Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
domenica 18 dicembre 2016
giovedì 15 dicembre 2016
Un passatempo di Charlot
Quando a Hollywood un visitatore, per tramite di amicizie influenti
riesce ad avvicinare Charlie Chaplin egli lo trova frequentemente seduto
davanti all’organo, mentre le dita dello artista scorrono con rapidità sulla tastiera.
Chaplin ha un piccolo organo nel suo studio, in formato ridotto, sul
quale egli può sanare ogni volta che
ha un minuto di libertà; a casa, poi egli possiede un organo immenso
con dei tubi multipli dal suono possente.
Giorni or sono “Charlot” ricevette un visitatore mentre stava suonando
l'organo: l’ospite rimase ad ascoltare gentilmente e pazientemente, ma era
evidente attendeva la fine del concerto onde iniziare una conversazione sperata
da lungo tempo.
”Io suono molto bene, disse flemmaticamente alla fine “Charlot” ma voi
non sembrate comprendere la bellezza della mia musica!”
CINE SORRISO ILLUSTRATO PER IL PUBBLICO CINEMATOGRAFICO Anno VI – N. 15
– 13 Aprile 1930 (VIII)
mercoledì 14 dicembre 2016
Natalie Kalmus Technicolor Director
Western Union, 1941
Virginia Gilmore, Randolph Scott & Barton MacLane
The return of Frank James, 1940
Gene Tierney & Henry Fonda
lunedì 12 dicembre 2016
Fritz Lang goes to west
Fritz Lang prima di attrarre a sé i cinefili registi francesi, e per
mezzo di questi cinefili di tutto il mondo, attirò l’attenzione e i dollari dei
produttori hollywoodiani. E da subito volle cavalcare nelle terre del western: Il vendicatore di Jesse il bandito ( The return of Frank James), 1940 e Fred il ribelle (Wetern Union), 1941. I due film unitamente a Rancho Notorious del 1950, sono tra le opere langhiane le più
personali perché andava a solcare in un genere considerato rendita solo di chi
aveva la cittadinanza americana da almeno due generazioni. Facendo quei western
Lang non si poteva servire della cinefilia perché di là da venire. Si limitò ad
innestare in quel genere la sua visione della vita, il suo modo di fare cinema
ricorrendo a quanto già aveva detto con i film realizzati prima della fuga
dalla Germania nazista - cadendo dalla
padella nella brace dicono i maligni - temi e personaggi compresi. “Come spesso accade nei film di Lang, la
legge trionfa ma sono i fuorilegge che brillano” *. A fondere insieme i tre
film è il valore artistico della realizzazione che non viene mai meno grazie al
lavoro di tecnici in grado di soddisfare i desideri di Fritz Lang.
*Sigfried Krakauer
domenica 11 dicembre 2016
Diario di un soggettista - si cerca un soggetto
di Corrado Alvaro
Si
cerca un soggetto cinematografico e sono
state chiamato anch’io. Chissà; può darsi ch’io abbia qualche idea. Si pensa
che basti un’idea e si dimentica che nel cinema come in tutte le arti le idee
in circolazione sono anche troppe. Il fatto più importante é di menare a buon
porto queste idee, e cioè l’arte stessa.
L’atmosfera in cui nasce un film é sempre bella.
Stanno tutti ad ascoltare e molto dipende dal fatto che chi narra a voce sia un
buon narratore nel senso cinematografico. Aria di festa, di vigilia. Cominciano
già a mostrarsi alcune persone che aspettano la nascita del
film, attori e attrici. Fanno qualche raccomandazione; se possono; altrimenti
tendono l’orecchio e cercano di carpire una frase, un gesto, uno sviluppo. Ogni
creazione ha la sua felicità, e il piacere di chi
scrive un film consiste nel vedere come il personaggio di cui ha narrato
comincia a prendere consistenza, e come già ognuno degli ascoltatori lo vede,
lo porla in sé, gli suggerisce una frase, un atteggiamento. E allora il film è di tutti.
Ho commesso un’imprudenza. Mi pareva una buona idea:
mettere in iscena la favola di Amore e Psiche come la racconta Apuleio. Uno
degli astanti salta su a dire: “E chi
farebbe Venere, la dea Venere? ». Io penso che basterebbe una bella e garbata e
prospera signora, gelosa degli amori del figliolo, che teme di diventar nonna e
di sembrare perciò vecchia. Figurarsi se un pittore dei nostri grandi si fosse
preoccupato di non trovare un modello per una Venere. “La favola, dico io, è
una favola borghese di stile antico e può dare un bellissimo appiglio per un
film familiare romano, dopo tanta romanità illustre e pubblica». No, non va. Sostengo
che a ogni mode sia meglio cavare un dramma o una commedia da qualche scrittore
antico o nuovo, poiché nella creazione
dello scrittore c’è una necessità un’ispirazione e una visione del mondo ben radicata in una tradizione che preme sempre sullo
stesso punto. ll poeta cinematografico non è ancora nato, e il cinema di tutto
il mondo si giova della letteratura come della sola che possa offrire schemi di
significato universale. Per quanto cotesto schema si trasformi nella tecnica
del film, serbrerà sempre una sua armonia e una forza.
I professionisti del cinema, tra noi, chiamano “ letterati
» gli scrittori, e questa vuol essere una parola spregiativa. Alcuni professionisti
del cinema sono letterati falliti, o gente che ai suoi inizi si volse alla letteratura,
aspirò alla poesia. Ora, non c’è niente di peggio dello scrittore che non arriva
al fondo della sua parabola, poiché nascere con questa vocazione è un segno che
non si cancella, cui bisogna obbedire sino in fondo, a rischio di rompersi la testa.
Se qualcuno di questi transfughi capisce qualcosa del cinema lo deve alla sua
iniziazione letteraria; e molte belle cose si capirebbero meglio con un poco di
letteratura e di cultura. Ma essi crollano il capo, si guardano, mormorano: a ”Letterati».
Accade che il direttore artistico da noi sia spesso
troppo ignorante come letterato e come tecnico; perciò quasi sempre il pregio
maggiore dei nostri film è la fotografia. Basterebbe a cotesto lavoro il
semplice e
onesto operatore. E del resto un tempo da noi si
faceva così. Poi il cinema grandeggiò, divenne un'arte, la conoscenza meccanica
non bastò più. Si nota tuttora come non basti. Lo stato presente della
cinematografia italiana è lo specchio di tale condizione. Manon un artista, un
“letterato” che si serva, per esprimersi, del linguaggio cinematografico, e non
che faccia del linguaggio cinematografico una semplice questione di tecnica. Le
tecniche in sé sono appena un presupposto, in tutte le arti. L’esatta
osservazione realistica che fa i gradi film è un prodotto dell’ispirazione, e
di natura letteraria.
(continua)
(Da “Scenario “, Marzo XV).
BIANCO E NERO Anno I –
N. 3 – 31 Marzo 1937 - XV
lunedì 5 dicembre 2016
LE CIFRE CHE LO SPETTATORE NON CONOSCE(VA)
CHI VA AL CINEMA, da semplice curioso, il più delle volte non
conosce il valore delle cifre, che riguardano la successione delle immagini.
Può avere l’impressione che, in un minuto, i fotogrammi cher si svolgono tra la
bobina e lo schermo siano così limitati, in numero, da essere poco o nulla
apprezzabili. Può avere l’impressione che, sempre in un minuto di visione, il
metraggio del film sia in condizioni di minima relatività, senza importanza tangibile.
Eppure le cifre insegnano, quasi sempre, nel campo aperto
delle curiosità, più di quanto non potrebbe rendere una spiegazione puramente
tecnica.
E le cifre che In spettatore non conosce sono le seguenti:
Un fotogramma è alto 19 millimetri, quindi in un metro ne
entrano 52 e tre quinti. Per semplificare si calcoli 53.
Metraggio
N. delle immagini
1 metro 53
10 metri 530
27 “
1.431
50 “
2.650
100 “ 5.300
500 “ 26.500
2.000 “ 106.000
Metraggio Tempo di
visione a 24 immagini al secondo
1 metro 2
secondi 1/5 circa
10 metri 22 “
27 “ 1 minuto
50 “ 1 “ 50 sec.
100 “ 3 “ 40 sec.
500 “ 18 “ 33 sec.
2.000 “ 1 ora 13 min.
3 s.
Siccome la pellicola di normali dimensioni spettacolari ha una
lunghezza media da 2.200 a 2.500 metri, lo spettatore che sia amante di cifre e
di curiosità potrà con un solo calcolo, in base alle tabelle indicate,
stabilire il numero dei fotogrammi di cui la pellicola si compone
CINEMA, QUINDICINALE DI
DIVULGAZIONE CINEMATOGRAFICA, Luglio –
Dicembre 1936 Anno XV
Etichette:
il mestiere del cinema,
Lezioni di cinema
domenica 4 dicembre 2016
Bersaglio Mobile - i titoli di Iginio Lardani
Ecco un titolo, come molti, non accreditato al buon Lardani. Lo accredito io a lui.
Le animazioni, la grafica e gli effetti di tuka rimandano a Colpo maestro al servizio di Sua Maestà britannica, di Michele Lupo, dello stesso anno.Tutto il lavoro verrà ripreso per Città Violenta del 1970 di Sergio Sollima. Con i Sergio del cinema italico Iginio Lardani giocava sicuro.
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