Capita, a volte, di scoprire delle pregevoli reinterpretazioni di brani del Maestro che, accostati all'originale, rivelano zone che dopo frequenti ascolti erano sfuggiti. E' il caso di questo Matto, caldo, soldi, morto...girotondo incluso nelle immagini del film di Mauro Severino del 1968 che solcava i temi della contestazione di quegli anni.
Il ritmo è un motorik su cui mulinano saliscendi
orchestrali, scampanellii orgiastici e un basso tachicardico che pure è l’unico
appiglio che impedisce al brano di schizzare in aria, preso com’è da questo
vortice a spirale dalle circonferenze variabili e, man mano che passano i
minuti, sempre più fuori asse. … l’effetto è sul serio un capogiro dapprima
divertito e poi irreale, non si sa bene quanto opprimente o dionisiaco
Valerio Mattioli,Superonda Storia segreta della musica italiana ,Baldini & Castoldi 2016
Lulù e Diario di una donna perduta non ci rivelano piuttosto il miracolo di Louise Brooks, i cui doni di profonda intuizione solamente a uno spettatore ingenuo possono sembrare passivi ma che ha in realtà saputo stimolare fino alle sue estreme possibilità il talento di un regista d’altronde ineguale? La rimarchevole evoluzione di Pabst si ridurrà dunque al suo incontro con un’attrice che bastava lasciar muovere sullo schermo senza che fosse necessario dirigerla, essendo la sua sola presenza tale da realizzare l’essenza dell’opera d’arte. Louise Brooks esiste con una sconvolgente intensità, s’impone in questi due film con una enigmatica impassibilità. (E’ una grande artista o soltanto una creatura abbagliante la cui bellezza trascina lo spettatore ad attribuirle una complessità a cui essa rimane estranea?)
Lotte
Eisner, Lo specchio scuro, ed. Bianco e Nero,
1951
Tutte le foto, tranne l'ultima, in custodia su http://www.internetculturale.it/, sono di Angelo Frontoni (1928 - 2002), riconosciuto meglio come il fotografo delle dive.
La voce di Vittorio Cramer,i commenti fuori campo e le immagini,i richiami ai film precedenti del grande De Sica,cercano tutte le vie per attirare gli spettatori, anche i meno interessati alla vicenda narrata. Ma questo era già stato calcolato da Zavattini e De Sica. E a dispetto del commento «i panni sporchi si lavano in famiglia» fatto da un noto politico italiano, l'Italia, da allora non sembra essere cambiata.
Una ventina d’anni orsono, a Dayton nello stato dell’Ohio, uno di
quelli che fanno parte degli Sati Uniti, del Nord-America, sbocciarono alla
luce come vaghissimi fiori due simpatiche creature.
Esse dovevano, nel mondo, assumere il nome di Liliana e Dorothy: dalla
famiglia proveniva loro il cognome di Gish. Queste due elette creature dovevano
diventare – come tutti i nostri sanno al pari di me – due fulgide stelle
cinematografiche. Belle, eleganti, piene di grazia; dotate di vivido ingegno e
naturalmente disposte all’arte, esse tengono oggi un posto cospicuo nel cielo
dello schermo e hanno interpretato con sentimento e con maestria molti films
che hanno valso a dar loro la notorietà e la fama in tutto il mondo civile, ché
soltanto nel mondo civile si proiettano le pellicole e più esattamente le
pellicole ben riuscite. Molto spesso Lilian e Dorothy hanno lavorato insieme,
dividendosi fraternamente le difficoltà e il merito del successo che non è mai
mancato alla loro collaborazione e alle singole interpretazioni. Fra le più
importanti vogliamo ricordare con vero compiacimento: Le due orfanelle in cui partirono l’onore di rappresentare le parti
delle due infelici e suggestive piccole protagoniste e Romola, una grandiosa ricostruzione storica.
Liliana che è la maggiore delle
due sorelle ha, per proprio conto, partecipato egregiamente a: Giglio infranto, Giù la maschera!, Agonia sui
ghiacci, Le lave del Vesuvio o Suora bianca, La Bohéme e Madame de
Pompadour. Dorothy ha interpretato in separata sede: Lo scialle lucente, Lupi di
mare e Londra.
Lettori d’ambo i sessi, siete liberi di sentire e di prodigare la
vostra più profonda ed entusiastica ammirazione per ambedue queste stelle; ma,
ai lettori appartenenti al così detto sesso forte – che subisce ahimè! Troppo
di frequente la dominazione dell’altro sesso, che si definisce debole – mi
permetto di fare una raccomandazione nel modo più discreto, versando loro con
la massima circospezione in un orecchio quanto appresso: Se siete giovani,
simpatici e milionari, vi è permesso innamorarvi di Liliana la leggiadrissima
attrice dell’arte muta che andiamo illustrando, poiché ella è tuttora libera e
– possedendo le qualità sopradette – potreste forse riuscire ad impalmarla.
Guardatevi bene però dall’innamorarvi di Dorothy, l’altra deliziosa artista di
cui ci occupiamo, poiché essa è sposata, felicemente sposata con James Rennie,
e … non potrebbe darvi retta. E’ ben vero, mi obbietterete, che in America i
divorzi sono all’ordine del giorno e magari della notte; ma riflettete
ugualmente e ponderatamente; tengo ad avvisarvi per vostro bene e col più
disinteressato senso di altruismo. L’amore è composto di miele e fiele; ora il
fiele sarebbe per voi, mentre il miele se lo gusta James Rennie.
NICOLA CANE’, I grandi artisti del cinemaLILIAN E DOROTHY GISH, “Gloriosa” Casa
Editrice Italiana - Milano
Ovviamente non c'è nulla per attribuire questo prossimamente ad Iginio Lardani. La grafica, le animazioni, il montaggio scandito sulle note del Maestro - une partition de six notes tout au plus écrite, devine-t-on, sur une nappe de pizzeria après avoir abusé de Limoncello * - appartengono a Lardani. Molto probabilmente anche i titoli, dagherrotipizzati, del film sono suoi.
Correva l'anno 1970 e il cinema era ancora bello, come Lucia Bosè.