giovedì 2 febbraio 2017

Diario di un soggettista - La personalità dell'artista

Ogni presupposto di film, svolto logicamente, dà una soluzione fissa, come la somma di due numeri dà invariabilmente lo stesso risultato. Quasi tutte le soluzioni sono state trovale, come in arte tutti i soggetti sono stati trattati, e da secoli l’umanità ricanta sempre le medesime favole.
C’é una sola differenza fra tante opere, ed è la personalità dell’artista, la sua prospettiva, la sua concezione del mondo e della realtà. Queste cose le sanno i letterati. Ma al cinema la notizia non è ancora arrivata.
  CORRADO ALVARO
(Da “Scenario “, Marzo XV).
BIANCO E NERO  Anno I –  N. 3 –  31 Marzo 1937 -  XV


 FINE

mercoledì 1 febbraio 2017

Cattivi di classe

Dan Duryea (1907 – 1968)

Dan Duryea era uno di quelli che sullo schermo rubavano le scene ai protagonisti; bastano, per ricordarlo, solo le volte con Fritz Lang: La donna del ritratto (The Woman in the Window), nel 1944, Strada scarlatta (Scarlet Street), nel 1945 e prima ancora nel 1944 in Il prigioniero del terrore (Ministry of Fear); ma sopratutto disturbava lo spettatore in Winchester '73, del 1950, diretto da Anthony Mann. La violenza in lui scaturiva dalla sua natura di simpatico e gioviale.

lunedì 30 gennaio 2017

Espressionismo a Messina



Oggi al Royal, per il ciclo organizzato dal circolo <<Barbaro» e dal Gruppo siciliano del Sncci, con il concorso dell‘amministrazione comunale, saranno proiettate le due parti del film di Fritz Lang.
Il dottor Mabuse é un dominatore senza scrupoli che guida una banda di assassini, falsari e altri criminali e con il loro aiuto terrorizza la società. Egli. Procedendo scientificamente, ipnotizza le vittime predestinate e sfugge all’identificazione assumendo identità diverse.
Lang girò questo film nel I922 ed è forse il suo primo film importante dopo <<Destino».
Le scene notturne di <<Mabuse» furono girate in studio. II treno sopraelevato, che allora emozionò il pubblico, era un treno giocattolo fotografato in studio e sovrimpresso alla scena, girata precedentemente, della strada di notte.
 IL SOLDO, 12 aprile 1980


Organizzato dal circolo <<Barbaro»
Da oggi a Messina un ciclo
dei film
                                          dell’espressionismo tedesco
di Alfonso Moscato
C’è un film famoso <<Il gabinetto del dott. Caligari» (Das Cabinet des Dr. Caligari,1920) che a detta degli storici sarebbe l'iniziatore dell’espressionismo cinematografico tedesco. Oggi lo si può vedere come un giallo di discreta forza narrativa immerso in una congerie di elementi scenografici da baraccone da fiera. Ma può essere visto — ed è stato visto — anche in maniera differente.   Sarebbe un'archetipo, perché lo sforzo fatto nel film di coordinare scenari, interpreti, illuminazione e azione è sintomatico del senso di organicità strutturale che da questo film in poi si manifesta sullo schermo tedesco». Sarebbe anche un' anticipatore, essendo il personaggio di Caligari “il tipico precursore di Hitler in quanto usa il potere ipnotico per piegare al suo volere il suo strumento”.
Le frasi tra virgolette sono del sociologo Siegfried Kracauer, tratte dal suo Cinema tedesco dal <<Gabinetto
del dottor Calegari» a Hitler pubblicato in America nel 1947. Secondo Kracauer i film rispecchiano quei profondi strati della mentalità collettiva che giacciono più o meno sotto il livello della coscienza. Per cui l’indagine critica sul cinema tedesco degli anni 20 permette di approfondire la conoscenza della Germania prehitleriana, rivelando che all'origine dei film espressionisti c'è un morboso disamore dei tedeschi per la propria epoca: incapace di risolvere le proprie contraddizioni la borghesia tedesca si ridusse all’evasione in un universo fantastico.
Queste affermazioni di Kracauer furono ampiamente ironizzate da Umberto Barbaro il quale, nel suo <<Il cinema tedesco» mise in dubbio, addirittura, l'esistenza in Germania di un espressionismo cinematografico. Più drastici di Barbaro, tanti hanno detto che o tutto il cinema (migliore) è, anche oggi, espressionista o niente lo è. La discussione continua.
Pero alcune caratteristiche si possono evidenziare che, pur non essendo esclusive dei film attribuiti all'espressionismo, ci si trovano sempre e spesso tutte insieme; la caratterizzazione non realistica degli attori (ottenuta a volte con truccature orripilanti) l’importanza dell‘architettura, non di rado geometrizzante o bizzarra’; il demonismo; il misticismo.
L’espressionismo cinematografico tedesco si pub considerare una parte di quel più ampio movimento che si diffuse in Europa centrale tra il 1907 e il 1927, protraendosi, per lo spettacolo, fino al 1933. Fondandosi sull'inconscio o esplorandolo, l‘espressionismo cercava di forzare i limiti della <<normalità» per andare alle radici delle angosce delle aure o delle esaltazioni. L'espressionismo cinematografico si sviluppò soprattutto in Germania dal 1920 in poi. Quello che è curioso - ma non tanto- constatare come l’espressionismo trionfò nelle varie arti prima della guerra, nel cinema invece dopo la guerra. Il cinema al solito arrivava in ritardo arrancando dietro alle novità. (Un caso simile l’abbiamo avuto in Italia con il Neorealismo).
Non per nulla si formò, negli stessi anni, un movimento di reazione all'espressionismo visto come un'esperienza anacronistica e non popolare: la <<Nuova oggettività» i cui autori portarono sullo schermo la strada e i suoi personaggi e ci fu una pubblicistica di sinistra che cercò di interessare gli strati popolari a questo tipo di cinema-per-il-popolo.
Stranamente — come è piena di stranezze la storiografia - si è parlato più dell’espressionismo cinematografico che della <<Nuova oggettività» o anche del <<Cinema da camera» che, sempre in reazione al barocchismo estetico e morale dell’espressionismo, metteva in scena pochi personaggi e ambienti ristretti e realistici. Comunque, i nomi di sceneggiatori, registi, scenografi, attori abitualmente citati come espressionisti sono tanti e meritevoli.
Il ciclo che all'espressionismo tedesco dedica il circolo <<Umberto Barbaro» di Messina si ferma ad alcuni dei più noti, principalmente ai registi Fritz Lang e Friedrich Murnau dei quali vengono proiettati i film più significativi degli anni 20. Però Murnau si pose a un certo punto fuori, se non contro, la corrente espressionista, piegando verso il <<cinema da camera» di cui il suo <<L'ultima risata» è considerato il risultato migliore. Come si vede, i veri autori difficilmente si lasciano integrare in una prospettiva unica e unitaria.
Gazzetta del Sud / Anno 20  n. 96 / Giovedì 10 Aprile 1980

Ancora una volta il Don Orione va incontro al Barbaro. E sì, perché Alfonso Moscato è stata la mente, come Ubaldo Vinci il braccio, del cineforum Don Orione.



domenica 29 gennaio 2017

giovedì 26 gennaio 2017

Don Orione vs U. Barbaro


Alla fine degli anni sessanta del secolo della bomba atomica le manifestazioni per lo più studentesche andarono a colpire anche il cinema non solo come fase produttiva ma anche culturale. I cineforum ed i Circoli del Cinema unitamente alle Associazioni di cui facevano parte attraversarono una fase burrascosa che portò a scissioni intestine da cui vennero fuori nuove sigle che favorirono un diverso approccio con le opere e gli  autori. Da tutto ciò non rimase indietro il Cineforum “Don Orione” allora legato con la parrocchia e l’istituto dentro cui agiva. Parte dei dirigenti quel circolo si staccarono per dare vita al Circolo di Cultura Cinematografica “Umberto Barbaro”. A portare avanti le iniziative del “Barbaro” fino alla metà degli anni settanta fu il professor Guerrera e dopo una pausa di qualche anno da un gruppo di cinefili usciti anch'essi dal vecchio “Don Orione”. Le prime programmazioni del “Barbaro”, avvenivano al cinema Aurora in via XXVII Luglio, riflettevano l’ideologia degli ideatori i programmi e le opere dei fratelli Taviani o della Cavani non mancavano mai dagli schermi accanto ai meno noti registi dell’America Latina. Successivamente, negli anni dei cinefili, si andarono a divulgare generi ed autori considerati di culto cosicché accanto a Monte Hellman si accostava Sergio Citti. I più intellettuali di quei cinefili diedero vita anche ad un evento abbastanza unico per la città dello Stretto, che portò il nome di “Saggi dell’Espressionismo Tedesco”. Le programmazioni di questi anni avvenivano al cinema Royal di via Palermo come anche al cinema Orientale di Gianni Parlagreco a Camaro. Quella del “Barbaro” è una storia breve, legata alla stagione in cui ancora nella città le sale erano abbastanza numerose, connessa anche al desiderio di portare gli autori esclusi da quel circuito ormai dissolto.




mercoledì 25 gennaio 2017

Le cinéma vu par Bonnaffé

Schiava d'amore Раба любви (Raba ljubvi)
reg. Nikita Mikhalkov (Никита Сeргеевич Михалков)


Il Pistolero (The Shootits) (1976)
reg. Don Siegel


La Luna (1979)
reg. Bernardo Bertolucci

martedì 24 gennaio 2017

Hell & High Hell



Al contrario del cinema italico asfissiato da tempo memorabile, quello giapponese e quello hollywoodiano si rinnovano anno dopo anno sulle proprie carni. Provate per credere con questi due:
il primo, Why Don't You Play in Hell? del 2013 di Sion Sono (alla giapponese va letto capovolto);
il secondo, Hell or High Water del 2016 di David Mackenzie.
Sono cento anni e passa di cinema mai venuto meno, specie il nipponico, dove generi, situazioni e personaggi rinascono come nei verdi anni passati, costringendo lo spettatore appassionato to cross the gates of hell, incollato sullo schermo dalla pista sonora anche essa rivisitata con piglio contemporaneo noché dalle cameras RED EPIC e ARRI  con ottiche Zeiss e Angenieux.