arthur Penn, una rilettura critica e modernista del mito di Billy the Kid). Gli eroi, come ha detto George Meredith, non muoiono, almeno finché non sia finito il romanzo. (continua)
Franco Ferrini, I GENERI CLASSICI DEL CINEMA AMERICANO, BIANCO E NERO, 1974 Fascicolo ¾

mercoledì 28 febbraio 2018

Frames colliquated





Keisuke Kinoshita, Port of Flowers  (花咲く港 Hana saku minato), 1943

Il fascino di frequentare assiduamente le sale cinematografiche di ultima e ultimissima visione stava anche nell'assistere a proiezioni di film deteriorati (colliquated) dai molti passaggi di mano in mano, di proiezionista in proiezionista, dai primi proiettori Victoria agli ultimi Cinemeccanica. Fascino ancora riscontrabile in tempi di digitale.

lunedì 26 febbraio 2018

Devilry & Prosumer


Prosumer (Messina), 1995


domenica 25 febbraio 2018

Man against other men, against nature.



"Man has defended himself, always against other men, against nature.
He has constantly violated nature.
The result is a civilization built on force, power, fear, dependence.
All our "technical progress" has only provided us with comfort, a sort of standard
And instruments of violence for keeping power".

"L'uomo si è difeso, sempre, contro altri uomini, contro la natura.
Egli ha costantemente violato la natura.
Il risultato è una civiltà costruita sulla forza, la potenza, la paura, la dipendenza.
Tutto il nostro "progresso tecnico" ha fornito solo comodità, una sorta di standard.
E strumenti di violenza per mantenere il potere"
Andrei Tarkovkij, Offret (Sacrificio),1986

giovedì 22 febbraio 2018

Akira Ifukube "My Old Kentuky Home"



"Non ci sono differenze sentimentali tra l'occidente e il Giappone. Questa canzone mi ricorda la mia infanzia".

Questo film, seppur diretto da un altro, lascia trasparire il profondo amore verso il cinema americano di Akira Kurosawa, con la presenza di tre dei suoi attori, vicini a lui in quegli anni.


Clip from Snow Trail (銀嶺の果て Ginrei no hate ),1947 by Senkichi Taniguchi , starring Toshiro Mifune, Takashi Shimura, Yoshio Kosugi. Screenplay Akira Kurosawa, music Akira Ifukube.

mercoledì 21 febbraio 2018

Pier Paolo Pasolini, da Mozart a Ventiquattromila baci

Hearing, ye shall hear and not understand, seeing, shall see and not perceive for the people’s heart is waxed gross and their hears are dull of hearing and their eyes they have closed lest they should see with their eyes and hears with their ears”.

Voi udrete con le orecchie ma non intenderete e vedrete con gli occhi ma non comprenderete, poiché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile e hanno indurito le orecchie e hanno chiuso gli occhi per non vedere con gli occhi e per non sentire con le orecchie”.
Pier Paolo Pasolini, Il Vangelo secondo Matteo, 1964

"Il silenzio di Pier Paolo era particolare, bizzarro. Popolato di ritmi segreti, racconti di vita, vita, vita. Che invadevano il suo corpo immobile e mai fermo.
Vivere con lui, nel suo silenzio, significava vivere di attese, di meravigliose rivelazioni che lampeggiavano sugli occhiali neri e sulle sottili labbra serrate, quali certi spaghetti alla panna o una mano affondala nella tasca dei pantaloni o un piede di bimbo che scalcia le conchiglie e le ributta in mare o le rondini stupide che mulinellano dentro e fuori i merli della torre di Chia. E ogni attesa, ogni rivelazione suonava una musica ben precisa, mai casuale. Quella musica e non quell altra.
Direi quasi che il suo vivere in silenzio altro non era se non una necessità, per non perdere nessuna nota nessun violino nessun flauto magari nascosti dietro ad un camion, in un prato in mezzo alle pecore o davanti ad una scrivania pulita con mucchi di bella corta bianca da riempire o nella macchina ferma davanti ad un passaggio a livello.
Lo musico lo intimoriva, lo possedeva completamente. Spesso la chiamava "Sua Maestà!”.
E perché tutto fosse musica, ero riuscito o convincere Mozort e anche Bach che Amado mio ero una bellissima canzone e anche Con ventiquattromila baci e anche, e anche..."

Laura Betti Nota allegata all’album GM del 1983 Morricone – La musica nel cinema di Pasolini




lunedì 19 febbraio 2018

Ultuminfundu


Esibizione di Nino Frassica alla premiazione dei Nastri d'Argento, di fronte un pubblico festante, al Teatro Greco di Taormina nel luglio 1985. Riprese e foto Crisafulli & Mittiga.