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Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
mercoledì 25 marzo 2015
martedì 24 marzo 2015
Palma senza punteruolo rosso
20 Best Cannes Palme d’Or Winners
By Film Comment
1. Taxi Driver Martin Scorsese, 1976
2. The Leopard Luchino Visconti, 1963
3. Viridiana Luis Buñuel, 1961
4. The Conversation Francis Ford Coppola, 1979
5. The Third Man Carol Reed, 1949
6. The Umbrellas of Cherbourg Jacques Demy, 1964
7. Rosetta Jean-Pierre & Luc Dardenne, 1999
8. Blow-Up Michelangelo Antonioni, 1967
9. Apocalypse Now Francis Ford Coppola, 1979
10. The Wages of Fear Henri-Georges Clouzot, 1953
11. La Dolce Vita Federico Fellini, 1960
12. Othello Orson Welles, 1952
13. Under the Sun of Satan Maurice Pialat, 1987
14. Taste of Cherry Abbas Kiarostami, 1997
15. If… Lindsay Anderson, 1969
16. The Tree of Wooden Clogs Ermanno Olmi, 1978
17. The Cranes are Flying Mikhail Kalatozov, 1958
18. Kagemusha Akira Kurosawa, 1980
19. Padre Padrone Paolo & Vittorio Taviani, 1977
20. 4 Months, 3 Weeks and 2 Days Cristian Mungiu, 2007
L'originale è qui:
http://www.filmcomment.com/article/film-comments-trivial-top-20-expanded-to-30-best-cannes-palme-dor-winners
lunedì 23 marzo 2015
Non fare il cinema o farlo
Per esempio, Un uomo a metà
era uno straordinario film. lo ho fatto le musiche di cui sono ancora oggi
orgoglioso; una delle poche musiche da me composte che porto nelle sale da
concerti quando posso. Ebbene quel film è stato distrutto dalla critica a
Venezia, perché era straordinario come noi sentiamo che è straordinario. Quello
è stato il mio primo colpo e il momento in cui ho capito che cosa era realmente
il cinema. Non era più possibile andare avanti su quella via.
De Seta, il regista, non ha fatto più film per parecchi anni. Lui aveva messo
tutti i suoi soldi in quel film e lo aveva fatto straordinariamente bene. Non
ha avuto nessun guadagno. E stato rovinato. Queste cose non posso non
considerarle. La scelta è o non fare il cinema o farlo.
Ennio Morricone, Il cinema è musica
Centro Studi Cinematografici Anno XX n. 1-2 gennaio/aprile 1990
giovedì 19 marzo 2015
Bavaresi e co
OGGI
Per sgombrare l'aria e renderla respirabile dirò subito che
a me Mario Bava ci crea molte perplessità. La sua pecca è che non doveva
abbandonare la sua arte nelle invenzioni come nei trucchi così come nel posare
le luci. Questi i valori nei suoi film. Peggio di lui i suoi emuli: Argento e Fulci.
L'unico a incuterci terrore è stato
Ingmar Bergman e con lui Sigmund Freud. Il cinema di Bava in fin dei conti è
approssimato: nella scrittura, nella regia e peggio nell'editing e nella post
produzione. Io di cinema non capisco niente, mi piacciono i Sergio e accanto vi
metto i grandi del Sol Levante. Come non faccio distinzione tra Michelangelo
Antonioni e John Ford, conoscitori dell'animo umano, e la compassione la trovo
sia in Rossellini sia in Totò. A Charlot accosto Franco & Ciccio; non mi
accade però di accostare accanto a Bava Kaneto Shindo. Shindo è i Sergio; Bava,
Wood (Ed o Sam). Ora se io sono fatto così accetto che ad altri piacciano i
bavaresi e gli argenti.
mercoledì 18 marzo 2015
Prossimamente d'arte
Possiamo considerare questo prossimamente di Iginio Lardani il punto più alto delle sue creazioni. Questo lo si deve senz'altro alla sua collaborazione con Pier Paolo Pasolini. Al solito il maestro Igino non ha accreditamenti di sorta per questa ennesima fatica.
martedì 17 marzo 2015
Addio Aurora
Ancora oggi lo stabile dell’ex Cinema Aurora, a sua volta ex Cinema Italia,
in via XXVII Luglio, si presenta così, sebbene ristrutturato e
riconvertito. Senza pensarci, nel 1943 gli americani ci passarono sopra con i
loro bombardieri, sebbene prima vi erano stati onorati con le loro pellicole.
lunedì 16 marzo 2015
La scoperta di una verità morale
Alba fatale
(regista William A. Wellman, USA, 1943). Due cow boys, capitati in un paese
appartato dopo anni d’assenza, sono costretti ad assistere a un linciaggio.
Guidati da un signorotto, residuo delle armate sudiste, e da una virago
sguaiata, i proprietari del luogo, infuriati per un furto di bestiame; mettono
il laccio al collo a tre poveretti su cui gravano indizi solo apparentemente
rivelatori. Invano il capo della piccola carovana, accusato di furto, supplica i
manigoldi di soprassedere all’esecuzione in modo che egli possa provare la
propria innocenza; invoca i figli ignari e la tenera moglie che lo attendono a
casa: all’alba sarà impiccato con i suoi occasionali compagni, un vecchietto
svanito e uno straniero indesiderabile. Sulla via del ritorno gli assassini
verranno a sapere di avere ucciso tre innocenti. William A. Welhnan, un onesto
e provato regista, ci ha dato con Alba fatale un capolavoro perché ha saputo rivelarci
una evidente verità morale, cioè che a nessuno è lecito farsi giustizia da sé,
accompagnandola con una rivelazione più insidiosa e sottile: di quanta crudeltà
e perfidia sia capace certa gente sotto il manto della più virtuosa indignazione.
Il racconto è rapido, serrato, per nulla sentimentale, con una apertura rustica
all'inizio di assoluta efficacia.
1951
Petro Bianchi,op. cit.
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