domenica 18 dicembre 2016

Robert Ryan film projectionist







Fritz LangClash by Night, 1952


giovedì 15 dicembre 2016

Un passatempo di Charlot

Quando a Hollywood un visitatore, per tramite di amicizie influenti riesce ad avvicinare Charlie Chaplin egli lo trova frequentemente seduto davanti all’organo, mentre le dita dello artista scorrono con rapidità sulla tastiera.
Chaplin ha un piccolo organo nel suo studio, in formato ridotto, sul quale egli può sanare ogni volta che
ha un minuto di libertà; a casa, poi egli possiede un organo immenso con dei tubi multipli dal suono possente.
Giorni or sono “Charlot” ricevette un visitatore mentre stava suonando l'organo: l’ospite rimase ad ascoltare gentilmente e pazientemente, ma era evidente attendeva la fine del concerto onde iniziare una conversazione sperata da lungo tempo.
”Io suono molto bene, disse flemmaticamente alla fine “Charlot” ma voi non sembrate comprendere la bellezza della mia musica!”


CINE SORRISO ILLUSTRATO PER IL PUBBLICO CINEMATOGRAFICO Anno VI – N. 15 – 13 Aprile 1930 (VIII)

mercoledì 14 dicembre 2016

Natalie Kalmus Technicolor Director


 Western Union, 1941
Virginia Gilmore, Randolph Scott & Barton MacLane


 


The return of Frank James, 1940
Gene Tierney & Henry Fonda




 

Fritz Lang, director

lunedì 12 dicembre 2016

Fritz Lang goes to west


Fritz Lang prima di attrarre a sé i cinefili registi francesi, e per mezzo di questi cinefili di tutto il mondo, attirò l’attenzione e i dollari dei produttori hollywoodiani. E da subito volle cavalcare nelle terre del western: Il vendicatore di Jesse il bandito ( The return of Frank James), 1940 e Fred il ribelle (Wetern Union), 1941. I due film unitamente a Rancho Notorious del 1950, sono tra le opere langhiane le più personali perché andava a solcare in un genere considerato rendita solo di chi aveva la cittadinanza americana da almeno due generazioni. Facendo quei western Lang non si poteva servire della cinefilia perché di là da venire. Si limitò ad innestare in quel genere la sua visione della vita, il suo modo di fare cinema ricorrendo a quanto già aveva detto con i film realizzati prima della fuga dalla Germania nazista -  cadendo dalla padella nella brace dicono i maligni -  temi e personaggi compresi. “Come spesso accade nei film di Lang, la legge trionfa ma sono i fuorilegge che brillano” *. A fondere insieme i tre film è il valore artistico della realizzazione che non viene mai meno grazie al lavoro di tecnici in grado di soddisfare i desideri di Fritz Lang.


*Sigfried Krakauer


domenica 11 dicembre 2016

Diario di un soggettista - si cerca un soggetto


di Corrado Alvaro

Si cerca un soggetto cinematografico  e sono state chiamato anch’io. Chissà; può darsi ch’io abbia qualche idea. Si pensa che basti un’idea e si dimentica che nel cinema come in tutte le arti le idee in circolazione sono anche troppe. Il fatto più importante é di menare a buon porto queste idee, e cioè l’arte stessa.
L’atmosfera in cui nasce un film é sempre bella. Stanno tutti ad ascoltare e molto dipende dal fatto che chi narra a voce sia un buon narratore nel senso cinematografico. Aria di festa, di vigilia. Cominciano già a mostrarsi alcune persone che aspettano la nascita del film, attori e attrici. Fanno qualche raccomandazione; se possono; altrimenti tendono l’orecchio e cercano di carpire una frase, un gesto, uno sviluppo. Ogni
creazione ha la sua felicità, e il piacere di chi scrive un film consiste nel vedere come il personaggio di cui ha narrato comincia a prendere consistenza, e come già ognuno degli ascoltatori lo vede, lo porla in sé, gli suggerisce una frase, un atteggiamento. E allora il film è di tutti.

Ho commesso un’imprudenza. Mi pareva una buona idea: mettere in iscena la favola di Amore e Psiche come la racconta Apuleio. Uno degli astanti salta su a dire:  “E chi farebbe Venere, la dea Venere? ». Io penso che basterebbe una bella e garbata e prospera signora, gelosa degli amori del figliolo, che teme di diventar nonna e di sembrare perciò vecchia. Figurarsi se un pittore dei nostri grandi si fosse preoccupato di non trovare un modello per una Venere. “La favola, dico io, è una favola borghese di stile antico e può dare un bellissimo appiglio per un film familiare romano, dopo tanta romanità illustre e pubblica». No, non va. Sostengo che a ogni mode sia meglio cavare un dramma o una commedia da qualche scrittore antico  o nuovo, poiché nella creazione dello scrittore c’è una necessità un’ispirazione e una visione del mondo ben radicata in una tradizione che preme sempre sullo stesso punto. ll poeta cinematografico non è ancora nato, e il cinema di tutto il mondo si giova della letteratura come della sola che possa offrire schemi di significato universale. Per quanto cotesto schema si trasformi nella tecnica del film, serbrerà sempre una sua armonia e una forza.
I professionisti del cinema, tra noi, chiamano “ letterati » gli scrittori, e questa vuol essere una parola spregiativa. Alcuni professionisti del cinema sono letterati falliti, o gente che ai suoi inizi si volse alla letteratura, aspirò alla poesia. Ora, non c’è niente di peggio dello scrittore che non arriva al fondo della sua parabola, poiché nascere con questa vocazione è un segno che non si cancella, cui bisogna obbedire sino in fondo, a rischio di rompersi la testa. Se qualcuno di questi transfughi capisce qualcosa del cinema lo deve alla sua iniziazione letteraria; e molte belle cose si capirebbero meglio con un poco di letteratura e di cultura. Ma essi crollano il capo, si guardano, mormorano: a ”Letterati».
Accade che il direttore artistico da noi sia spesso troppo ignorante come letterato e come tecnico; perciò quasi sempre il pregio maggiore dei nostri film è la fotografia. Basterebbe a cotesto lavoro il semplice e
onesto operatore. E del resto un tempo da noi si faceva così. Poi il cinema grandeggiò, divenne un'arte, la conoscenza meccanica non bastò più. Si nota tuttora come non basti. Lo stato presente della cinematografia italiana è lo specchio di tale condizione. Manon un artista, un “letterato” che si serva, per esprimersi, del linguaggio cinematografico, e non che faccia del linguaggio cinematografico una semplice questione di tecnica. Le tecniche in sé sono appena un presupposto, in tutte le arti. L’esatta osservazione realistica che fa i gradi film è un prodotto dell’ispirazione, e di natura letteraria.
                                                                                                                                           (continua)

(Da “Scenario “, Marzo XV).


BIANCO E NERO  Anno I –  N. 3 –  31 Marzo 1937 -  XV


lunedì 5 dicembre 2016

LE CIFRE CHE LO SPETTATORE NON CONOSCE(VA)


CHI VA AL CINEMA, da semplice curioso, il più delle volte non conosce il valore delle cifre, che riguardano la successione delle immagini. Può avere l’impressione che, in un minuto, i fotogrammi cher si svolgono tra la bobina e lo schermo siano così limitati, in numero, da essere poco o nulla apprezzabili. Può avere l’impressione che, sempre in un minuto di visione, il metraggio del film sia in condizioni di minima relatività, senza importanza tangibile.
Eppure le cifre insegnano, quasi sempre, nel campo aperto delle curiosità, più di quanto non potrebbe rendere una spiegazione puramente tecnica.
E le cifre che In spettatore non conosce sono le seguenti:
Un fotogramma è alto 19 millimetri, quindi in un metro ne entrano 52 e tre quinti. Per semplificare si calcoli 53.

Metraggio                        N. delle immagini                 
  1     metro                                   53
  10    metri                                 530
  27       “                                1.431
  50       “                                   2.650
100       “                                  5.300
500       “                                  26.500
2.000    “                              106.000

Metraggio               Tempo di visione a 24 immagini al secondo                                                  
  1    metro                          2 secondi 1/5 circa
10   metri                          22         “             
27        “                                1      minuto                   
50        “                 1            “      50 sec.                                                   
100      “                 3            “      40 sec.                                         
500      “             18            “      33 sec.                           
2.000   “                               1          ora   13 min.  3 s.

Siccome la pellicola di normali dimensioni spettacolari ha una lunghezza media da 2.200 a 2.500 metri, lo spettatore che sia amante di cifre e di curiosità potrà con un solo calcolo, in base alle tabelle indicate, stabilire il numero dei fotogrammi di cui la pellicola si compone

CINEMA, QUINDICINALE DI DIVULGAZIONE  CINEMATOGRAFICA, Luglio – Dicembre 1936 Anno XV

domenica 4 dicembre 2016

Bersaglio Mobile - i titoli di Iginio Lardani


Ecco un titolo, come molti, non accreditato al buon Lardani. Lo accredito io a lui. 
Le animazioni, la grafica e gli effetti di tuka rimandano a Colpo maestro al servizio di Sua Maestà britannica, di Michele Lupo, dello stesso anno.Tutto il lavoro verrà ripreso per Città Violenta del 1970 di Sergio Sollima. Con i Sergio del cinema italico Iginio  Lardani giocava sicuro.