Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
lunedì 24 ottobre 2016
I panni sporchi di Zavattini e De Sica
domenica 23 ottobre 2016
Lillian & Dorothy
Una ventina d’anni orsono, a Dayton nello stato dell’Ohio, uno di
quelli che fanno parte degli Sati Uniti, del Nord-America, sbocciarono alla
luce come vaghissimi fiori due simpatiche creature.
Esse dovevano, nel mondo, assumere il nome di Liliana e Dorothy: dalla
famiglia proveniva loro il cognome di Gish. Queste due elette creature dovevano
diventare – come tutti i nostri sanno al pari di me – due fulgide stelle
cinematografiche. Belle, eleganti, piene di grazia; dotate di vivido ingegno e
naturalmente disposte all’arte, esse tengono oggi un posto cospicuo nel cielo
dello schermo e hanno interpretato con sentimento e con maestria molti films
che hanno valso a dar loro la notorietà e la fama in tutto il mondo civile, ché
soltanto nel mondo civile si proiettano le pellicole e più esattamente le
pellicole ben riuscite. Molto spesso Lilian e Dorothy hanno lavorato insieme,
dividendosi fraternamente le difficoltà e il merito del successo che non è mai
mancato alla loro collaborazione e alle singole interpretazioni. Fra le più
importanti vogliamo ricordare con vero compiacimento: Le due orfanelle in cui partirono l’onore di rappresentare le parti
delle due infelici e suggestive piccole protagoniste e Romola, una grandiosa ricostruzione storica.
Liliana che è la maggiore delle
due sorelle ha, per proprio conto, partecipato egregiamente a: Giglio infranto, Giù la maschera!, Agonia sui
ghiacci, Le lave del Vesuvio o Suora bianca, La Bohéme e Madame de
Pompadour. Dorothy ha interpretato in separata sede: Lo scialle lucente, Lupi di
mare e Londra.
Lettori d’ambo i sessi, siete liberi di sentire e di prodigare la
vostra più profonda ed entusiastica ammirazione per ambedue queste stelle; ma,
ai lettori appartenenti al così detto sesso forte – che subisce ahimè! Troppo
di frequente la dominazione dell’altro sesso, che si definisce debole – mi
permetto di fare una raccomandazione nel modo più discreto, versando loro con
la massima circospezione in un orecchio quanto appresso: Se siete giovani,
simpatici e milionari, vi è permesso innamorarvi di Liliana la leggiadrissima
attrice dell’arte muta che andiamo illustrando, poiché ella è tuttora libera e
– possedendo le qualità sopradette – potreste forse riuscire ad impalmarla.
Guardatevi bene però dall’innamorarvi di Dorothy, l’altra deliziosa artista di
cui ci occupiamo, poiché essa è sposata, felicemente sposata con James Rennie,
e … non potrebbe darvi retta. E’ ben vero, mi obbietterete, che in America i
divorzi sono all’ordine del giorno e magari della notte; ma riflettete
ugualmente e ponderatamente; tengo ad avvisarvi per vostro bene e col più
disinteressato senso di altruismo. L’amore è composto di miele e fiele; ora il
fiele sarebbe per voi, mentre il miele se lo gusta James Rennie.
NICOLA CANE’, I grandi artisti del cinema LILIAN E DOROTHY GISH, “Gloriosa” Casa
Editrice Italiana - Milano
giovedì 20 ottobre 2016
1970, Metello
Correva l'anno 1970 e il cinema era ancora bello, come Lucia Bosè.
* http://shangols.canalblog.com/archives/2016/07/20/34101337.html
mercoledì 19 ottobre 2016
Le cinéma vu par Bonnaffé
Clockwork Orange,1971, Stanley Kubrick
Die dritte Generation, 1979, Rainer Werner Fassbinder.
A Streetcar Named Desire,1951, Elia Kazan
Queste incisioni di Bonnaffé apparivano sul quotidiano Le monde negli anni ottanta del secolo della bomba atomica.
lunedì 17 ottobre 2016
Cinema TRINACRIA
L’improvvisa
chiusura del “ Cinema Trinacria “
Vampiri e sciacalli
Messina,11
Via Maddalena è a lutto. Da qualche giorno, in essa, non brillano più i
globi elettrici annunzianti la continuità di spettacoli che il più bel ritrovo
cittadino, il Cinema Teatro Trinacria,offriva al pubblico messinese.
Ieri, con la rapidità di diffusione caratteristica delle cattive nuove,
si propalava la notizia che ad istanza dei creditori all’elegante ritrovo di
Giovanni Schepis erano stati apposti i suggelli.
Tale dichiarazione fallimentare, per quanto fosse notoria la precaria
condizione finanziaria dell’azienda, specie in questi ultimi tempi, ha destato
un senso di stupore, nel pubblico, poiché non ignora vasi che, mercé trattative
condotte con alcuni importanti aziende bancarie, si sperava una radicale e
benevola soluzione della crisi.
La sorte è stata madrigna verso la tradizionale impresa che la dimane
del disastro, a furia di sacrifici e con audacia effettivamente poco comuni –
ci perdonino i capitalisti messinesi – dotava la nostra città di un ritrovo
modesto dapprima che ha prosperato sino
al punto da trasformarsi in un locale affatto secondo ai migliori del genere. E
la “ debacle “ attuale è una evidente prova del cattivo apprezzamento di ogni
iniziativa che esca dal normale e che avrebbe diritto a maggiore
incoraggiamento e non ad opera annientatrice.
Il bilancio dell’azienda “ Cinema Teatro Trinacria “ a quanto risulta da
una recente convocazione di creditori, potrebbe essere compendiato nelle
seguenti cifre:
Attività £. 4.591.815.13
Passività ipotec. £. 1.587.000.00
Passività chirograf. £. 2.756.907.95
Non vogliamo entrare in merito se finanziariamente la dichiarazione
fallimentare possa essere vantaggiosa o meno per la massa creditrice. La
risoluzione dell’attuale crisi d’altro canto, presenta delle difficoltà enormi:
infatti il prosieguo della procedura fallimentare ed una conseguente
liquidazione porterebbero allo sfacelo, a nostro modo di vedere, in quantoché un curatore dottore in scienze commerciali o avvocato che esso sia, non
potrebbe trasformarsi da un giorno all’altro in impresario teatrale.
Certo che, ci furono i vampiri (intendiamo parlare degli strozzini che
dal Cinema Trinacria attingevano senza pudore come dal pozzo di S. Patrizio) vi
saranno gli sciacalli, ma vogliamo augurarci ed in ciò abbiamo fiducia
nell’Autorità Giudiziaria che un esatta valutazione dei crediti ed una perfetta
conoscenza di alcuni creditori non sconosciuti alla P: S: porti, nell’interesse
stesso dei creditori onesti, ad una perfetta chiarezza di situazione…
Corriere di Calabria e di
Messina 11, 12 Luglio 1927
domenica 16 ottobre 2016
In Hoc Signo Vinces
OGGI
Al suo primo apparire il cinema o, per intenderci, i film, dal mondo
cristiano in generale furono identificati con il Diavolo. Era inevitabile però che
chi metteva in scena i lavori visionati dai pubblici più disparati facesse
ricorso a storie bibliche, alla vita del Salvatore ed a qualche casta
fanciulla. A deprimere i sospetti delle alte gerarchie ecclesiastiche
intervennero da subito Enrico Guazzoni e
David W. Griffith. In Italia videro la
luce la censura e il Centro Cattolico Cinematografico. Quest’ ultimo non erano
altro che la versione aggiornata del tribunale della Santa Inquisizione che
apponeva i suoi sigilli sulle opere che venivano date in pasto ad un pubblico
sempre più numeroso: E – escluso per
tutti -, A – adulti, T – tutti. Col tempo le gerarchie vennero a patti con i
produttori concedendo abbondanti
scollature, vestiti aderenti, approcci amorosi espliciti con dissolvenza in
chiusura. A patto che tutto venisse suggellato da un’enorme Croce - vera o in
trasparenza, di legno o incandescente – finale: in hoc signo vinces. Tra i primi beneficiari ci furono, tra i
registi, Mario Bonnard e la nota ditta Ponti-De Laurentis i cui dirigenti in
mattinata visionavano i giornalieri nelle sale messe a disposizione dagli studi di Cinecittà, di
notte frequentavano i bordelli della capitale, per scoprire nuovi talenti.
giovedì 13 ottobre 2016
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