Alla fine degli anni sessanta del secolo della bomba atomica
le manifestazioni per lo più studentesche andarono a colpire anche il cinema
non solo come fase produttiva ma anche culturale. I cineforum ed i Circoli del
Cinema unitamente alle Associazioni di cui facevano parte attraversarono una fase
burrascosa che portò a scissioni intestine da cui vennero fuori nuove sigle che
favorirono un diverso approccio con le opere e gli autori. Da tutto ciò non
rimase indietro il Cineforum “Don Orione” allora legato con la parrocchia e l’istituto
dentro cui agiva. Parte dei dirigenti quel circolo si staccarono per dare vita
al Circolo di Cultura Cinematografica “Umberto Barbaro”. A portare avanti le
iniziative del “Barbaro” fino alla metà degli anni settanta fu il professor
Guerrera e dopo una pausa di qualche anno da un gruppo di cinefili usciti anch'essi
dal vecchio “Don Orione”. Le prime programmazioni del “Barbaro”, avvenivano al
cinema Aurora in via XXVII Luglio,
riflettevano l’ideologia degli ideatori i programmi e le opere dei fratelli
Taviani o della Cavani non mancavano mai dagli schermi accanto ai meno noti
registi dell’America Latina. Successivamente, negli anni dei cinefili, si
andarono a divulgare generi ed autori considerati di culto cosicché accanto a
Monte Hellman si accostava Sergio Citti. I più intellettuali di quei cinefili
diedero vita anche ad un evento abbastanza unico per la città dello Stretto,
che portò il nome di “Saggi dell’Espressionismo Tedesco”. Le programmazioni di
questi anni avvenivano al cinema Royal
di via Palermo come anche al cinema Orientale
di Gianni Parlagreco a Camaro. Quella del “Barbaro” è una storia breve, legata
alla stagione in cui ancora nella città le sale erano abbastanza numerose, connessa
anche al desiderio di portare gli autori esclusi da quel circuito ormai
dissolto.
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